Aquino, primo allenatore di Barrenechea: “Da ragazzino timido del Newell’s all’esordio in Champions: vi racconto il mio Enzo”

Apprezzato in Primavera, cresciuto in Under23, arrivato in prima squadra. Iniziato tutto tra Rosario e Villa Marìa. Enzo Barrenechea raccontato dal suo primo allenatore al Newell’s, Emiliano Aquino. "Ragazzino timido che non voleva il fratello in squadra. Che emozione vederlo debuttare. E ora l'Argentina..."

barrenechea emiliano aquino
4 Novembre 2022

Guendalina Galdi - Autore

Silenzioso. Ma anche curioso e preciso. “In cosa posso migliorare?”. Una di quelle domande che Enzo Barrenechea ha fatto più volte tra i campi di allenamento e gli spogliatoi del centro sportivo del Newell’s Old Boys. Il club di Messi in cui è cresciuto il centrocampista ora della Juventus che contro il PSG ha anche esordito in Champions League. Da timido argentino a giocatore ‘europeo’. L’altezza lo ha aiutato, ma – natura a parte – talento e sacrifici hanno fatto il grosso. Caratteristiche e pregi che l’hanno portato a coronare un sogno. E a convincere Allegri. Ma prima ancora, quando aveva 12 anni, Barrenechea aveva convinto già Emiliano Aquino.

barrenechea newells
Barrenechea nelle giovanili del Newell’s

Lui, che adesso è il vice allenatore di Bruno Marioni al Tepatitlàn (club messicano), è stato il suo primo allenatore proprio al Newell’s. Sub12, poi Sub13, Sub15 e Sub16, e infine nella Reserva, quando era membro dello staff. E il ‘suo’ Enzo lo ha descritto così. “Di carattere era un ragazzo molto silenzioso, quasi timido, ma molto ordinato nella sua vita personale e molto ben voluto dai compagni. Era molto appassionato di apprendimento e spesso si rivolgeva al servizio Seminararbeit schreiben lassen. E in campo si rifletteva la sua personalità – ha spiegato ai nostri microfoni Aquino -. Il suo talento si vedeva già da bambino. Sinceramente non so se avesse un idolo ma parlava spesso di Messi. Pochi dubbi, invece, sul ruolo: “Ha sempre giocato da centrocampista, o mezzala oppure centrocampista centrale. Il Newell’s cerca sempre centrocampisti con piedi buoni, buona tecnica e lui corrispondeva a quel profilo. Aveva anche un’altezza considerevole e questo faceva sperare in una buona crescita”.

Aquino racconta Barrenechea: “Era magrolino, poteva sembrare lento. Poi la crescita, fino a diventare un giocatore ‘da Europa’”

Riavvolgendo il nastro, la trama del film è tutta tra Rosario e Villa Maria. “Enzo l’ho conosciuto nelle giovanili del Newell’s quando gli scout lo hanno portato qui a 12 anni e io allenavo la squadra Sub-13. Si è aggregato prima alla squadra dell’ “interior” perché era ancora troppo piccolo per vivere nel convitto del club. Veniva qui ogni due o tre mesi per un fine settimana, facendo avanti e indietro da casa, e dopo un anno si è trasferito qui.

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La caratteristica che mi ha impressionato da subito è stato il suo tiro. Dei ragazzi che ho visto al Newell’s era quello che calciava meglio, con una precisione da fuoriclasse. Poi il controllo della palla, la buona predisposizione nel proteggerla e il suo fisico attiravano l’attenzione durante le partite. All’inizio era un po’ magro, e poteva sembrare lento, ma col passare del tempo è diventato quello che vediamo oggi. Aveva una visione di gioco straordinaria e risolveva bene le giocate nello stretto grazie alla grande tecnica che aveva e che ha tuttora. Era anche molto curioso e chiedeva spesso come migliorare certi aspetti”.

Il debutto in prima squadra però non è mai arrivato. Complice anche una chiamata dalla Svizzera: è stato il Sion a volerlo. E l’estate 2019 è stata quella del biglietto di sola andata per il vecchio continente: “Quando giocava nella Sub-16 si vedeva già che poteva andare in Europa, soprattutto per la sua altezza che nel calcio europeo conta tanto. Non solo io, ma tutti nel club lo vedevano come un potenziale giocatore ‘europeo’, con un futuro europeo. Prima di partire mi aveva parlato del trasferimento al Sion perché non è stata una trattativa veloce. Poi ha salutato tutti i suoi compagni ai quali è tuttora legato. Pensa che questa estate è venuto qui in vacanza a vedere le partite delle giovanili e a salutare i suoi amici. È un ragazzo molto socievole e umile”. 

