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Vuthaj, il moschettiere del gol: dalla fuga dalla guerra fino a superare Vlahovic e Immobile

Vuthaj, il moschettiere del gol. Il miglior marcatore stagionale dalla Serie A alla Serie D. Una rete dopo l’altra con la costanza di chi sa che per tirare su qualcosa di importante c’è bisogno di rimboccarsi le maniche e lavorare. Come quando, non più tardi di 3 anni fa, affiancava suo padre in cantiere mettendo insieme un mattone dopo l’altro e i panni erano quelli del muratore e non del giocatore.

Foto: Novara (Facebook)

Tutti per uno, Vuthaj per tutti: il ‘Dardagnan’ che ha fatto impazzire Novara

Il Novara ha incoronato il suo bomber sui social celebrando i suoi numeri da spietato re dell’area di rigore: 37 volte a bersaglio in 41 partite stagionali, 35 volte su 35 in campionato; 2 triplette e 6 doppiette. Pietre miliari sulla promozione in Serie C degli azzurri, tornati nel professionismo a un anno di distanza dalla discesa negli inferi con la mancata iscrizione in Serie B. Lo scettro di capocannoniere della LND saldamente nelle sue mani al termine di in un’annata da record. Tutti pazzi per ‘Dardagnan’ come lo hanno ribattezzato i tifosi della squadra piemontese.

Vuthaj, fuga dalla guerra in Albania sulle orme del papà bomber del Partizan Tirana

Capelli biondo platino, nato a Milot, ora vive a Cuneo. Albanese di nascita, fuggito dalla guerra, è diventato italiano d’adozione con tanto di doppio passaporto. Il prossimo 10 settembre Vuthaj compirà 27 anni. Da quando ne aveva 3 vive in quella che è diventata la sua seconda patria. Dove esprimere il suo grande talento. Certificato da numeri da primato. E sì perché quest’anno Vuthaj l’ha messa dentro più di gente del calibro di Immobile e Vlahovic. Dalla fame, in senso letterale, a quella letale per le squadre avversarie. Che hanno solo i centravanti di razza.

Questione di talento, impresso nel DNA. E infatti con suo padre Vuthaj non ha condiviso solo lo sporcarsi le mani tra calce e cemento, ma da lui ha ereditato pure un’innata capacità di bucare la porta avversaria. Chi lo ha messo al mondo era solito farlo con la maglia del Partizan Tirana. Tanti sacrifici per tirarlo su, un percorso dal basso mai dimenticato che ha evidentemente fatto la differenza. Perché Dardan scende in campo non solo per sé stesso, ma anche per la sua famiglia a cui deve tanto e vuole regalare una seconda parte di vita in discesa contribuendo a ripagare i sacrifici fatti per garantirgli un futuro.

I 3 gol sotto gli occhi di Gasperini, il diverbio con Juric e due sogni: “La Serie A e la nazionale albanese”

Ma la potenza è nulla senza controllo, recitava un vecchio spot pubblicitario. E Vuthaj ha imparato a tenere i piedi saldamente a terra non prima di aver imparato che se voli troppo alto rischi di fare la fine di un’Icaro del calcio qualsiasi. Quando nell’estate del 2012 era nelle giovanili del Genoa rifilò 3 gol a Bizzarri sotto gli occhi di Giampiero Gasperini e si sentì padrone del mondo. Ivan Juric gli insegnò con i suoi modi il concetto di umiltà facendolo accomodare in panchina e poi fuori rosa proprio mentre pregustava di esordire in prima squadra e lo spedì in Serie D al Savona anche perché, da extracomunitario, non poteva giocare in Serie B o C. Un contraccolpo psicologico pagato con un senso di smarrimento e un’annata da dimenticare. Ma la classe non è acqua e una volta rimesse nel mirino le giuste priorità ha trovato la quadratura del cerchio.

Diciassette gol al Campodarsego, un infortunio a frenarlo con l’Imolese, poi 21 centri col Rimini prima di esplodere al Novara. Alle spalle parentesi interlocutorie, ma non meno formative: dal Chiavari Calcio Caperana passando al Bra, al San Donato Tavarnelle; agli albanesi del KF Laci e agli svizzeri dell’FC Cortaillod, fino ad arrivare al Monopoli e al Delta Polto Tolle (la prima volta in doppia cifra in carriera con 11 gol). Tanta gavetta e un sogno da inseguire, quello di giocare in Serie A.

A cura di Marco Festa

Redazione

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