Napoli e lo scudetto: storia di un lieto fine iniziata in Serie C

Le radici del tricolore azzurro

Aurelio De Laurentiis
4 Maggio 2023

Manuele Nasca - Autore

L’ultima volta che il Napoli vinse lo scudetto fu nel 1990. C’era Maradona, il “Dio” del calcio a Napoli e non solo. C’è un momento in cui però la storia del club campano va azzerata. L’anno 2004, quello della mancata iscrizione in Serie B e della conseguente retrocessione in C. Ed è qui che la storia si riscrive. Da capo, con nuovi obiettivi e con l’incredulità ancora negli occhi di un’intera città. 20 anni dopo, può chiudersi un cerchio. Contro la Salernitana, nel derby campano. Da Calaiò a Osimhen, da Capparella a Kvaratskhelia. Nomi scolpiti nella libreria azzurra, pronta a tingersi col tricolore.

Parte il Napoli di De Laurentiis: una storia (ri)scritta

C’è un libro nascosto. Pieno di polvere. Ma forse il più importante. Quello della rinascita. Pagine in cui lo scudetto del Napoli ha iniziato forse il suo processo di crescita. Una sorta di embrione alimentato negli anni. A suon di gol e prestazioni, giocate di altissimo livello. Delusioni e qualche gioia. Un libro che va ripreso, nonostante il passare inesorabile del tempo lo abbia un po’ rovinato, anche se mai cancellato. Quello che narra la storia bellissima di una squadra, il Napoli, fallita e retrocessa in Serie C. Certo, come si potevano cancellare i due scudetti di Maradona, le giocate di Graziani e le vittorie indimenticabili contro il Milan di Sacchi? Eppure per un attimo si sentì l’esigenza di chiudere uno scaffale e aprirne uno nuovo.

E riscrivere, da zero, la favola Napoli. Una favola targata De Laurentiis, il presidente a cui il destino affidò il difficile compito di riavvolgere il nastro. Di scrivere una nuova pellicola. E di accettare la demolizione di un cinema ormai usurato. Lui che è produttore cinematografico e fondatore della “Filmauro”. Chi meglio di lui poteva montare la nuova “saga” del Napoli? Forse nessuno. Consapevolezza, carisma. Accettare il presente e guardare con ottimismo al futuro. Furono questi i sentimenti, quasi necessari, per ripartire di nuovo.

napoli tifosi

La due stagioni in Serie C e la favola Reja

Stadio San Paolo. 26 settembre 2004. Terza giornata del campionato di Serie C1. Le prime due il club campano le disputò soltanto postume il 6 e il 20 ottobre rispettivamente. L’inizio della storia. La partita è Napoli-Cittadella. Terminò 3-3 al termine di un match dalle mille emozioni. Primi battiti accelerati e primo allarme che fece capire come non sarebbe stato un cammino senza ostacoli. Le conferme arrivarono poi dai recuperi della prima e della seconda giornata. 1-0 firmato Varricchio al 94esimo e sconfitta per 2-0 a Fermo, contro la Fermana. Inizio da incubo con 4 punti in tre partite. In panchina c’era Gianpiero Ventura. Nel girone d’andata nemmeno una vittoria in trasferta. Inizio difficile, promozione lontana. Così, la prima mossa pesante post fallimento: fuori Ventura e dentro Reja. Era il Napoli di Ignoffo (calciatore con maggior numero di presenze, ben 32) e di Sosa, capocannoniere del club con 8 reti realizzate. Semplicemente 20.000 abbonati in Serie C. Napoli, in una sola parola.

Calaiò Napoli

Con Reja il club azzurro si piazzò in terza posizione al termine della regular season e arrivò fino alla finale dei playoff. Super derby campano con l’Avellino, in un San Paolo che fece registrare il tutto esaurito: 63.153 spettatori. In casa finì 0-0, mentre il successo in Irpinia, per 2-1 dell’Avellino, regalò la promozione ai biancoverdi. I tifosi sperarono nel ripescaggio fino all’ultimo giorno d’estate, ma non ci fu niente da fare. Un anno dopo, si ripartì ancora da Reja. Dopo una stagione di transizione, il Napoli vinse il campionato e venne promosso in B. Il 16 aprile, la data da ricordare, dopo la vittoria sul Perugia. Trascinato dai gol di Calaiò e dalle giocate di Bogliacino, i campani tornarono tra i grandi. Le strategie giuste, con pazienza e parsimonia. Fino alla risurrezione dalle ceneri.

La chiusura di un cerchio: dalla Lega Pro, al terzo scudetto

La promozione in Serie B dalla Lega Pro. L’esatto momento in cui Napoli, e il Napoli, risorgevano. Due anni in Serie C. Difficili, pesanti. Ma “le conseguenze dell’amore” hanno spinto forse De Laurentiis a farsi portatore di una (ri)scrittura. Dopo gli anni “maradoniani”. Giusto per citare il film di Paolo Sorrentino, napoletano anche lui, che per volere del destino uscì nelle sale proprio nel 2004. Anno della fine, ma anche del nuovo inizio. Dalla B in poi, solo grandi gioie, fino all’ultima in fase di preparazione. In Serie B solo un anno, nella stagione 2006-2007, poi il ritorno in Serie A. Dall’ottavo posto del 2008 al 6° del 2010. Nel 2012 la vittoria della Coppa Italia e un ottavo di finale di Champions League, raggiunto per la prima volta nella propria storia. In panchina c’era Walter Mazzarri.

Nel 2015 il successo nella finale di Supercoppa Italiana, secondi e terzi posti in Serie A. Campioni che hanno incantato: da Lavezzi a Cavani, passando per Hamsik e Mertens. E ancora Reina, Inler e Higuain. Uno sviluppo continuo, costante. Una sfilza di giocatori che hanno scritto la storia negli anni. Oggi, contro l’Udinese, si è chiuso un cerchio. Una storia scritta da capo, un ciclo iniziato in Serie C. Un libro impolverato, pronto ad ispirare generazioni. Uno scudetto che affonda le radici in Lega Pro.

A cura di Manuele Nasca