Ternana, Ferrero: “Sono un operaio del calcio, voglio riportarla in B”

Ferrero alla Ternana, www.lacasadic.com
Le parole dell’ex Sampdoria, Ferrero.
Massimo Ferrero torna in scena. L’ex presidente della Sampdoria ha scelto di rilanciarsi nel mondo del calcio sposando il progetto ambizioso della famiglia Rizzo e puntando tutto sulla Ternana.
Un ritorno che arriva in un momento simbolico: il centenario del club rossoverde. A guidare la società, almeno formalmente, c’è Claudia Rizzo, appena 23 anni, la presidentessa più giovane del calcio italiano. Ferrero, invece, non ha un ruolo ufficiale, ma le idee chiare sì: riportare la Ternana almeno in Serie B. E in fretta. Ai microfoni de La Gazzetta dello Sport, ha parlato senza filtri. Tra passato, presente e futuro. Con un solo obiettivo in testa: riportare la Ternana dove conta davvero.
Parte subito spiegando quello che è il suo nuovo ruolo: “Calciatore. Le piace come risposta? Io sono un uomo del fare, non del dire. L’inno della Ternana mi piace, è affascinante. Non farò arrabbiare altri tifosi (come quelli della Sampdoria quando definì l’inno blucerchiato “du’ palle”, ndr). Faccio il pendolare: vado a Terni al mattino presto con il cuore e torno la notte con amore. E di Bandecchi ce n’è uno, tutti gli altri son nessuno”.
Prosegue: “Sono un operaio del calcio e ho avuto la fortuna di incontrare la famiglia Rizzo, che si è fidata del sindaco e mi ha affidato la Ternana. L’anniversario dei 100 anni è stato molto emozionante. La missione è portarla in una nuova era, molto più importante della categoria attuale. La Ternana in C sta scomoda”.
Ternana, Ferrero e la Sampdoria
Ferrero non poteva non soffermarsi anche sulla sua ex squadra ovvero la Sampdoria che è tornata a vincere una sfida dopo tanto tempo: “Era ora! Quando andai via dissi che i sampdoriani mi avrebbero rimpianto. E adesso cominciano a capire che il calcio è di tutti, ma non per tutti. Quando dico così mi riferisco all’attuale proprietà. Ferrero non può piacere a tutti come carattere, ma per la Samp ha fatto“. E sulla cessione del club rivela: “Zero. Non ho incassato nulla. Mi hanno defraudato. Manfredi è stato bravo all’inizio a raccontare storie, ma non ha capito che deve esserlo alla fine“.
Ed è proprio Manfredi l’attuale presidente del club ad aver descritto la situazione come devastata da chi lo aveva preceduto. La risposta di Ferrero non si è fatta attendere: “Ma come si permette, ‘sto Manfredi? Non dica falsità su di me. Gli ho lasciato un club meraviglioso, organizzato. Io non mi permetto di parlare come lui. Ha trovato un investitore che gli ha dato 100 milioni, io con una cifra del genere avrei vinto la Champions. Non si dicono le bugie: gli ho lasciato la Primavera al top, la squadra femminile, spogliatoi e campi sportivi appena rifatti, Casa Samp. E ha tagliato il nastro lui. Quando parli di Ferrero sciacquati la bocca e fatti il segno della croce. Signor Manfredi, è andato in Serie C! Ma come si permette…“.

Il ricordo di Vialli e l’addio di Ranieri
Ferrero ricorda anche la non cessione della Sampdoria a Vialli: “Quando si parla di un campione che non c’è più, sono io a fare il segno della croce. Dal cielo ci ascolta. Ma se un’offerta fosse arrivata davvero, io la Samp l’avrei venduta subito. Si sono tirati indietro e ne ho le prove. Prima della potenziale cessione chiamai Vialli per offrirgli la presidenza del club. . Aveva accettato la proposta della Nazionale, ma se l’avessi detto prima avrebbe potuto sembrare come un mio tentativo di difesa. Carta canta, però. Io la Samp gliel’avrei venduta, avevamo firmato ma il suo finanziatore si tirò indietro dopo che perdemmo sei partite con Di Francesco. Chiedevo 88 milioni, dopo le sconfitte accettai anche un’offerta da 44“. E sul suo periodo più buio: “Non me ne parli. Ho due bambini piccoli che hanno già sofferto abbastanza. Ma so che posso guardarmi allo specchio e cantarmela“.
Ferrero racconta anche delle sensazioni che prova quando riceve proiettili: “Io ho paura solo dell’amore: quando ti innamori di una donna che ti fa soffrire è come una coltellata. Dell’odio non me ne frega niente, un sentimento che appartiene agli insicuri. Anzi, mi faccia mandare un messaggio a quelli che mi spedirono una testa di maiale dicendo che la prossima sarebbe stata la mia: non potevate mandarmi qualche bistecca? So’ tanto bone!“. A conclusione un commento anche sulla scelta di Claudio Ranieri di lasciare la Sampdoria: “Lo stimo molto, è un bravo signore. Ma non ho capito perché ce l’abbia con me, non è elegante parlare male. O mi teme, o mi vuole bene. Abbiamo un rapporto di amore-odio. Chiese tanti soldi che non potevo dargli, se non all’inizio. Poi ha fatto bene ma non mi era possibile aumentare l’offerta. La Samp ha tenuto sempre in ordine i conti…“.
Con una Sampdoria che rischiò il fallimento: “E io non c’entro niente, successe due anni dopo che andai via. Quando al mio posto arrivò un signore che io non ci avrei messo mai, nemmeno ricordo come il nome. Sì… Lanna, porta pure sfortuna: a Roma regalò un rigore nel derby contro la Lazio per un mani assurdo. Esonerò D’Aversa che aveva vinto il derby e fatto 23 punti nel girone d’andata (erano 20, ndr), firmando un triennale da cifre blu a Marco Giampaolo. Quasi 8 milioni buttati via. Si sono salvati per il rotto della cuffia. Alla fine della stagione dopo, è cominciata l’agonia del fenomeno Manfredi”.