Michele Filippi: “Il mio Olbia laboratorio di giovani”

Michele Filippi a 32 anni già era in panchina. In sette anni è passato dalla Prima Categoria alla Serie C. Un cammino che è solo all'inizio

20 Novembre 2021

Redazione - Autore

Largo ai giovani. La Serie C è il luogo dove si forgiano i calciatori del domani, ma anche allenatori che propongono idee di calcio innovative. Michele Filippi è uno di questi. Ha iniziato prestissimo ad allenare e ora sfrutta il tempo per continuare a studiare.

Al posto della classica carriera da calciatore ne ha preferita una da brillante studente. Laureato in Medicina e Chirurgia a Cagliari con doppia specializzazione in Ortopedia e Medicina dello Sport. Poi l’avventura da allenatore e la rapida scalata. “In sette anni sono passato dalla Prima Categoria all’Olbia in Serie C. Il percorso di studi e tutte le conoscenze al di fuori del calcio mi hanno dato una grande mano”. Sì, perché si siede sulla panchina all’età di 32 anni e rapidamente passa dalla Frassinetti Cagliari, all’Under 16 del Cagliari fino ad arrivare all’Olbia. Prima da vice e poi da allenatore vero e proprio.

L’esperienza da vice di Mignani e la prima vera panchina

Sulla panchina dei bianchi parte da allenatore in seconda di Mereu e poi di Mignani, ora alla guida del Bari capolista nel girone C. “Sono convinto che farà benissimo, anche se non può vincere tutte le partite. Si completa con il vice Vergassola, frutto del tempo passato da compagni di squadra. È una persona molto equilibrata che sa gestire le emozioni. Potrà ambire a categorie diverse”. Dopo la breve parentesi Tiribocchi, l’Olbia decide di affidargli la panchina. Filippi nel 2016, appena 36enne, ha l’opportunità di far capire a tutti di essere pronto per palcoscenici del genere. Per il club non è una novità affidarsi a giovani allenatori, è il tredicesimo professionista sotto i 40 anni a sedersi su quella panchina. “Eravamo una banda di giovani compreso l’allenatore”.

Filippi: “L’Olbia era un laboratorio di giovani”

La Serie C è notoriamente il luogo dove si forgiano i talenti del futuro e qualcuno ha davvero preso alla lettera questa missione. “L’Olbia è stato precursore rispetto alle tendenze attuali. Si deve dare spazio ai giovani perché anche le Nazionali italiane vincenti avevano allenatori e giocatori che sono passati dalla C. Il primo anno avevamo una delle squadre più giovani d’Europa, ora il gruppo è meglio miscelato. Servono anche gli anziani che trasmettano esperienza e professionalità nei comportamenti”.

La collaborazione con il Cagliari

L’introduzione delle seconde squadre è stato uno dei temi più discussi nel nostro Paese qualche anno fa. Qualcuno ha scelto una strada alternativa. “Io preferisco le collaborazioni alle seconde squadre. L’Olbia, ad esempio, nasce sotto l’ala del Cagliari anche se rivendica autonomia gestionale e di obiettivi. Così si tengono vive realtà provinciali che vivono di calcio e si penetra in modo più capillare sul territorio”.

I compagni di viaggio

Oltre ai libri universitari, dua calciatori lo hanno accompagnato per tutta la sua esperienza all’Olbia, Matteo Cotali e Daniele Ragatzu. “Cotali è un soldato, ha un’applicazione e un attaccamento al lavoro unici. La sua carriera è un esempio da seguire. Al di là del talento serve il lavoro. È l’esempio del calciatore che va oltre i propri limiti. Ragatzu è tra i calciatori più talentuosi della categoria, dopo l’Olbia tornò al Cagliari. Ha trovato la sua dimensione all’Olbia ma poteva fare carriera in Serie A. Sono orgoglioso del gruppo del primo anno all’Olbia, nove calciatori andarono tra Serie A e B”. Non solo giovani di belle speranze ma anche campioni che hanno nel cuore la Sardegna. “Quando ero vice ho allenato Andrea Cossu. Ogni parola è superflua, parla la sua carriera. La sua storia è quella dei sardi che vogliono emergere, è dovuto andare fuori e girare per l’Italia”.

credit foto Sandro Giordano

L’importanza di fare esperienze lontano da casa

La Sardegna è una terra splendida ma forse non riesce a dare il giusto merito ai suoi talenti. “Difficilmente un sardo riesce a emergere in patria, il talento non viene riconosciuto. Per affermarci nella nostra terra forse servono anche esperienze diverse”. Abbattere i confini, scoprire nuove realtà e nuove metodologie di lavoro sono obiettivi importanti per migliorare professionalmente. “La Sardegna è una bella terra ma ti imprigiona, -ammette a malincuore Filippi – credo sia importante fare esperienze altrove. Mi piacerebbe allenare all’esterno”.

Filippi: “Mi ispiro a Giampaolo, poi ho conosciuto de Zerbi…”

Una carriera iniziata presto partendo dalla Serie C con idee innovative e molto apprezzate, il paragone è presto fatto con De Zerbi. “Mi sento figlio di tante conoscenze apprese da allenatori diversi tra loro. Mi ispiro molto a Giampaolo ma De Zerbi è più completo. Ho visto i suoi allenamenti prima del Covid e abbiamo fatto una bella chiacchierata. Abbiamo la stessa passione per lo sport e la dedizione allo studio. È una bella ispirazione sia per questioni anagrafiche che per idee tattiche”.

Il tempo libero e lo studio

L’avventura all’Olbia è terminata nel 2019 e ora c’è tanto tempo libero e saperlo utilizzare bene è indispensabile. “Sfrutto questi momenti per approfondire vari aspetti, non solo legati al campo. Leggo libri di diverso genere. Spazio dalla psicologia all’ambito gestionale ed emotivo”.

Michele Filippi con le sue idee innovative ha bruciato le tappe ed è pronto a tornare in panchina.

A cura di Raffaele Galasso