Paolucci (segr. generale): “Supporto ai club, iniziative per le società, riforma di sistema: la Lega Pro c’è”

Tra il passato da custodire, il presente da gestire e il futuro da pianificare: dal rapporto con le società al supporto ai giocatori, fino alle tante iniziative di responsabilità sociale. La nostra intervista al segretario generale della Lega Pro, Emanuele Paolucci

paolucci segretario generale lega pro
22 Febbraio 2022

Guendalina Galdi - Autore

Le iniziative promosse per i club, i progetti sviluppati con loro, gli obiettivi più ampi inseriti nel contesto più generale di crescita e sostenibilità del calcio italiano. La Lega Pro è tentacolare, non soltanto perché è lo specchio di 60 club che rappresentano altrettanti comuni italiani, ma perché riesce a gestire esigenze e prospettive di crescita di ogni componente del movimento. I giocatori e i giovani, la carriera e il post attività sportiva, i dirigenti e il legame con i tifosi e con il territorio. Tante facce e sfaccettature di una sola realtà complessa e organizzata di cui abbiamo parlato con Emanuele Paolucci, segretario generale della Lega Pro. 

paolucci segretario generale lega pro

Avvocato, nato a Padova – dove ha svolto la pratica forense – e laureato all’Università di Bologna. Un professionista che ha iniziato facendo il lavoro di cancelleria e la gavetta in Tribunale per poi proseguire sulla strada del diritto sportivo, con un corso specifico promosso dall’Università di Padova. E il seguire la propria passione ha portato l’Avvocato Paolucci all’incontro con Francesco Ghirelli nel 2009, poco prima di iniziare l’avventura in Lega Pro. “Lo ritenevo e lo ritengo tuttora il miglior dirigente sportivo italiano. Da lì ho lasciato l’attività forense e ha iniziato questa avventura. Era il 2011”, ha raccontato Paolucci a lacasadic.com.

Gli inizi nell’agonistica, poi nel 2012 la carica di assistente alla direzione generale fino al 2016. Quindi il nuovo incarico di vice-segretario e infine, dal 2018, è diventato segretario generale. “Sono molto felice di aver accettato nel 2010 la proposta dell’allora dg Ghirelli. E’ stato un piccolo salto nel buio che però mi ha permesso di togliermi tante soddisfazioni”.

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Custodire il passato, gestire il presente, pianificare il futuro: tra storia e visione

Il segretario generale della Lega Pro ha il compito di dirigere gli uffici della Lega per far sì che tutto funzioni sempre al meglio. Si occupa a 360 gradi di ogni componente, da quella organizzativa alla comunicazione, dall’agonistica al tesseramento, al marketing. Un ufficio in cui si custodisce il passato, si gestisce il presente e si pianifica il futuro. Passando inevitabilmente dalla gestione dei rapporti con i club che nel corso degli anni “sono cambiati tantissimo ma è cambiata tanto anche la Lega stessa”, ha dichiarato Paolucci.

“Le odierne necessità avevano bisogno di un cambiamento professionale all’interno della Lega stessa. Credo di dirigere una Lega con un livello elevatissimo dal punto di vista della professionalità. E ne vado molto fiero anche perché ci viene riconosciuto da tutte le società. Il rapporto con loro è migliorato tantissimo, si affidano a noi. E noi soprattutto dobbiamo essere la parte a supporto delle società. Abbiamo una normativa vastissima, gli adempimenti che abbiamo noi sono gli stessi della A. La nostra funzione principale è di supporto alle società. E sono molto orgoglioso della Lega che dirigo”. 

Paolucci: “Noi in prima linea nella lotta al match fixing. La Lega Pro è un esempio internazionale”

“Il presidente Ghirelli è un vulcano. In questi 11 anni le iniziative sono state tantissime – ha spiegato Paolucci -. Quella che sento più vicina e che ci ha dato tantissime soddisfazioni è stata l’attività di contrasto al match fixing. E’ un’attività nata in contemporanea all’ahimè famoso scandalo di Cremona e subito attivammo nel 2011 una partnership con Sportradar, la società più avanzata nella lotta e nel monitoraggio al match fixing. Attivammo subito questo protocollo e siamo stati la prima Lega europea anche ad applicarlo per informare le autorità competenti. Abbiamo creato un Integrity Office, di cui facevo parte anche io, per coordinarci con il Ministero dell’Interno e con la Procura Federale in modo da attivarci tempestivamente anche nel pre-match. Ciò che ci ha portato più soddisfazione è stata poi la creazione dell’Integrity Tour.

