Home » Dagli insegnamenti di Mancini e Mourinho alla panchina della Pro Patria: la nuova sfida di Francesco Bolzoni

Dagli insegnamenti di Mancini e Mourinho alla panchina della Pro Patria: la nuova sfida di Francesco Bolzoni

Francesco Bolzoni / credit: Aurora Pro Patria 1919

Francesco Bolzoni / credit: Aurora Pro Patria 1919

La carriera di Francesco Bolzoni, nuovo allenatore della Pro Patria

Ricevere in eredità una squadra non è mai semplice: è una responsabilità che pesa, ma è anche una tappa fondamentale nella crescita di ogni allenatore. E questo lo sa bene Francesco Bolzoni, che giovedì 11 dicembre è diventato il nuovo allenatore della Pro Patria, chiamato a raccogliere il testimone lasciato da Leandro Greco. Una decisione, quella della società, maturata per dare una scossa a una squadra appesantita dai risultati e da una classifica che iniziava a farsi ingombrante.

La scelta è ricaduta su una soluzione interna, tutt’altro che casuale. Bolzoni conosce l’ambiente, perché Busto Arsizio non è una terra straniera per lui. Qui era arrivato nel luglio 2024, presentato come allenatore della Primavera 3. È proprio da quell’esperienza che nasce il tratto più romantico di questa storia: l’ascesa di un uomo che il vivaio lo vive, lo comprende, lo sente suo. Ne parla la lingua, ne condivide i valori, ne incarna lo spirito.

Non a caso, con la sua consueta semplicità, aveva dichiarato: “La mia carriera da giocatore potrà aiutarmi a trasmettere professionalità e principi valoriali che per me sono rispetto e volontà, la base della mia mentalità. Cercherò di aiutarli dentro e fuori dal campo”.

E così, l’idea della società appare nitida, quasi poetica: ripartire da chi ha già lasciato un’impronta, da chi ha guidato un gruppo di giovani che negli ultimi mesi ha iniziato a far parlare di sé nel campionato Primavera 3. Un passaggio naturale, che profuma di fiducia, continuità e di un nuovo capitolo tutto da scrivere.

Le orme calcistiche di Bolzoni

Per Francesco Bolzoni il calcio non è semplicemente un mestiere: è casa, radici, un filo che lo accompagna da sempre. Prima di sedersi in panchina, è stato un giocatore che ha costruito la propria carriera con pazienza, dedizione e quella tenacia silenziosa che appartiene a chi vive il pallone come una parte di sé.
Cresciuto nel settore giovanile dell’Inter, si è affermato come un centrocampista ordinato, intenso, capace di leggere il gioco con l’istinto di chi ama profondamente questo sport. Con la Primavera nerazzurra vince il campionato 2006-2007 e, nello stesso anno, sotto la guida di Roberto Mancini, assapora per la prima volta l’emozione della prima squadra e della Coppa Italia. Poi arriva una delle date che non si dimenticano: 2 ottobre 2007, l’esordio in Champions League contro il PSV Eindhoven. Un momento che gli vale il ritorno da titolare nella gara di Eindhoven, giocata tutta d’un fiato. E nella stagione successiva arriva finalmente anche il debutto in Serie A: un ingresso al 74’ (al posto di Chivu), chiamato in causa da José Mourinho contro il Cagliari.

Ma la carriera di un calciatore non è mai una strada liscia. Nell’estate 2009 rientra nell’operazione che porta Milito e Thiago Motta all’Inter e passa al Genoa. Da lì comincia a viaggiare: Frosinone, poi Siena. È proprio in Toscana che ritrova continuità, segna il suo primo gol e contribuisce alla splendida promozione in Serie A. E nella massima serie arriva anche un’altra gioia: la sua prima rete contro l’Udinese. Poi, come spesso accade nel calcio, arriva il momento più difficile: un infortunio pesante che lo costringe a fermarsi. Ma non frena la sua determinazione. Quando lascia Siena, lo fa con 67 presenze, 4 gol e un pezzo della sua storia cucito addosso.

Stadio Pro Patria credit Pro Patria interno
Lo stadio “Carlo Speroni”, casa della Pro Patria – credit Aurora Pro Patria 1919 – www.lacasadic.com

Le nuove avventure e l’addio al calcio

Francesco, si sa, è un combattente. Non si tira mai indietro e, davanti a una nuova sfida, è sempre pronto a ripartire. Nel 2013 il suo viaggio lo porta in Sicilia, a Palermo. Firma un contratto quadriennale, esordisce subito in Coppa Italia e lascia il segno con una splendida doppietta alla Juve Stabia. Quella stagione diventa memorabile: arriva la promozione in Serie A con cinque giornate d’anticipo e Bolzoni si conferma il giocatore più utilizzato dell’anno, simbolo di affidabilità, disciplina e lavoro quotidiano. Anche la stagione successiva lo vede protagonista, finché una grave lesione al tendine d’Achille non interrompe bruscamente il suo cammino. Ma la volontà di Francesco resta intatta. Una volta svincolato, riparte da Novara: ogni maglia è un nuovo capitolo, una nuova occasione per ricominciare. Poi arrivano lo Spezia e il Bari, dove vive la rinascita del club dalla Serie D, contribuendo a un’altra promozione. Seguono le esperienze con Imolese e Lecco, prima della scelta più particolare: la Svizzera. Lì veste le maglie del Team Ticino e del Rapperswil-Jona, continuando a inseguire il pallone con l’umiltà e la serietà di sempre.

Poi arriva il momento più difficile, quello che ogni calciatore teme. Un continuo problema al ginocchio lo costringe a fermarsi: a gennaio 2023 decide di appendere gli scarpini al chiodo. Una scelta sofferta ma necessaria. Un addio al campo, sì, ma non al calcio. Perché Francesco lo sa: il pallone fa parte di lui, e lui non è pronto a lasciarlo andare. La vita, infatti, gli apre subito una nuova porta. Diventa assistente di Sannino al FC Paradiso, primo passo di un percorso che sta cambiando forma. Poi, un anno dopo, arriva la chiamata della Pro Patria: gli viene affidata la panchina della Primavera 3. Ed è lì che il suo lavoro comincia a parlare. Il passaggio del turno nei playoff, mostra una squadra matura: attenta, equilibrata, capace di leggere le situazioni e gestire i momenti decisivi con sorprendente lucidità. Un percorso che convince, che prende forma giorno dopo giorno. Fino alla chiamata più grande: guidare la prima squadra. Un nuovo capitolo, forse il più intenso, della sua storia.