Oltre le difficoltà, Geppino Marino: “Alla Triestina bellissima esperienza, o affossavamo insieme o provavamo a fare la storia”

Giuseppe Marino, allenatore (Credit_ Triestina Calcio)
L’intervista all’ex allenatore dei giuliani con un passato nel calcio femminile.
Da agosto a metà ottobre è stato l’allenatore della Triestina, guidando la squadra in una situazione più che complicata tra voci di cessione della società e punti di penalizzazione che continuavano ad arrivare. Poi, come un fulmine a ciel sereno, è arrivato l’esonero. Giuseppe Marino, detto “Geppino”, ai microfoni de LaCasadiC.com ha ripercorso le tappe della sua avventura a Trieste in un’intervista.
In primo luogo, l’allenatore ha spiegato e raccontato il suo cammino con la Triestina in questo avvio di stagione: “Mi hanno chiamato Prima squadra ad agosto dopo il mio primo anno alla Primavera dove avevo raggiunto i playoff. Avevo già fatto l’allenatore ad interim, quest’estate per necessità sono stato chiamato pochi giorni prima dell’esordio in Coppa Italia Serie C“.
Sulla difficile situazione e sul gruppo che si era creato: “Abbiamo vissuto un po’ “alla giornata” prima del passaggio di proprietà, abbiamo lavorato davvero con tanto impegno. C’è stato tanto sacrificio sia da parte mia, che dello staff e anche del ds Franco. La nostra fortuna è stata quella di creare un blocco unito. Ho provato a trasmettere i mie valori alla squadra, della disciplina e dell’impegno quotidiano”.
E sui ricordi che porterà per nel proprio bagaglio d’esperienza: “Per me è stata una bellissima esperienza, anche i risultati erano stati buoni nonostante la penalizzazione e le voci extra-campo. Si era creata una bellissima situazione”. Sull’esonero, arrivato un po’ a sorpresa: “La società ha fatto altre scelte e ha richiamato Tesser, un fuoriclasse per la categoria”.
Triestina, Marino: “O affossavamo insieme o provavamo a fare la storia”
Per “Geppino” l’esperienza alla Triestina ha avuto un sapore diverso: “Avevamo l’obbligo morale di dare il massimo, dicevo tutti giorni ai ragazzi era di impegnarsi e fare il nostro dovere”. La situazione non era delle più semplici, ma Marino è riuscito a tenere in piedi un gruppo e trainarlo dentro e fuori del campo: “Siamo dei professionisti, le problematiche andavano messe da parte. Prima di tutto c’erano la maglia e il club. Tutto il nostro futuro passava da quei momenti: o affossavamo insieme o provavamo a passare alla storia“.
L’impegno dell’allenatore è stato importante, anche nella testa dei giocatori: “Il mio obiettivo era quello di restare sulla panchina. È stato un lavoro molto extra-campo, al mattino spesso scrivevo frasi motivazionali nello spogliatoio, ho fatto molti colloqui individuali con i ragazzi, ho provato a curare tutto a 360 gradi. Per ottenere il massimo dovevo riuscire a sfruttare il massimo da tutti i giocatori. Io mi sono sempre creato obiettivi, quando lo fai per lavoro e l’obiettivo è quello di portare avanti una famiglia le pressioni sono quelle. Arrivavo alle 8 del mattino al campo e me ne andavo almeno dodici ore dopo. L’allenatore è una vocazione”.

Il passato nel calcio femminile
Prima della Triestina, Marino ha avuto una lunga esperienza nel calcio femminile, allenando, tra le altre, Napoli e Venezia: “Quando ho iniziato io nel calcio femminile si parlava del dilettantismo. Ora si parla di calciatrici e allenatori professionisti, io credo e spero che ci sia ancora margine per crescere. Il calcio femminile deve entrare nelle case. Ho conosciuto Soncin ai tempi del Venezia, bisogna avere anche una deformazione professionale tale da riuscire a stare bene in quell’ambiente”.
“Triestina? Spero nella salvezza, faccio il tifo per loro”
In conclusione, l’allenatore ha voluto fare il punto sul girone A: “Diciamo che era prevedibile capire che Vicenza e Brescia ne avevano di più, i biancorossi hanno preso Gallo che è molto pragmatico. La salvezza della Triestina? Quando si tocca il cuore difficilmente si riesce a essere obiettivi. Io credo nella Triestina e in Tesser, faccio il tifo per loro e per la piazza. É una mission impossible. Io voglio essere romantico, tengo molto ai giocatori, loro meritano di ottenere la salvezza”.
E sul suo futuro: “È veramente dura stare a casa, voglio tornare a respirare l’aria di quel prato verde. Il mio auspicio è quello di riprendere il percorso”.
