Dai campi di C alla vittoria della Premier, l’ultimo ballo di Claudio Ranieri

Claudio Ranieri, Imago | lacasadic.com
Oggi contro il Torino l’ultima panchina della sua infinita carriera
Domenica 25 maggio il calcio italiano dà l’addio a uno degli allenatori più amati e rappresentativi del nostro calcio, Claudio Ranieri. Quella tra Torino e Roma sarà l’ultima panchina in carriera per l’allenatore romano, la numero 501 in Serie A e la 1358esima in carriera.
Numeri straordinari per un uomo che ha saputo farsi amare ovunque sia andato, capace di entrare subito in sintonia con giocatori e tifoserie, e di raggiungere traguardi impensabili. Ranieri lascia il calcio dopo una carriera ricca di traguardi, gioie, imprese ma anche cadute e rincorse fallite. E dopo oltre mille panchine non potrebbe essere diversamente.
Partito dalla gavetta e dai campi di Serie C, Ranieri ha saputo conquistarsi anno dopo anno, promozione dopo promozione, i palcoscenici più importanti del calcio mondiale e europeo. Dagli esordi con la Vigor Lamezia e la Puteolana Campania fino ad arrivare alla conquista della Premier League con il Leicester.
Un traguardo dopo l’altro, un legame dopo l’altro. Sempre con quel suo fare da signore che in Inghilterra gli è valso l’appellativo di Sir. Claudio. Oggi l’ultima panchina della sua carriera non poteva che essere con la sua Roma, nell’ennesima stagione capolavoro del suo infinito mosaico.
La favola Cagliari: dalla C alla A in tre stagioni
Sin dall’inizio della carriera di Ranieri ci si sarebbe potuto immaginare tutto quello che avrebbe potuto fare negli anni successivi. La sua capacità di trasmettere i propri concetti di calcio con estrema efficacia, la sua empatia erano qualità ben visibili sin dagli esordi. Da allenatore iniziò la propria carriera nella categoria interregionale, guidando la Vigor Lamezia per poi passare alla prima esperienza nei professionisti, con il Campania Puteolana in C1. Ma l’avventura che gli cambiò la carriera arrivò nella stagione 1988/89, quando il classe ’51 divenne allenatore del Cagliari. Dopo lo storico Scudetto con Gigi Riva nella stagione 1967/70, i sardi si ritrovavano in Serie C, complice una crisi finanziaria.
Fino all’avvento di Sir. Claudio. L’allenatore di Testaccio, come capiterà spesso nel corso della sua carriera, entrò per cambiare una storia che sembrava scritta. Subentrato nell’estate del 1988, Ranieri si mise subito all’opera per riportare i rossoblù tra i grandi. Il doppio salto fino alla Serie A divenne realtà nel giro di tre anni, con i sardi che trionfarono anche in Coppa Italia Serie C. Un’esperienza che non ha mai dimenticato: “Ero un ragazzino quando arrivai, ho portato dentro di me il Cagliari per tutta la carriera. Anche nei momenti più bui“.

L’esperienza da giocatore in Serie C con il Palermo
La Serie C vinta con il Cagliari però non è stata la prima esperienza dell’allenatore romano nella categoria. Cresciuto nel settore giovanile della Roma, diventò grande con il Catanzaro. Fondamentale per la sua avventura in Calabria fu Gianni Di Marzio, che lo schierò sin da subito come terzino. Qui passò quasi dieci anni della propria carriera tra Serie A e B, diventando capitano del club. Il totale delle presenze in Calabria arrivò a 253, rendendolo ancora oggi il quarto calciatore con più presenze nella storia del club.
Poi l’esperienza in Sicilia, prima al Catania e poi al Palermo. Uno dei pochi ad aver fatto questa tratta tra le due rivali, dimostrandosi unico anche in questo. In rosanero arrivò negli ultimi anni della propria carriera, nell’estate 1984. Dopo la retrocessione alla prima stagione, Claudio Ranieri fece in tempo a centrare la promozione in Serie B. L’anno successivo a quest’ultima impresa sul campo, disputò la sua ultima stagione da giocatore, iniziando tre anni più tardi il percorso in panchina. Un percorso che lo porterà nella storia nella storia del calcio italiano e non solo. La Roma e la Serie A si preparano a salutare per l’ultima volta l’allenatore di Testaccio, l’uomo delle imprese impossibili sin dai tempi del Cagliari.