Un modello, questo, che è stato utilizzato in tutto il mondo che prevedeva una cosa abbastanza semplice ma che fino ad allora non era mai stata applicata: ci recavamo con i tecnici di Sportradar da ogni società per fare dei workshop: la mattina con la prima squadra, i dirigenti e lo staff tecnico e il pomeriggio con il settore giovanile. Spiegavamo il fenomeno del match fixing, perché non era ancora conosciuto bene, le problematiche delle scommesse e le implicazioni relative alle organizzazioni criminali che sono dietro questo cancro. E facevamo capire agli attoniti atleti e dirigenti a cosa eravamo difronte. Spiegavamo cosa fare in caso di contatto con questo evento: la denuncia, illustrando la normativa sportiva e penale in vigore.

Questo è un modello che è stato preso come esempio dalla Fifa, dall’Uefa, dall’Interpol. Siamo stati chiamati dal 2013 in poi a presentare il nostro modello ad un congresso internazionale ad Helsinki, a Doha, alla Sorbona di Parigi e in Italia in occasione di diversi congressi. Hanno partecipato tutte le Leghe e le Federazioni mondiali. Ad oggi abbiamo toccato più di 100 società, formando circa 14mila tra atleti e dirigenti sull’argomento. Questa è l’attività che porto di più nel cuore per i risultati positivi che ci ha portato. Oggi ancora ci sono atleti che denunciano i tentativi di contatto che hanno da organizzazioni criminali o presunte tali. Ormai si è creata, anche per la crescita professionale di questi atleti, una coscienza di lotta al match fixing davvero importante”. 

Paolucci: “Responsabilità sociale e supporto ai calciatori: l’aiuto della Lega Pro nel percorso dei singoli atleti”

“Ma oltre a questo stiamo portando avanti tantissimi altri progetti. Alcuni incentrati sulla responsabilità sociale, penso a ‘I Semi dell’Etica’, al Torneo della Quarta Categoria. Fino alle attività di supporto agli atleti come abbiamo fatto insieme all’AssoCalciatori con corsi sulla formazione dei calciatori nel post carriera e più di recente un nuovo progetto iniziato la scorsa stagione: ‘You’ll never walk alone’. Anche questo ha avuto un grande successo tra gli addetti ai lavori e in particolare tra gli atleti. Vogliamo affiancare, attraverso l’aiuto di professionisti del settore, come gli psicologi, i giocatori in un percorso durante e alla fine della carriera per accrescere la loro consapevolezza.

Anche per gestire le emozioni e affrontare al meglio i loro momenti della carriera dentro e fuori dal campo. Sono fasi molto delicate, anche in una categoria come la nostra che non ha i riscontri di tipo economico che hanno i giocatori della Serie A. Quindi parliamo di professionisti che si trovano talvolta ad attraversare momenti di vita complessi, talvolta davvero difficili. Attraverso il supporto della Lega possono crearsi una carriera parallela o post attività sportiva. Così proviamo ad aiutarli in un percorso di vita che non sia esclusivamente incentrato sul gioco del calcio”.

Lega Pro, inclusiva e sul territorio: esperienze, necessità e il progetto Quarta Categoria

“Noi abbiamo 60 società straordinarie che sono lo specchio dell’Italia, dalle Alpi alla Sicilia. Abbiamo un panorama altrettanto straordinario con persone e professionisti incredibili. In questi 10 anni ho visto arrivare e andare via tante società ma ognuna ha portato qualcosa alla Lega Pro. Ed è questa la nostra forza: essere la rappresentazione del territorio, dal piccolo paese alle metropoli. Dal fascino della storia alle nuove realtà. Parti del paese quasi sconosciute che sono di una straordinaria bellezza e che nascondono risvolti storici importantissimi. Tutte le società hanno capito l’importanza di mettersi a sistema e di condividere le loro esperienze, progetti e necessità. E la loro voglia di emergere e crescere insieme.

