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I selfie, James Harden e Locatelli. A tutto Miretti: “Con l’Under 23 imparo come in prima squadra”

“Ho da imparare ovunque, dagli allenatori come Allegri e Zauli, ai compagni di squadra più esperti, dai compagni in prima squadra ai fuoriquota come Brighenti, Iocolano e Polli in Under 23”. Nonostante ormai sia una pedina abituale dello scacchiere di Allegri, Fabio Miretti non si dimentica delle sue origini con la Juventus Under 23. In questa stagione, il centrocampista classe 2003 ha fatto il grande salto: prima l’esordio in Champions contro il Malmoe, poi la fiducia dell’allenatore livornese. Il piemontese, raggiunto dai microfoni de La Stampa, ha parlato del suo percorso in bianconero. 

11 anni con la maglia della Juventus: “I ricordi partono prima, ai giardinetti sotto casa mia quando vivevo a Saluzzo. Poi è stato tutto veloce: ero quasi del Toro, ma passato il provino con la Juve, la squadra del cuore, ho scelto subito”. Un idolo? Nedved. A 5 anni mi sono fatto crescere i capelli come lui. Ma ha giocato prima che arrivassi alla Juve, quando ho fatto il raccattapalle allo Stadium o alle feste organizzate in società dietro le transenne c’erano i campionai dei nove scudetti, come Marchisio e Pirlo”.

I selfie, James Harden e Locatelli: a tutto Miretti

Gli allenamenti in prima squadra gli hanno permesso anche di confrontarsi con alcuni talenti del suo ruolo. “Cerco di rubare da tutti, ma soprattutto da Locatelli. Potessi copiare qualcosa direi la velocità di pensiero: per il nostro ruolo è tutto e lui vede cose incredibili. Fuori dalla Juve dico De Bruyne: un fenomeno. Quando hai 18 anni puoi giocare ogni tre giorni senza problemi. L’importante è allenarsi sempre al massimo, poi le occasioni arriveranno al momento opportuno”.

Fifa o Pes? Niente calcio online, solo James Harden e l’NBA. “Non amo i videogiochi sul calcio, quando vincono i miei compagni e succedono cose strane mi irrito: meglio giocarsela in campo. Preferisco giocare a basket online, lì scelgo sempre la squadra del mio idolo James Harden. Quando mi chiedono i selfie fa strano, non mi sento un giocatore realizzato. A volte sul treno per tornare a casa dei miei, è capitato e sono rimasto spiazzato. Ora capita meno: ho preso la patente [ride]”. Più difficile segnare o passare l’esame della patente? “Diciamo così: giocare a calcio mi viene più naturale. Ancora peggio, però, le verifiche di lunedì. Ecco, ora vado a studiare per la maturità…”. 

Redazione

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