Giorgio Perinetti e il Palermo, un amore indissolubile iniziato nell’ormai lontana estate del 1993 grazie all’allora presidente Liborio Polizzi. Dopo aver lasciato la Sicilia nel 1995 per ritornare nella sua Roma, dove è nato e si è affermato nel mondo calcistico, ha indossato nuovamente i colori rosanero nelle vesti di direttore sportivo in altre due circostanze. Il biennio dal 2000 al 2002 è quello che gli ha offerto le maggiori gratificazioni.
Come lui stesso ha dichiarato, nell’intervista rilasciata da La Repubblica: “La stagione del 2001 mi ha dato tante emozioni. Una promozione in Serie B arrivata agli ultimi minuti”. Una cavalcata straordinaria che l’anno successivo ha portato solo al decimo posto, ma che ha posto le basi per il futuro roseo nella massima serie che il Palermo ha vissuto nella prima decade degli anni duemila.
Da Franco Sensi a Zamparini, la proprietà è cambiata ma l’uomo di fiducia rimane lo stesso. Nel 2012 viene richiamato per svolgere il ruolo di direttore tecnico del club. Perché? Grazie all’intuizione di qualche anno prima: “Mi aveva già contattato nel 2010, il giorno prima dello scontro diretto con la Samp per la qualificazione in Champions League. Gli dissi che non potevo espormi, dato che c’era ancora Sabatini. Tutto nacque perché segnalai Ilicic, dicendo al presidente quanto fosse forte. Poi lo videro all’opera contro il Maribor e lo acquistarono”. Tutti sanno che fuoriclasse sia diventato poi lo sloveno, ora sappiamo scoperto proprio da Perinetti.
Ha girato tanto per l’Italia: Napoli, Juventus, Venezia, Genoa, Brescia e l’ultima tappa a Siena. Ma Palermo, così come Roma, rappresenteranno sempre quel luogo sicuro in cui approdare. La Itaca di Ulisse. La Palermo di Perinetti. Venditti cantava: “Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”.
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