Rappresentativa Lega Pro, Renzi: “2023 anno fondamentale per i giovani di valore in Serie C”

L'intervista ai nostri microfoni

Renzi Lega Pro
17 Gennaio 2023

Luca Guerra - Autore

“Il 2023 è partito con tre giorni di lavoro a Coverciano, intervallati da amichevoli con le giovanili della Fiorentina. Il 31 gennaio e l’1 febbraio siamo ancora qui con Under 15 e 16 e chiudiamo con due amichevoli contro i pari età di Serie A”. Oriano Renzi fa parte del ristretto, ma affiatatissimo, staff con cui lavora Daniele Arrigoni. Lui e Luigi Corino sono gli uomini di fiducia del ct di tutte le Rappresentative della Lega Pro. Il suo il lavoro con un numero importante di ragazzi da selezionare è costante e ampio e si va oltre i limiti del ruolo. Ai microfoni de LaCasadiC.com racconta i progetti per un intenso 2023.

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Rappresentativa di Lega Pro e futuro, Renzi fa le carte al 2023

Renzi, partiamo dalla tipologia di lavoro che portate avanti.
“Noi come lavoro solitamente siamo abituati a seguire una scansione temporale e geografica. A settembre raggruppiamo i ragazzi per Under 15, 16 e 17 e ogni rappresentativa ha almeno 30-35 giocatori nelle rotazioni. Cerchiamo di dare spazio sia a chi ha qualità oggettive sia a chi magari si sta distinguendo nella sua squadra di club. Non siamo una Nazionale che deve tirare fuori per forza solo i più bravi”.

Il fatto di giocare in Serie C ha garantito la maturazione di questi ragazzi? 

“Se non fosse stato per il Covid, la crescita sarebbe stata esponenziale. Vediamo dei prodotti nostri che alla fine vanno in Nazionale A in almeno 3-4 casi all’anno. Penso a Mancini, Fabbian e Moro, per esempio. Mancini è in mostra con la Juve, Fabbian è un pilastro della Reggina, Moro è nel Frosinone primo in classifica”.

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Gli allenatori non amano fare nomi. Possiamo però citare un paio di esempi paradigmatici tra i ragazzi che avete allenato? Qualcuno che magari è cresciuto tanto e in maniera inattesa?

“Ci sono stati. Un esempio è Filippo Alessio, un 2004 del Vicenza che nella loro Under 15 era chiuso magari da Tommaso Mancini, e che è migliorato tantissimo in breve tempo. L’anno scorso ha anche debuttato in Serie B. Ci sono altri ragazzi, come De Lorenzo, 2003 dell’Alessandria che con noi ha cambiato ruolo e modo di giocare. A quest’età i ragazzi sono malleabilli, con il tempo saranno loro a capire meglio ogni aspetto. Sono delle spugne e possono carpire tanti concetti. Tra Arrigoni, Corino e me c’è grande intesa sul tema”.

Feeling è una parola chiave per voi.

“Secondo me il nostro lavoro è fatto bene se un ragazzo che passa dalla rappresentativa riesce a mettersi in vetrina. Il livello di allenamento fa la differenza. Se ci si confronta in un gruppo in cui sono tutti di pari livello, quello bravo emerge”.

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Nel confronto con altre realtà europee, come trovate i ragazzi dei vivai italiani? Anche dal punto di vista mentale, abbiamo colmato il gap?

“Secondo me sì. Ci vorrebbe forse più coraggio tra i grandi invece. I giovani ci ascoltano e recepiscono subito, questo lo notiamo. Magari sbagliano in partita ma a bocce ferme capiscono da soli dove hanno sbagliato. La selezione da un certo punto di vista è semplice. Poi serve dare mentalità: chi deve venire qui deve avere rispetto per se stesso, per gli altri e per il gruppo. Bisogna tornare alla vecchia scuola di pensiero: il giocatore deve vivere come tale sin da subito se vuole arrivare in alto”.

Chiudiamo gli occhi e immaginiamo questo 2023: che anno sarà per i giovani del calcio di C?

“Spero che i vertici si rendano conto di quanto sia importante questa Serie C, è un bacino per le squadre di A e B. Attingono da noi ed è fondamentale che ci sia una riforma che supporti i settori giovanili dei club di C. La crescita passa per i formatori, per le strutture e per gli investimenti. Prima si dà ai ragazzi la tecnica individuale, prima il ragazzo inizierà a pensare di reparto. Io sono convinto di questo e mi auguro questo”.