Il lavoro sinergico è arricchente per tutti. Tanti progetti nascono insieme alle società e crescono con loro. Il progetto con i ragazzi della Quarta Categoria ad esempio, è nato con delle esperienze già in parte maturate in realtà come FeralpiSalò, Reggiana che sono state le prime ad attivarsi e ad adottare questi straordinari ragazzi con disabilità cognitive. Ricordo quando con il Presidente Ghirelli abbiamo organizzato un evento a Piazza San Pietro allestendo 3 campetti: in uno giocavano dei bambini, in un altro delle bambine e nell’altro i ragazzi della Quarta Categoria con le maglie della Nazionale. E’ stata un’esperienza straordinaria. Noi da dirigenti avevamo deciso che ad un certo orario dovevano terminare di giocare per andare ad ascoltare l’udienza papale. Invece non c’è stato modo di fermarli. ‘Noi vogliamo giocare’, ci hanno detto. E alla fine è stato il Papa a fermarsi e a salutare tutti lì, dove stavano giocando. Ci hanno dato una lezione talmente forte! Avevano il diritto di giocare. E io ero lì che li guardavo con le lacrime agli occhi.

E insieme alle società abbiamo portato sempre più avanti queste iniziative con la Quarta Categoria, tanto che ora c’è proprio un dipartimento specifico che permette di sviluppare ancora di più questi progetti. Abbiamo avuto anche quest’anno un importante convegno in merito e allora il Presidente ha espresso il suo sogno: fare un campionato di Lega Pro con i ragazzi con disabilità cognitiva. Speriamo ora che tutte le società riescano ad avere una propria società di ragazzi di Quarta Categoria. E, conoscendo il Presidente, dico che ci andremo vicini molto presto”.

La presenza della Lega Pro

“Il momento più difficile che abbiamo vissuto sono inevitabilmente i due anni di pandemia. Per le società di Lega Pro sono stati momenti difficilissimi. I nostri presidenti sono stati degli eroi, le società bravissime. Riuscire a sopravvivere calcisticamente ed economicamente in un momento così tragico continuando a portare un sorriso alla gente a casa è stato uno sforzo straordinario dei nostri presidenti. Hanno dimostrato un’organizzazione fantastica. Con tutte le società ci sentivamo quotidianamente per capire come comportarsi con i protocolli, con la principale problematica che era la tutela della salute perché il risultato sportivo era passato in secondo piano.

Stiamo continuando a vivere un’epoca di grande difficoltà che le nostre società fronteggiano con grossi sforzi e fortunatamente cominciamo a riavere la gente allo stadio. Se penso al derby Reggiana-Modena al quale ho assistito personalmente posso dire che sia stato qualcosa di straordinario. Ma poi penso anche a tante altre gare con decine di migliaia di persone. Il lavoro fatto sta cominciando a farci uscire lentamente da questo momento così difficile”.

Uno sguardo al futuro, tra progettualità e necessità di una riforma

“Non possiamo mai essere totalmente soddisfatti della situazione in cui siamo, i problemi sono evidenti e la pandemia li ha acuiti. Gli obiettivi progettuali sono molti, quello che ribadiamo spesso e che forse è l’obiettivo strategico più importante sia quello di una riforma di sistema del calcio italiano. Non è un problema della singola categoria ma del calcio italiano. Noi siamo in prima fila, pronti. Siamo stati l’unica Lega ad auto-riformarsi. Bisogna capire quali sono le mission dei vari livelli, capire come rendere sostenibili i vari livelli del calcio e come essere a supporto della crescita del calcio.

Noi siamo a completa disposizione, bisogna però che tutti si mettano in questa condizione: a disposizione del calcio italiano. Ognuno deve avere il proprio ruolo e la propria sostenibilità. Questo è l’obiettivo futuro centrale: creare una riforma di sistema che renda sostenibile il sistema calcio”. Insomma, la Lega Pro c’è. Per le sue società e per il calcio italiano. 

A cura di Guendalina Galdi