Il Pescara torna alla vittoria dopo il pareggio di Perugia e lo fa in pieno stile zemaniano: prima il doppio vantaggio e il primo centro del numero dieci, poi la rimonta toscana, il buio e la luce che torna con l’incornata di Cangiano che vale il 3-2 sull’Arezzo. Ma il protagonista finale finisce per essere Merola, punzecchiato dal suo allenatore alla vigilia, che aveva provato a spiegare in conferenza stampa il suo digiuno dal gol. La risposta è stata la migliore possibile.
Pescara–Arezzo è stata una partita divertente sia nel risultato, e nelle modalità in cui si è sviluppato, che nei suoi protagonisti: Cangiano si prende la scena, Plizzari ci mette le mani e Davide Merola inaugura il suo campionato rispondendo a Zeman, che alla vigilia della gara aveva dichiarato: “A Merola manca il gol perché lo cerca troppo. Se non ci pensa, il gol arriva.” E infatti, il numero 10 inizia la sua partita cercando insistentemente la via della rete. Va al tiro, ma la sua conclusione, al nono minuto, parte strozzata, deviata e probabilmente troppo ricercata per fare male. Nel frattempo il Pescara si porta avanti, i pensieri di Merola si fanno probabilmente meno ingombranti e il gol del fantasista finalmente arriva: il suggerimento in profondità è perfetto, Merola addomestica e con due tocchi è davanti a Trombini, piattone mancino e il gol diventa realtà.
Le parole di Zeman oggi tuonano come una profezia, ma sono figlie del bagaglio professionale e umano del tecnico boemo e soprattutto della profonda conoscenza del singolo: i due hanno un forte legame e il boemo è stato quello capace di farlo rendere al massimo delle sue possibilità. Il rapporto tra Merola e Zeman è profondo e positivo anche dal punto di vista professionale. Con lui il classe 2000 ha alzato l’asticella delle sue prestazioni iniziando a incidere sulle partite con continuità. La riconoscenza di Merola nei confronti del tecnico è assoluta e non perde occasione per sottolineare quanto l’incontro con l’allenatore abbia dato una svolta decisa alla sua carriera. Carriera partita con gli effetti speciali e un esordio con l’Inter da giovanissimo, ma diventata opaca dopo una non felicissima girandola di prestiti dall’Empoli, poi l’incontro con Zeman a Foggia e la rinascita. Un colore vivo il percorso di Merola l’ha ritrovato con veemenza a Pescara, con una nuova sicurezza e di conseguenze giocate, numeri e prestazioni e contro l’Arezzo anche il primo gol di questo campionato. “U’ bambinu” è così che il tecnico chiama il suo numero 10: un soprannome romantico, quasi paterno, come a ricordargli che la carta d’identità è ancora dalla sua parte e che qualche pressione di troppo può ancora lasciarla nello spogliatoio per pensare, o meglio non pensare, al gol. Così come ha fatto nella vittoria contro l’Arezzo, ovviamente con Zeman in panchina.
A cura di Gabriele Cascella
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