Cadute e ripartenze, essere Mattia Tordini: “Lecco, sono tornato”. The time is now

Gli anni all’Inter, gli infortuni e la forza di rialzarsi, nonostante tutto. L’intervista al numero 11 bluceleste

tordini lecco
14 Marzo 2023

Nicolò Franceschin - Autore

Ha segnato con il numero 11, Mattia Tor-di-ni”. Dopo più di un anno, quel nome è tornato a risuonare nell’aria del Rigamonti Ceppi. Un gol diverso, capace di racchiudere significati di vita: “Il momento più emozionante di sempre”. Farcela, nonostante gli infortuni, la sfortuna, il destino. Farcela, nonostante tutto. Nel classe 2002 si nascondono tante sfumature. Mattia Tordini è il sostegno dei tifosi, una maglia regalata a un bambino, l’abbraccio dei suoi compagni. È un invito a rimanere in piedi, una testimonianza di caparbietà, legame con la famiglia. Un pianto da ricordare, una luce ritrovata. È fiducia nel futuro, perché ogni viaggio ha la sua possibilità. E, soprattutto, è una storia da narrare, perché tutti almeno una volta nella vita siamo stati o saremo Mattia: “Non è stato facile, ma sono tornato”.

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Credit: Calcio Lecco

Siamo andati a trovarlo al Rigamonti Ceppi, per farci raccontare il suo viaggio. Il suono del fischietto è inconfondibile, l’allenamento è appena finito. Una felpa, un sorriso genuino e una stretta di mano. “Sono stanchissimo”. Una chiacchierata con Mattia, ancora prima che con Tordini. Perché la persona e i vuoi vissuti vengono sempre prima del calciatore. Emozioni e pensieri, il resto è una conseguenza. Il derby tra Inter e Milan per averlo, il Novara, gli infortuni e il Lecco. La forza di sorridere, nonostante tutto. (Ri)tornare, la storia di Mattia Tordini.

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Credit: Calcio Lecco

“Nonno, grazie”

Baricentro basso e tecnica, come i riferimenti Dybala e Aguero. Un pallone che lo accompagna da sempre: “Ho iniziato a giocare a 3 anni”. Dopo un anno è derby: “Mi volevano Inter e Milan. I rossoneri dopo un provino mi avevano dato subito il borsone”. La scelta, però, ricade sui nerazzurri: L’ho fatto per mio nonno, era un grande interista. Una collezione di ricordi: “La partita a San Siro prima di un match di Serie A. Emozione incredibile”. Il Meazza, teatro di sogni: “Ero un raccattapalle nella finale di Champions Real Madrid-Atletico Madrid”. La partita rimasta nel cuore: “Una finale vinta con un mio gol contro il Barcellona”. Anni in nerazzurro: “Giocare all’Inter non mi è pesato. Si deve essere in grado di mantenere sempre alto il livello. Ero in squadra con Sebastiano Esposito. Un vincente nato. Come si arrabbiava se non faceva gol”.

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Mattia con il fratello Nicolò

Dopo 10 anni l’addio all’Inter:Ci sono rimasto male. Mio padre e il mio ex procuratore ne erano già a conoscenza, io l’ho scoperto dopo”. Il passaggio in prestito al Novara: “Mi sono ripreso una piccola rivincita con una bella stagione”. Anche se l’inizio non è stato dei più semplici: “Sono andato con la testa sbagliata, pensando di potermi subito imporre solo per il semplice fatto di arrivare dall’Inter”. 0 gol nelle prime 6 partite. “Banchieri, l’allenatore, decide di lasciarmi in panchina. Mi è scattato qualcosa. 14 reti di fila e semifinali dei playoff raggiunte”. Turning point, un cambio di mentalità: “Ho iniziato a pretendere di più da me stesso”. Passaggi di una carriera. Percorsi di maturità. Poi alcuni mesi a Torino: “La mia prima volta fuori casa”.

