“Sono molto felice per lui. Spero che gli altri miei giocatori abbiano quell’umiltà necessaria per imparare da lui”. Parola a Emiliano Bigica, ex allenatore della Fiorentina Primavera. Soggetto in questione: Samuele Spalluto. 16 anni, ai tempi, e l’atteggiamento del veterano. Parole che spiegano tanto, forse tutto. Il suo primo sport la kick-boxing, poi il calcio, ma sempre un unico comune denominatore: la tenacia. Tanti momenti difficili, che il biglietto della vita ti pone davanti. E il coraggio di superarli. Passione, sudore, umiltà. La base del successo. Ora l’ipotesi Serie C ha bussato alla sua porta, sponda Reggiana. Un’opportunità di riscatto da cogliere al volo.
Di San Pietro Vernotico, in Puglia. Qui è nato anche Thiago Alcantara. Niente male questo posto. Spalluto, però, gioca appena qualche metro più avanti. Il suo istinto è il gol: “Sono nato per segnare”, ha detto in esclusiva a La Casa di C. Diretto, pochi giri di parole. Concreto, proprio come deve essere uno che di mestiere fa l’attaccante. Contano i fatti, certo, ma le parole “introducono” una personalità. Ma a proposito di fatti, dalle mani (anzi, dai pugni) il ragazzino cresciuto a Trepuzzi, passa ai piedi e si innamora del “giocattolo” più bello del mondo: il pallone. Prima sotto casa con gli amici, poi nella Corvino Academy, la scuola calcio dell’ex direttore sportivo della Fiorentina Pantaleo Corvino. Lecce, prima di passare a Firenze. Goleador al torneo del Salento “Coppa San Michele Arcangelo” con 16 reti siglate. Niente male: un telefono che squilla. Era la Fiorentina.
Non tutto va come sperato: Spalluto colleziona più tribune e panchine che presenze dal 2017 al 2019. La parola “paura”, non fa però parte del suo vocabolario. Continua a lavorare, continua a sudare. Più di ieri, ma meno di domani. E, finalmente, il suo momento arriva: vince la Coppa Italia Primavera con la Fiorentina ed esulta anche per il titolo di capocannoniere della competizione: 6 reti in 4 partite. Milan, Lazio, Juventus e Genoa le squadre colpite e affondate: “Quella vittoria rimarrà per sempre impressa nella mia mente. Per un’attaccante vincere una coppa con doppietta personale, la terza stagionale, è qualcosa di unico, indimenticabile”.
Gli idoli di sempre Ibrahimovic e Higuain, ma “sotto casa” c’è Vlahovic, un altro niente male. Due anni di differenza. Certo, c’è differenza tra i due, ma il tempo sa regalare sorprese infinite. “Un ragazzo d’oro”, dirà del serbo, “Prendo esempio da lui per la cattiveria che mette in allenamento”. E si vede, visto che proprio Spalluto regalerà ad Aquilani il primo trofeo da allenatore grazi ai suoi gol. 25 presenze, 8 gol e altrettanti assist. Non solo spietato sotto porta, ma anche altruista con i compagni. Uno di quelli che il gioco lo lega.
Altro giro, altra corsa. Arriva la chiamata del Gubbio, La Fiorentina crede ancora in lui e così lo manda a giocare in prestito coi rossoblù. Fatica, sofferenza. Non è stato semplice all’inizio, ma se da Trepuzzi arrivi a Firenze e ti fermi a parlare con Vlahovic, significa che la strada è quella giusta e che il sogno è possibile. Del resto lui non si è mai arreso: “Proprio nei momenti difficili ho capito che dovevo continuare a migliorare”. Il risultato? 11 reti in 29 presenze nella scorsa stagione. Poi la Ternana e adesso, forse la Reggiana in C. Un’opportunità da vivere con gioia e ottimismo. L’età è ancora dalla sua parte.
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