Dal gol al Real Madrid alla panchina del Novara: la nuova sfida di Andrea Dossena

Andrea Dossena - credit Pro Vercelli
L’ex Liverpool e Napoli Andrea Dossena ha ufficialmente preso il posto di Andrea Zanchetta sulla panchina del club piemontese.
Anno 2009. Siamo a marzo, sospesi tra l’ultimo freddo invernale e il primo battito di primavera. Sembrerebbe lo scenario ideale: per un bacio, per una conquista personale, per una corsa libera verso nuovi inizi. Sembrerebbe, anzi: lo è. O meglio, lo è stato. Parola di chi c’era: parola ad Andrea Dossena. Che, in quell’anno 2009 capovolse la trama del suo viaggio calcistico.
Classe ’81, fame nel cuore e sete di traguardi nel bicchiere: ne ha scalate di montagne, il lodigiano dal piede mancino. Ma mai avrebbe pensato di assestarsi in cima, da solo contro il mondo, nei quattro giorni che andremo a rivivere. Ne vale la pena, ne vale la penna: dal 10 marzo al 14 marzo del 2009, l’allora 28enne visse ogni nostro piccolo-grande sogno. Al grido che mai gli era appartenuto così tanto bene: “gol”. Spettacolo.
Eppure era un terzino, fisso sull’out di sinistra, dal fare bellico e con spirito sempre all’erta. Ha costruito una carriera sui suoi stessi muscoli. E tutto lo sforzo propugnato tra Verona, Udine e Treviso gli venne finalmente riconosciuto, a cascate di bellezza, qualche metro più a nord-ovest. Liverpool, maglia Reds, Anfield: andiamo, chi non ci ha mai sperato? Probabilmente, però, nemmeno Andrea poteva credere, in primis, di potervi giocare. Per poi addirittura segnarci, rapidamente, sia al Manchester United di Sir Alex e CR7 che al Real Madrid di Robben, Cannavaro, Ramos e galacticos affini.
Il 10 marzo ai Red Devils, entro il paradiso di Old Trafford; il 14 marzo seguente a casa dei Reds, in Champions League, con il colpo del definitivo 4-0 che ancora rimbomba nell’eterno ricordo. Anche Dossena, insomma…non camminerà mai solo. Chissà che il famoso canto della Kop non lo possa accompagnare anche in panchina: ha una nuova missione da compiere. Azzurra come la Napoli che ne coccolerà gli ultimi anni ad alta quota, ma con qualche gradazione in meno e una difficoltà in più: salvare la Serie C. Novara chiama, Andrea risponde presente. Come in quei quattro giorni lì, cercherà di metterci la testa: è fatto così. Ha sempre amato sfidarsi. Ama ancora superarsi.
Il percorso di Dossena: dalla Champions alla gavetta in panchina
La tappa è di quelle arricchenti, per quanto intense e difficili: i piemontesi occupano il sedicesimo posto nel Girone A di Serie C. Con un primato europeo di pareggi che stagna, e che dunque andrà prontamente ritoccato. A Dossena il compito di riporre i problemi in un angolino. In panchina, del resto, è sempre stato abituato a rincorrere, sulla falsariga di quanto sfoggiato nel corso del suo viaggio da terzino. Parte spesso dalle retrovie, ma non disdegna l’affondo verticale. Un po’ come le squadre che ama costruire: offensive, discepole del 4-3-3, veloci e ricche di soluzioni. Pensate che ha una media di 30 giocatori impiegati a stagione: crisma di un allenatore che fa sentire ogni elemento centrale nel suo pensiero. Specialmente gli attaccanti: con lui Simone Saporetti, ora al Forlì, fece ben 33 gol. E Marco Guidone si spinse fino a 17: numeri mai più replicati successivamente.
Lato conseguimenti. A Crema, ad esempio, salvò il club dalla caduta in Eccellenza per poi trascinarlo al quinto posto l’anno seguente. A Ravenna, invece, sfiorò la promozione in C (facendo esordire tra le altre cose l’attuale centrocampista del Cagliari Matteo Prati), mentre tra Renate e Pro Vercelli raccolse comodi piazzamenti di centro-gruppo senza rinunciare al suo calcio dispendioso e ricco di guizzi. Certo, non sono mancati momenti no: anche uno in grado di trafiggere i giganti ne ha diritto. Alla Spal, nella passata stagione, venne esonerato a febbraio: sappiamo però come finì la parabola sportiva dei ferraresi. Quindi nessun dramma: si riparte più forti, come dice qualcuno. E allora, giù la paura e dentro l’orgoglio: la prossima avventura promette il giusto mix di adrenalina e tensione. Dossena è abituato. Del resto, parliamo – tra le tante cose – anche di un ex Nazionale Italiana.

Malesani, Benitez, Mazzarri: chi tra i suoi mentori?
E di grandi maestri, il classe ’81, ne ha avuti anche tanti. Di diversa attitudine, di visione opposta, ma con il comune denominatore di impartire una mentalità vincente e forgiare un’identità riconoscibile alle proprie truppe. Lo fece esordire Alberto Malesani, all’Hellas Verona, lo stesso che poi gli diede lo slancio definitivo una volta subentrato a Galeone sulla panchina dell’Udinese. Il legame tra i due vale la continuità, quindi la chiamata importante del Liverpool. Allenato, al tempo, da un certo Rafa Benitez.
Nei pressi di Anfield partì sì come riserva, ma scalò progressivamente le gerarchie prima di regalarsi quel mese di pura estasi. Non gli andò certo male, al rientro in Italia: a Napoli trovò una seconda famiglia. E un terzo padre calcistico: Walter Mazzarri. Che con lui pose una pietra del suo ciclo quadriennale, culminato con 109 presenze, una Coppa Italia e un amore viscerale, tuttora persistente. Chi lotta non è dimenticato, specialmente dove il cuore batte un po’ più forte.