L’arte del sacrificio e quei 4 gol al Gimnasia…

Il 2 novembre 2022 sicuramente è una data impossibile da dimenticare per Barrenechea per l’esordio in prima squadra e in Champions League. Una ‘prima volta’ che lo stesso giocatore ha celebrato inevitabilmente anche sui social. “Anni di sacrifici e lavoro per arrivare a questo giorno. Sono molto felice del debutto con la prima squadra, ancor più bello perché in Champions. Sempre grato a tutte le persone che mi hanno aiutato e appoggiato nel mio cammino fin qui”. E a proposito di sacrifici… “Uno è stato sicuramente anche lo stare lontano dalla sua famiglia.

Poi ha anche vissuto momenti difficili, per esempio l’infortunio ai legamenti a 17/18 anni, quando è rimasto fermo senza poter fare attività per 6 mesi. In quel momento è stato forte di testa, perché con un infortunio del genere ci può essere molta incertezza sul futuro. Invece fortunatamente ha recuperato bene”. Come dopo un altro stop, più recente, quando ha dovuto aspettare 8 mesi prima di tornare in campo nel gennaio 2022 dopo un’operazione al crociato. Si è fermato ma ha avuto la pazienza e la forza di ripartire. La tempra non gli è mai mancata. Come quel poker proprio di Barrenechea tanto necessario quanto inaspettato che Aquino ricorda ancora oggi:  “Segnò 4 gol in una partita contro il Gimnasia che dovevamo vincere a tutti i costi. Lui l’ha risolta così, con 4 gol appunto; ed è qualcosa di poco comune per un centrocampista”

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Aquino, tra ricordi e aneddoti: “Dicevo che Barrenechea era a metà tra Nzonzi e Pogba. E ora è in squadra con lui…” 

Serata europea, pomeriggio argentino. Fuso orario che ha premiato i più interessati oltre oceano. “Era stata una gioia enorme già sapere che era convocato. Io non ho visto tutta la partita ma solo gli ultimi minuti e ho beccato proprio il momento in cui ha esordito. E’ stato qualcosa di fantastico per noi, ne ho parlato un po’ con i suoi ex compagni che hanno visto la partita. Per noi che abbiamo contribuito alla sua crescita è una bella soddisfazione avergli dato gli strumenti per arrivare sin lì. E pensare che qualche anno fa avevo detto che era un mix tra Nzonzi e Pogba e adesso è in squadra con lui…”. 

Tanti chilometri percorsi ma ancora tanta strada da fare. Come nei migliori film ‘on the road’. Viaggi, destinazioni e compagnie. Vicino a Barrenechea c’è sempre stata la famiglia, fratello compreso. Ed ecco un altro aneddoto: “Anche lui gioca in maniera simile ad Enzo. Quando erano in Argentina lui era nel Talleres e Enzo non voleva che venisse al Newell’s…”. Ricordi che scorrono come il tempo che tuttavia non cambia mai certi legami. “Con la distanza parliamo meno, ma quando viene in vacanza qui ci vediamo sempre almeno una volta per mangiare insieme. Mi ha anche regalato una maglia della Juventus Primavera (foto in alto). Dopo l’esordio in Champions gli ho scritto su Instagram ma sto ancora aspettando la sua risposta (ride, ndr). Avrà tantissimi messaggi. Parleremo sicuramente nei prossimi giorni, ora lo lascio godersi questo momento con la famiglia”.

Barrenechea juventus

“Ora inizia a farsi conoscere e per me è una speranza per il futuro del calcio argentino”

Juventus sì, ma anche Argentina. Perché ora anche lì il suo nome è tornato a circolare. “Enzo è andato via molto giovane, senza debuttare in Primera e non è molto conosciuto. Ma per quelli che lo conoscono è una speranza per il futuro. Ora si sta diffondendo un po’ di più il suo nome e credo che sarà una grande figura per il calcio argentino, anche per quanto riguarda la Selecciòn un giorno. Per me è una grande speranza del calcio argentino”. Cuore e prospettiva. Anche se Barrenechea non è un nome sconosciuto a Scaloni che l’aveva chiamato con la nazionale Under20 insieme a Cabrera, Gambarte e Anibal Moreno. Segnali da passato, “speranze” del futuro come ha detto Aquino parlando del suo Barrenechea. Il cammino non sarà breve ma è iniziato. Soprattutto per chi l’ha visto crescere. Da ragazzino timido a giocatore europeo. 

A cura di Guendalina Galdi e Mattia Zupo