Pescara, Baldini: “La mia famiglia la cosa più importante”

Baldini in panchina i playoff col Pescara (Credit - Mucciante/Pescara) - LaCasadic.com

L’allenatore biancazzurro è stato intervistato da “La Gazzetta dello Sport” dopo la promozione in Serie B.
Sono giorni di festa per Silvio Baldini. L’allenatore toscano ha condotto il Pescara alla vittoria dei playoff e alla promozione in Serie C al termine di una lunga cavalcata. Intervistato dalla Gazzetta Dello Sport, l’allenatore biancazzurro ha commentato il cammino della stagione.
“Conta il percorso. Come per la mia famiglia, la cosa più importante: se per loro faccio il lestofante non va bene, contano i valori. Così è nel calcio. La Ternana era nettamente più forte e noi in 10 ma il destino ha deciso così”. Baldini è molto legato alla sua famiglia: “Senza di loro come farei? Il mio modo di pensare può sembrare folle ma se ho vinto è per i principi verso di loro”.
Una dedica particolare: “La dedico agli allenatori che non sono riusciti a finire il campionato. Noi siamo persone sole, dopo un esonero si resta feriti nell’anima, so cosa significa: vorrei che i colleghi gioissero con me, tra un vincitore e un vinto non c’è differenza. Se credi solo nel risultato sei condannato a perdere sempre“.
Differenze con Palermo: “I rosanero erano più attrezzati, il Pescara per farcela doveva crescere. Abbiamo vinto 15 gare fuori casa, vuol dire aver lavorato nella maniera giusta, con cuore e passione. A Palermo è bastato dare piccole regole a giocatori forti che sono esplosi.
Baldini: “Passo per uno che fa il fenomeno, la passione aiuta”
Baldini ha poi continuato: “Quando abbiamo avuto una normale flessione a marzo ho capito che avremmo perso il treno ma sapevo che nel finale l’aspetto atletico ci avrebbe dato forza. E ci siamo concentrati su questo, finendo con un ritmo super nonostante gli infortuni. Se alleni con passione, dentro c’è una parte che ti trasmette le idee. Passo per uno che fa il fenomeno, invece la passione aiuta. Sono andati ko 3 difensori centrali: primo ho spostato Letizia, poi ho inventato Lonardi, che è un centrocampista e veniva da un grave infortunio. Gli ho parlato, so che dietro si deve correre meno e lui si è fatto trovare pronto”.
“Cinquanta e 50. Un po’ di bluff ci deve essere ma se cerchi alibi non vinci mai. Mi devo nascondere? No, volevo vincere e per farcela avremmo dovuto impegnarci il triplo ed essere coraggiosi”. Sui baci a fine gara: “Erano per mia moglie, mio figlio con la compagna e il mio nipotino: l’unica cosa che conta. Non li vedevo da 43 giorni, ci siamo parlati 5′ prima della partita, mi hanno detto che comunque fosse andata saremmo stati felici di essere uniti. Lì avevo già vinto”.

“Bisogna credere nei valori. Il calcio è pieno di problemi”
Sulle lacrime dei giocatori: “Un regalo che non si può immaginare, ognuno mi ripeteva quello che avevo detto loro durante l’anno: credere nei valori. Prima dei playoff ho detto: si gioca ogni 3 giorni, mandate a casa mogli e fidanzate, se volete vincere dimenticate la famiglia, solo così darete il 110%. L’hanno fatto e il destino ci ha aiutati. Adesso possono fare festa…”
Infine una battuta sulla crisi che sta vivendo la Nazionale Italiana e un pensiero su Luciano Spalletti, grande amico di Baldini: “Puoi mettere chiunque a guidare la Nazionale, se perdi diventi carne da macello. Non c’è più senso di appartenenza, c’è chi rifiuta la convocazione…Molto triste. Ma il calcio è pieno di problemi, di piccole truffe, di bilanci truccati, un mondo in cui si è abituati a barare: come si fa a trasmettere senso di appartenenza? Qui conta solo lucrare, non conta più nemmeno l’inno”.