Pontedera, Bargagna: “Il calcio italiano è a rischio. La Serie C può essere il modello”

Andrea Bargagna direttore organizzativo e marketing del Pontedera, crediti Us Pontedera, www.lacasadic.com
Pontedera le parole del direttore organizzativo e marketing
Lunedì 20 ottobre alle ore 20.30, la formazione granata tornerà in campo per affrontare la Vis Pesaro in una sfida dal sapore intenso. Nel frattempo, a parlare è Andrea Bargagna, direttore organizzativo e marketing del club, che ai microfoni de La Nazione affronta con lucidità e visione alcune delle grandi tematiche del calcio italiano. Bargagna parte subito analizzando quelle che a suo modo di vedere sono le problematiche del calcio attuale: “E’ indubbio che le criticità del calcio italiano siano molteplici: problemi infrastrutturali (stadi obsoleti), fragilità economiche (elevati indebitamenti dei club e perdita del controllo su molte proprietà) e da ultimo, ma non meno importante, una crisi generazionale che ha visto cambiare l’approccio dei giovani al calcio”.
E sul come si sta nel calcio professionistico la risposta è chiara: “Si continua ad evidenziare un significativo squilibrio a livello economico finanziario. Importante ed evidente la perdita aggregata dei club partecipanti ai campionati di serie A, B e C. A fronte di un incremento dei ricavi complessivi del sistema si regista tuttavia un aumento parallelo dei costi, in particolare quelli legati al personale. I dati sono inquietanti: dal 2000 al 2024 in Italia sono fallite 185 società. Il calcio ha quindi bisogno di una rivoluzione gestionale, le società di una gestione sana, responsabile e sostenibile, anche attraverso un’utilizzazione più efficiente delle risorse”.
Il direttore organizzativo e marketing del Pontedera, Bargagna, esprime anche la sua posizione su come si possono risolvere i problemi: “Serve una riforma di sistema che veda coinvolte tutte le componenti del calcio. A fronte di una riduzione del numero dei club, servono interventi mirati: salary cup, sgravi fiscali, valorizzazione dei vivai, investimenti nelle infrastrutture e sostegno ai club più virtuosi. Necessario rivedere le licenze nazionali per impedire che club compromessi riescano in qualche modo ad iscriversi; in buona sostanza stringere le maglie delle iscrizioni. In tale direzione va l’inasprimento dell’indice di liquidità, misura fortemente voluta dalla Lega di C per verificare la capacità di ogni club di far fronte agli impegni assunti e conseguentemente la capacità di rispettarli. Altri due parametri saranno introdotti per monitorare l’equilibrio finanziario ed economico delle società: l’indicatore di indebitamento e l’indicatore di costo del lavoro allargato”.
E su dove si colloca la Serie C adesso nel mondo del calcio, Bargagna afferma: “La C rimane l’autentica rappresentazione dei territori italiani. Soffre degli stessi problemi delle sorelle maggiori ma, con resilienza, ha saputo affrontare in maniera propositiva le sfide di oggi e creare un modo differente di pensare al futuro. Una Lega C, coesa nelle sue componenti, con un format rinnovato che ne ha accresciuto l’appeal. L’accordo con Sky ha aumentato la visibilità del campionato, valorizzando in maniera costante il prodotto, e oggi le linee sulle quali continuare ad investire sono certamente il salary cap e la “riforma Zola” per riportare il campionato al suo storico ruolo di serbatoio di talenti per il calcio nazionale”.