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Foggia, occhio al post Zeman: le squadre lasciate dal boemo spesso crollano

Amato o odiato, Zdenek Zeman è uno di quegli allenatori che non lascia nessuno indifferente. Il suo calcio, unito al suo personaggio, ne ha fatto un simbolo, un’icona degli ultimi 30 anni tra Serie A, B e C. Le sue squadre hanno sempre giocato in una maniera molto riconoscibile, votate all’attacco e al fare un gol in più degli avversari. I difetti del boemo sono altrettanto noti: una scarsa propensione alla difesa, rapporti con le proprie dirigenze altalenanti e pochi peli sulla lingua. Scopritore di talenti e uomo verticale, Zeman ha compiuto vari “miracoli sportivi” in giro per l’Italia e spinto squadre dove non avevano mai sognato di arrivare.

Foto Antonellis

Foggia e Zeman, tira e molla

Se dici Zeman, pensi subito a Foggia e al Foggia. I rossoneri sono stati allenati 4 volte da lui e, l’ultima, nello scorso campionato. Con l’allenatore oggi 75enne, i pugliesi sono arrivati settimi, qualificandosi per i play-off. Il loro percorso però si è fermato al primo turno della fase nazionale quando la Virtus Entella ha avuto la meglio. Al termine della stagione, il boemo ha salutato la squadra e lasciato il timone a Roberto Boscaglia. La carriera di Zeman è piena di addii improvvisi, esoneri e dimissioni. Lo stesso allenatore ha perlopiù voluto firmare solo contratti annuali in tutta la sua carriera, un modo per guadagnarsi la riconferma anno dopo anno. Come detto, i suoi alti sono stati davvero alti, così come lo sono stati i suoi bassi. I suoi metodi hanno sempre fatto discutere ma, analizzando le parabole delle squadre da lui lasciate, si nota come abbiano fatto fatica a riprendersi dai suoi addi.

La fine di Zemanlandia e la nascita della Roma da tricolore

Dopo il “Foggia dei miracoli” dei primi anni ’90, la prima e forse migliore creatura di Zeman, per i pugliesi si apre un periodo difficile. L’annata successiva all’addio del boemo, quella 1994/1995 coincide con la discesa in B dei rossoneri affidati a Catuzzi. No Zeman no party. Fa peggio senza Zdenek anche la Roma. Siamo nel 1999/2000, dopo un quinto posto, i capitolini si affidano a Fabio Capello. L’ex Milan eredita una squadra in costruzione con un giovane Francesco Totti, lanciato da Zeman e divenuto capitano nel post Aldair. I risultati non sono quelli sperati: sesto posto a -18 dalla Lazio scudettata. Ma le basi ci sono e nell’annata ancora successiva i giallorossi s’impongono, conquistando il tricolore.  

Credit: profilo Instagram Foggia

Rimpianto Lecce e ritorno a Foggia

Altro giro e altro rimpianto. Questa volta tocca al Lecce: Zeman arriva in Salento nel 2004/2005. L’annata è fantastica. Spinta dai gol di Vucinic e Bojinov, la squadra giallorossa vola e diverte, arrampicandosi fino all’undicesimo posto nella classifica finale. Un gran risultato, che però non significa conferma del boemo sulla panchina. L’anno successivo tocca a Gregucci, ma, dopo vari cambi di guida tecnica, il Lecce retrocede in Serie B. Il rapporto tra Zeman e Foggia è plurimo, ci ritorna nel 2010/2011. Altra grande stagione e sogno promozione solo sfiorato nonostante l’esplosione di talenti come Marco Sau e Lorenzo Insigne. Nell’annata successiva i rossoneri si affidano a Stringara, ma non vanno oltre l’undicesimo posto.

L’altro capolavoro di Zeman: il Pescara

Il Pescara dei sogni di Zeman è una delle squadre più divertenti del boemo, una vera e propria macchina da gol e vittorie che sbaraglia la concorrenza della B. Verratti, Immobile e lo stesso Insigne danno spettacolo e portano gli adriatici di nuovo nella massima serie. Peccato però che in A la squadra venga smantellata e lo stesso boemo parta per nuove avventure. I biancoazzurri vengono affidati a Stroppa ma la stagione 2012/2013 è un vero incubo. Ventesimo, il Pescara retrocede senza storie e segna vari record negativi. Si sente la mancanza del “muto”, così com’era stato soprannominato nei primi anni di carriera.

La coppa Italia decisa dal derby, senza Zeman

Andate e ritorni, Zeman non si è fatto mancare nulla. Dopo la “resurrezione” con il Pescara, strappa un contratto di due anni con la Roma. A distanza di anni, il boemo torna nella capitale con lo stesso atteggiamento ma risultati peggiori. La sua avventura finisce in fretta e al suo posto viene chiamato Andreazzoli. La squadra non si desta e anzi si macchia di una sconfitta che resterà nella storia del club: quella in finale di Coppa Italia con la Lazio. Dire addio a Zeman spesso è significato dover ripartire da zero e fare peggio. L’augurio per il nuovo Foggia di Boscaglia è che i satanelli possano essere l’eccezione che conferma la regola in un 2022/2023 ancora tutto da scrivere.

A cura di Simone Gervasio

Redazione

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