Dalla Serie C alla Juventus: la prima palestra di Luciano Spalletti

Luciano Spalletti - imago
Oggi è tra i più conosciuti del nostro calcio, ma sapevate che ha iniziato la sua carriera in Lega Pro? Ecco qual è stata la prima panchina del prossimo allenatore bianconero, Luciano Spalletti.
Mani da architetto, cervello da ingegnere, tocco d’oro. Non c’è alcun dubbio: Luciano Spalletti è tuttora tra gli allenatori più influenti del nostro calcio. E il fatto che la Juventus abbia deciso di affidarsi a lui per tornare a correre ne è una conferma lampante. Perché il classe ’59, nel corso della sua carriera, ha sfoggiato pressoché ovunque doti da mente eccelsa. Nel ricostruire, e anche nel riparare. Partendo, soventemente, da situazioni di svantaggio: come i grandi insegnano.
E il certaldese, tra i grandi, alla fine ci è anche arrivato. Con il lavoro, le idee e, in primis, la gavetta. Lunga, faticosa, ma estremamente gratificante e sommariamente persino vincente. Difficile dimenticare la sua doppia Roma, pressoché impossibile archiviare lo scudetto conquistato alla guida del Napoli. Un trionfo unico, impareggiabile per dimensioni e bellezza. Seppur sia stato seguito da momenti di buio, perché il successivo mandato alla guida della nostra Nazionale non ne ha sicuramente risaltato genio e autorità. Ma la possibilità di scrivere nuove pagine di luce è già dietro l’angolo: Madama chiama, Luciano risponde presente.
Senza mai dimenticare le sue radici, che raccontano di un percorso in salita sin dagli albori. E non solo nelle vesti di allenatore: Spalletti, prima di dirigere, ha anche indossato gli scarpini. Dove? Proprio nella nostra Serie C. Specificatamente, nell’Entella Bacezza (attuale Virtus Entella), con cui raggiunse un buon quinto posto in C2 (stagione ’85/86) sotto l’egida di un altro nome noto ai più: Gian Piero Ventura. Che allenerà l’allora attaccante toscano anche allo Spezia, questa volta in C1, anche se solo per poche giornate. E che incrocerà, 13 anni dopo, addirittura come tecnico rivale. Proprio così: dal campo all’area tecnica. Maestro contro allievo.
Non prima, ovviamente, che Luciano concluda il suo viaggio sportivo, il cui epilogo si suddivide in due tappe: Viareggio, poi Empoli. A scanso di banalità, sarà esattamente quest’ultima piazza ad affibbiargli le mansioni da tecnico. Imperativo riavvolgere il nastro: stagione 1993/1994. Annata che consegnò agli archivi la versione 1.0 dello Spalletti allenatore.
La prima panchina di Spalletti: il quadriennio empolese
Terminata la carriera da calciatore, Spalletti inizia quella da allenatore: storia nota. Ma la prima tappa è già un veloce susseguirsi di eventi: perché, partendo dalle giovanili dell’Empoli, Luciano arriverà prontamente ai vertici dello stesso club toscano. Il tutto nella sopracitata annata. Maledetta, per i biancazzurri di Corsi, immischiati con mani e piedi nella zona retrocessione della C1 nonostante la presenza in rosa di futuri talenti come Alessandro Birindelli e Vincenzo Montella. Necessario voltare pagina: a sei giornata dal termine del campionato, il tecnico Adriano Lombardi viene esonerato. Al suo posto? Proprio l’allora 35enne, nativo di Certaldo e dalle idee fresche. Chiare, anzi: chiarissime. Difatti, con sole 8 partite a disposizione, compie subito una piccola impresa: salva il club ai playout e si fa gradualmente apprezzare per metodi e personalità. Finita qui? Non esattamente: al contrario, questo conseguimento è solo l’inizio di una cavalcata estasiante.
Culminata, nel successivo triennio, con un doppio salto di categoria. Nella stagione 1995/1996, una volta riprese le redini della prima squadra, Spalletti raggiunge l’apice: vince la Coppa Italia Serie C, arriva terzo e agguanta la promozione in Serie B. In rosa, un buon marcatore come Carmine Esposito (18 reti) e anche due suoi futuri collaboratori tecnici: Giovanni Martusciello e Daniele Baldini. Ma è l’anno successivo che Luciano scrive un pezzetto di storia: al primo tentativo, infatti, l’Empoli centra la terza partecipazione alla Serie A della sua esistenza sportiva. Tra i protagonisti di quell’annata, anche un giovanissimo Luca Toni, che ha segnato un solo gol ma che ha contribuito al traguardo massimo. Successivamente, difeso e salvaguardato: Spalletti mantiene la categoria principe del nostro calcio con un buon dodicesimo posto, e dà il via alla sua affascinante carriera tra i grandi.

Ventura, il suo primo maestro
Il percorso in panchina di Spalletti è successivamente proseguito alla Sampdoria, con un interregno sicuramente privo di emozioni forti: venne esonerato e richiamato, ma non evitò la retrocessione in Serie B dei blucerchiati. Le grandi gioie arriveranno sicuramente dopo: Udinese in Champions League, Roma ai vertici, Inter riportata al top e Napoli di nuovo campione. Una serie di conquiste che, senza l’apporto di Gian Piero Ventura, probabilmente non gli sarebbero mai appartenute.
Il navigato classe ’48 è stato il primo a credere in Spalletti, lanciandolo all’Entella e portandolo con sé allo Spezia. Doppia complicità spezzata dalla successiva asimmetria dei percorsi intrapresi, ma ricomposta direttamente dalla panchina: i due ebbero infatti modo di incrociarsi da allenatori nel lontano 1998/1999. Ventura alla guida del Cagliari, Luciano – come detto sopra – con il blucerchiato indosso. Bilancio? Uno scialbo 0-0 e una grossa vittoria del maestro, che inflisse al suo primo allievo un formativo 4-1. 17 anni più tardi, una nuova possibilità di battersi e mettersi alla prova. Sfida, questa volta, vinta da Spalletti, che alla guida della Roma sconfisse 3-2 il Torino di Ventura. Altra storia, altro calcio. Ma il messaggio di fondo resta lo stesso: i grandi successi si costruiscono da zero. Punto.
