Home » Protti: “A Bari e Livorno mi sono sentito a casa”

Protti: “A Bari e Livorno mi sono sentito a casa”

Giro di campo a Livorno di Igor Protti - www.lacasadic.com

Giro di campo a Livorno di Igor Protti - www.lacasadic.com

 

Protti si racconta

Oggi, mercoledì 24 settembre, Igor Protti celebra i suoi 58 anni in un momento delicato della sua vita. Lo scorso luglio, l’ex bomber ha condiviso con i suoi fan attraverso i suoi profili ufficiali una notizia che ha scosso tutti: a giugno gli è stata diagnosticata una neoplasia. Nonostante un intervento chirurgico e diversi cicli di chemioterapia, Protti ha annunciato, all’inizio di questo mese, che la malattia non si è fermata, e ha quindi iniziato un nuovo percorso di radioterapia.

Nel suo compleanno si è raccontato ai microfoni di Tuttosport. Si è soffermato subito sull’aver raccontato ai suoi tifosi la malattia: “Sono molte le persone che nella mia vita hanno dimostrato di volermi bene e mi è sembrato naturale informarle di questa sfida che mi trovo ad affrontare”.

“Lei non può neanche immaginare il numero di persone che attraverso telefonate, messaggi e contatti di ogni tipo mi hanno fatto sentire la loro vicinanza. Ancora una volta i tifosi dimostrano di essere la parte più bella del calcio“. Prosegue: “Posso dire che ovunque sono andato ho sempre cercato di dare tutto e credo che questo abbia pesato nella considerazione ricevuta”.

Cresciuto nel Rimini, ha vestito le maglie di Livorno, Virescit Bergamo, Messina, Bari, Lazio, Napoli e Reggiana, prima di fare ritorno a Livorno, dove ha concluso la sua carriera. A più di vent’anni dal pareggio tra Livorno e Juventus del maggio 2004, ultima partita della sua carriera, Protti dichiara: “Non era affatto scontato, quando ho iniziato, che potessi arrivare in Serie A. Vincere la classifica dei marcatori nella massima divisione con il Bari, di B e C con il Livorno, che potessi vestire le maglie di grandi club come la Lazio e il Napoli, fare le coppe europee ed avere la cittadinanza onoraria di Bari e Livorno. Non posso che essere soddisfatto“.

Protti: “Mi sono trovato bene ovunque”

I ricordi si sa, sono impressi nella memoria e hanno un significato importante. Questo anche per Protti che nella sua mente ha una partita ben precisa. “Mi sono trovato bene ovunque e oggi seguo con interesse tutte le mie ex squadre. A tutte queste, nessuna esclusa, sono legato, anche se chiaramente in città dove hai vissuto di più e hai più rapporti personali hai anche più possibilità di dare e ricevere affetto”.

Protti è ricordato dai tifosi della Lazio per il gol segnato alla Roma in un derby ben preciso. “Accadde nel maggio del ’97. La Roma era passata in vantaggio con Balbo e la partita era ai titoli di coda. Rambaudi vide che stavo entrando in area e lanciò un assist che controllai senza errori mettendo la palla alle spalle di Cervone. Quel gol è ricordato perché a Roma il derby non è una partita, ma la partita, la gara più importante dell’anno”.

Striscione tifosi Vis Pesaro per Igor Protti. IG Protti
Striscione tifosi Vis Pesaro per Igor Protti. IG Protti

“Il 10 è il numero perfetto del calcio”

Protti si è soffermato anche sulle sue esperienze di Livorno, Bari e Messina: “A Bari ho vinto la classifica dei marcatori nonostante la squadra sia retrocessa in Serie B. A Bari, sinceramente, sarei rimasto anche in B se non fosse arrivata la Lazio con un’offerta irrinunciabile. Per quanto riguarda Livorno, dove ho giocato in tutto nove anni, posso dire di essermi tolto la soddisfazione di mantenere fede a una promessa che avevo fatto a me stesso quando nel 1988 andai alla Virescit, cioè tornare per portare la squadra in Serie B. Beh, non solo siamo tornati in B, ma addirittura in Serie A”. 

Livorno. Una città e una squadra unica. Un club che ha deciso di ritirare la sua maglia ma è poi stato lo stesso Protti a decidere di farla riutilizzare nuovamente. Una scelta che commenta così: “Sì, la società decise di togliere la maglia numero 10, quella che vestivo. La cosa mi lusingò molto. Poi, però, col tempo mi resi conto che il 10 non è un numero come gli altri. Il 10 è il numero perfetto del calcio. È la maglia che fa innamorare i bambini. Io vedevo Gianni Rivera con quel numero e volevo emularlo. Così, pur onorato dal gesto della società amaranto, ho deciso di ‘restituire’ la maglia al club”.

A conclusione un commento anche su Napoli e Reggiana: “A Napoli la società era in crisi. Si alternarono quattro allenatori (Mutti, Mazzone, Galeone e Montefusco, ndr) e regnava il caos. Alla fine non riuscimmo ad evitare la retrocessione in Serie B. Tornai qualche mese alla Lazio, dove vincemmo la Supercoppa di Lega sconfiggendo a Torino la Juventus, poi nella sessione invernale andai a Reggio Emilia, dove vivemmo un altro anno sfortunato”. E sui possibili rimpianti: “Aver debuttato in Serie A nel 1994, l’anno dopo la scomparsa di mio babbo, che dunque non ha potuto vedermi giocare al massimo livello. Per il resto, solo una curiosità. A volte mi chiedo come sarebbe andata la mia carriera se nel 1985 avessi accettato di andare alla Primavera del Milan”.