“Sono un attaccante e vivo per il gol”. Idee semplici. Idee chiare. Un pensiero che vive in chi, come Samuele Spalluto, dell’essere un centravanti ne fa un’arte da studiare e coltivare. Il classe 2001 di proprietà della Fiorentina, dopo un inizio difficile, è diventato, partita dopo partita, una certezza del suo Gubbio. Un impatto notevole nella sua prima stagione nel professionismo. Dal settore giovanile viola alla Serie C. Sono 10 le reti segnate. Spalluto si è preso il Gubbio.
Nato nel paese di Thiago Alcantara, San Pietro Vernotico, ma in campo gioca qualche metro più avanti. Il Salento la terra in cui tutto ha inizio. Il primo sport è, però, la kick-boxing. Poi dalla piazzetta del paese passa ai campi di calcio. Quelli della Corvino Academy, per la precisione. Il passaggio al Lecce e la chiamata della Fiorentina conquistata a suon di gol. Due anni negli Allievi e poi le difficoltà nella Primavera. Due stagioni passata tra la panchina e la tribuna. La sua risposta? Lavoro, allenamento e tanta umiltà. In silenzio aspetta il suo momento. Davanti aveva un certo Dusan Vlahovic. “C’era molta intesa tra noi. Per me è un esempio sia calcistico che umano, perché ti insegna tanto. Da lui ho soprattutto preso la fame di arrivare e la voglia di migliorarsi sempre”.
Poi arriva. Il suo momento. È la stagione 2020/2021. Una stagione culminata con la vittoria della Coppa Italia. Una vittoria che porta, anche, il suo nome. Un titolo di capocannoniere con 6 gol in 4 presenze, di cui due nella finale contro la Lazio. Emozioni che segnano. Emozioni che restano: “Quella vittoria rimarrà per sempre impressa nella mia mente. Per un’attaccante vincere una coppa con doppietta personale, la terza stagionale, è qualcosa di unico, indimenticabile”.
Una nuova esperienza. Una nuova scuola. La Serie C e il mondo del professionismo. In prestito dalla Fiorentina, arriva così al Gubbio. Una scelta convinta dettata dal progetto. L’inizio è difficile. Proprio come a Firenze. Ma Spalluto è abituato a lottare. In silenzio. “Non ho mai pensato di mollare. Credo che i momenti di difficoltà ci siano, come nella vita, anche nel calcio. Anzi, è stato proprio quando non giocavo e facevo fatica che mi prendevo le mie responsabilità e lavoravo per migliorare”. E ancora una volta, Spalluto, si è ripreso tutto.
La prima rete contro la Carrarese. L’ultima contro la Viterbese. La terza in quattro partite. 10 totali. La doppia cifra raggiunta. Lavoro, studio, fatica e allenamento. Perché quella del centravanti è un’arte da coltivare. Con il tempo. Con la dedizione. Gli idoli sono Ibrahimovic e Higuain (su Instagram usava i nickname ‘Spallimovic’ ed ‘El Pipa’). La storia è la sua. Quella di Samuele Spalluto. Pagine scritte con i gol.
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