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Credit: Calcio Lecco

Giochi del destino 

Il ritorno a Novara, questa volta a titolo definitivo. Un mese in Primavera, il Covid e il ritiro in prima squadra: “Conoscevo già Bove, Collodel e Bellich, amici stretti di mio fratello. Mi hanno dato una grande mano e fatto sentire fin da subito parte del gruppo. Una delle prime sere in ritiro mi fecero cantare due volte perché mi vergognavo. E quante partite alla play e a briscola..”. E la bandiera, Pablo Gonzalez:Quanti consigli”. L’esordio in Coppa Italia contro il Cittadella in cui capisce “di essere all’altezza”. E il primo rapporto con gli infortuni: “Mi ero fatto male in allenamento, ma non avevo detto nulla perché stavo iniziando a giocare, poi sono stato fermo tre mesi”.

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Credit: Calcio Lecco

Il Novara fallisce. Un nuovo inizio segnato dal destino: “Dovevo firmare a inizio agosto con una squadra, poi ho preso il Covid. Il giorno prima che risultassi negativo mi chiama l’ex procuratore”. “Ti vuole il Lecco”. Mattia dice subito di sì. Arriva con l’addestramento tecnico: “L’ho vissuto come un passaggio naturale”. E l’inizio sorprende tutti: “Alla prima in casa per un problema di under gioco titolare con il Legnago. Doppietta e assist. La giornata successiva un altro gol”. I complimenti crescono, Tordini è rivelazione e protagonista: “Non mi sono mai montato la testa”. Arriva la firma del primo contratto da professionista. Un nuovo passo. L’apice nella vittoria al Rigamonti Ceppi contro il Padova: “Quel gol il momento più emozionante”. L’esultanza dedicata al padre: “Era lì in tribuna”.

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La dedica al papà in tribuna. Credit: Calcio Lecco

Lacrime e coraggio

Imprevedibile, la vita. Incontrollabili le varianti del destino. Soprattutto se queste variabili si chiamano infortuni e arrivano dal nulla, inaspettati. Perché il calcio è anche questo, ti porta in alto per lasciarti cadere. Inizia il calvario. Rottura del quinto metatarso: “Un tunnel. Vivere una stagione da fuori è stato brutto”. Una presenza a fine campionato e si riparte con il ritiro questa estate: “Il primo giorno ancora lo stesso infortunio”. L’animo è devastato. Nella testa i pensieri si susseguono, incessanti e difficili da fermare. A prevalere, la tristezza: “Ho chiamato i miei genitori e il dottore piangendo. Ero completamente distrutto. Ho fatto tre giorni in casa senza sentire nessuno. Il momento più triste della mia vita”. Un vuoto da colmare. Un vuoto che ha lasciato in Mattia la voglia di riprendersi tutto: “Devo recuperare quanto ho perso. Non mi accontento, voglio sempre di più. Quella rabbia la devo riportare sul calcio. Devo farlo per me”.

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Credit: Calcio Lecco

Istantanee 

Ci sono attese senza fine. E poi ci sono istanti che si iscrivono nella storia e che cambiano una vita. Attimi che assumono i tratti dell’eternità. Per intensità, profondità, importanza. Singole immagini capaci di contenere in sé significati infiniti. Mattia quel momento lo ha conosciuto, nel ritorno al gol contro l’Arzignano: “Una esplosione di emozioni. Rabbia, felicità, fatica, rivalsa”. Istantanee impresse nel cuore: C’è una foto della mia esultanza che è la rappresentazione perfetta. Uno sfogo in cui si racchiude tutto quello che ho passato e le emozioni provate”. La famiglia sempre con lui: “C’era mia madre in tribuna che si è messa a piangere”. Davanti agli occhi, quei mesi fuori dal campo: “Se ci penso e mi riguardo indietro capisco che non è stato facile. C’è stata paura. Paura nel vedere che facevo fatica a tornare a essere quello di prima. Poi allenamento dopo allenamento dei piccoli miglioramenti. Dettagli che facevano la differenza. E nell’ultimo periodo sto tornando a sentirmi bene”.

