“100 vittorie in carriera? Sarebbe un bel traguardo, distribuito su non tantissime partite. Ne ho vinta quasi una su due da allenatore sin qui ma quando hai la fortuna di allenare una squadra come questa è più semplice”. Così Michele Mignani, allenatore del Bari, alla vigilia del derby di Taranto, in calendario sabato alle 17.30 per la 37^ giornata del girone C di Serie C. Per arrivare in tripla cifra, gli manca un successo: “Riavvolgo il nastro e guardo a Olbia – spiega – avevamo una squadra giovanissima, tutto è partito da lì passando per Siena, Modena e appunto Bari. Sarebbe bello arrivare a quota 100 vittorie il prima possibile“. L’obiettivo di squadra è arrivare a 80 punti. Sono 74 dopo la rivisitazione della classifica per il caso Catania: “Per arrivarci devi vincere le due partite che restano. Sarebbe bello chiudere il campionato con due vittorie: rimango dell’idea che abbiamo fatto 78 punti anche se ce ne hanno tolti quattro. Io ho visto la squadra allenarsi bene. Dobbiamo preparare bene questo finale”.
Allo Iacovone, dove si prevedono 10mila spettatori, sarà un Bari senza tifosi per il divieto di trasferta imposto dalla Prefettura: “Mi spiace tantissimo che non ci siano i nostri tifosi ma questo sarà un motivo in più per vincere la partita e cercare di dargli un’altra soddisfazione” risponde Mignani, commentando anche un tabù: in 20 precedenti di campionato, i biancorossi non hanno mai vinto a Taranto: “Speriamo di rompere questo tabù. Questa squadra meriterebbe anche un tassello in più da inserire in questa stagione”.
Spazio anche per un messaggio ai singoli: “L’allenatore deve dare segnali nello spogliatoio e non in conferenza stampa. Credo che sia evidente che ci sono stati dei giocatori che hanno fatto molto bene e hanno avuto continuità di rendimento” spiega Mignani. Che poi chiarisce: “Credo che Maita sia un giocatore cresciuto molto in questa stagione rispetto ai suoi standard ma non per questo ha fatto meglio degli altri. Visto che ci siamo, faccio un nome che l’altra volta ho fatto intendere: non è sempre appariscente, non è stato sempre titolare ma dico che per comportamento e atteggiamento Scavone è stato un esempio. Cheddira l’anno scorso giocava nel mio girone. Fa benissimo tante cose e può crescere benissimo sulle altre. Ha un bel futuro davanti”.
L’allenatore torna anche sul rapporto schietto con D’Errico, prendendo spunto da una foto che li ritrae insieme in cucina durante un evento di teambuilding: “D’Errico è un ragazzo simpatico, ogni tanto come dice lui ‘scapoccia’ e in quei casi gli ho dato qualche giorno di squalifica e l’ho fatto allenare a parte. Gli voglio un gran bene: mi affeziono a tutti i giocatori, poi c’è quello che ti fa arrabbiare perché sbaglia un atteggiamento”. La fortuna, assicura, “è che siano sempre rientrati, non c’è stato bisogno di usare atteggiamenti drastici: è un gruppo che sotto certi aspetti si è autogestito ma questo è stato un punto di forza. Quando qualcuno ha sbagliato qualche virgola, l’hanno aiutato gli altri a riportarlo in carreggiata. Avere poi un ds come il nostro è un elemento di forza nella gestione del gruppo“.
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