La Serie D, la C e poi la B, fino all’esordio con l’Inter. Poi i tanti infortuni che lo hanno frenato. Ma Stefano Sensi non si è mai arreso. E contro la Sampdoria, nell’8^ giornata del campionato di Serie A, ha trovato anche la sua prima rete con il Monza. Un gol che sa tanto di rinascita, dopo anni complicati e con pochi minuti sulle gambe. A fare da cornice, le sue prestazioni convincenti. Come quelle che sfoderava con il San Marino, in Serie C. Li dove tutto o quasi è cominciato. A soli 18 anni. Li dove è esploso ed è finito sotto i riflettori del grande calcio. “La Lega Pro è un campionato molto duro, dove ti fai le ossa”, ha ammesso in un’intervista a “La Gazzetta dello Sport”. Per lui, una regola che vale forse ancora di più.
All’Inter, poi in Champions League. Stefano Sensi di gavetta ne ha fatta. Sudore e sacrificio. Un viaggio che parte da lontano, da Rimini, accompagnato a scuola calcio dalla mamma: “Mi portava lei agli allenamenti e mi aspettava finché non finivo”. Nel 2010, complice il fallimento del club romagnolo, il centrocampista si trasferisce nella Primavera del Cesena. Si fa notare e si palesa il treno del professionismo a soli 18 anni. Un treno da prendere al volo. Destinazione San Marino, che si rivela un ambiente accomodante. Quello perfetto per crescere e farsi le ossa. Al primo anno 26 presenze e un gol. Ma è un anno dopo che quel ragazzino sbarbato e con una valigia piena di sogni inizia a farsi notare. 33 presenze e ben 8 reti. Una media quasi da attaccante. Un campionato terminato con la retrocessione della sua squadra, ma con gli occhi puntati addosso dal punto di vista personale. In quel club, trovavano spazio i talenti del Cesena portati dal direttore sportivo De Argila. Va da sé che per Sensi il San Marino era lo scenario più logico e comodo.
Forse, ciò che non tutti sanno, è che fu però la seconda metà di stagione (2014-2015) quella in cui il 27enne esplose definitivamente, prima dell’approdo al Sassuolo. A gennaio al San Marino arrivò Diawara, proprio l’ex giocatore di Napoli e Roma (adesso all’Anderlecht). Sensi da mezzala venne spostato sulla trequarti, influenzando in maniera decisiva la manovra negli ultimissimi metri. Il risultato? 8 gol nelle ultime 20 partite stagionali. Un rifinitore, ma anche un goleador. Una velocità d’esecuzione che esaltò i suoi gesti in campo. E che lo posero nell’Olimpo della Lega Pro.
In Emilia Romagna gioca con una naturalezza disarmante. E incanta, come lui sa fare. Per De Zerbi è un pupillo del centrocampo. Se la palla arriva a lui, è in cassaforte. In 4 anni con i neroverdi gioca 68 volte, segna ben 5 reti e fornisce 6 assist. Poi è la volta dell’Inter di Antonio Conte. Per la prima volta il “tuttofare” di centrocampo assapora il gusto di un grande club. L’inizio è straordinario: gioca, segna e dà geometrie in mezzo al campo. Poi gli infortuni: troppi, fastidiosi. Dal 2019 al 2021 scende in campo solo 7 volte in tutte le competizioni. Prima l’adduttore, poi il bicipite femorale. E ancora lo Scafoide e il polpaccio. Tutto fa “Crack”, come la sua esperienza all’Inter, che termina inevitabilmente. Negli ultimi 6 mesi ha giocato in prestito alla Sampdoria, adesso al Monza per rinascere e tornare quello di San Marino. Quello della Serie C. L’inizio, è promettente.
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