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Credit: Calcio Lecco

Caparbietà e consapevolezza: “Non ho mai pensato di mollare, però mi sentivo inferiore a tutti, non mi riconoscevo. Ora, invece, mi sento al pari degli altri. Una sensazione a cui è seguita in modo naturale il ritorno al gol. Un cerchio che si è chiuso”. Già, un cerchio chiuso che contiene tanto. Contiene tutto. Gli infortuni, la frustrazione, paure e tristezza. La volontà di rialzarsi, combattere, essere coraggioso. Come sempre, nonostante tutto. Perché è nella sofferenza che ci si conosce, si cresce, si vive e scrive la propria storia. E Mattia in quella sofferenza è ripartito. Mattia è tornato.

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Credit: Calcio Lecco

L’abbraccio

Amato da tutti. Dagli over ai giovani, passando per i tifosi e i bambini. Un sostegno collettivo raccolto in quel gol: “Sono venuti tutti ad abbracciarmi. Ho sentito tutta la squadra con me”. Un gol che racchiude significati e sfumature: “Eravamo in 10. Una rete decisiva per la vittoria”. Difficoltà e successo, come la storia di Mattia. A fine partita il messaggio di Ilari, espulso durante il match: “Non ho mai esultato così tanto per un mio gol. Mi hai salvato, grazie”. Brividi. Simboli e immagini della forza di un gruppo speciale: “Un legame forte, senza invidie. Erano tutti contenti per me”. Perché a Mattia non si può non voler bene. Non si può per quello che è, nella sua essenza: “I miei compagni mi hanno sempre aiutato. Battistini, Iocolano, Celjak, Ganz, Merli Sala e tutti gli altri. Ho imparato da tutti”. Dettagli che fanno la differenza, espressione dei valori di questo ragazzo.

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Credit: Calcio Lecco

Una stagione da protagonista quella vissuta dal Lecco di Tordini: “Siamo lì in alto a combattere per qualcosa di unico, ci crediamo. Non è un sogno, perché quelli durano una giornata. È una realtà concreta che ci siamo costruiti e per cui lavoriamo ogni giorno. Arrivati a questo punto, perché non crederci?. E un legame profondo con i tifosi: “Ho lasciato un bel ricordo. Mi hanno sostenuto durante gli infortuni. Apprezzano ciò che sono e mi carica molto. Se riesco ogni domenica cerco di regalare una maglia ai bambini o ai sostenitori. Se posso farli felici, perché non dovrei”.

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Mattia con i genitori e il fratello Nicolò

Legami

Una vita a ritmo di musica, soprattutto se reggaeton: “Sono il dj della squadra. Un ragazzo ci ha scritto anche due canzoni”. E quella connessione inscindibile con la famiglia: “I miei genitori e mio fratello sono la mia vita. E con Nicolò ho un rapporto unico. Andiamo in vacanza insieme, per me è tutto. Anche lui ha passato momenti difficili per il calcio e non gli è stato dato ciò che avrebbe meritato. Io voglio fare strada per loro e per quanto hanno fatto. Ogni cosa che faccio penso a loro, a mio fratello che non è riuscito a ritrovare la C, a mio padre a cui non hanno regalato nulla. Io che ho la possibilità devo crederci e avere fame, sempre. Glielo devo. Se mi alleno male penso a mio fratello che sputerebbe sangue al mio posto. In estate mi stimola sempre per continuare ad allenarmi”. Sulla pelle tatuaggi disegnati per loro. Radici profonde, sentimenti puri e nobili. Mattia ha qualcosa e qualcuno per cui combattere. La corsa continua. Non sogni, ma solide realtà da costruirsi. Not afraid, nonostante tutto. The time is now. Questo è Mattia Tordini.

A cura di Nicolò Franceschin