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Da ex bomber ad allenatore: che storia. L’esordio in panchina di Biancolino

Momenti, opportunità. La vita è fatta di occasioni, esattamente come una partita di calcio. Un momento arrivato anche per Raffaele Biancolino, allenatore della Primavera dell’Avellino, scelto dalla dirigenza per risollevare le sorti della prima squadra dopo l’esonero di Taurino. Una carta da giocare. Un treno che è passato e sul quale l’ex attaccante non ci ha pensato due volte a salirci sopra. Dopo anni di apprendimento e ammirazione, per il classe 1977 è arrivato il momento di scendere in campo. Ancora una volta, ma su una panchina pesante. In un momento difficile. Martedì 18 ottobre alle 21, contro la Viterbese, ci sarà già lui a guidare Ceccarelli e compagni. Un giorno a disposizione di lavoro. Un giorno per entrare nella testa più che per spiegare formule tattiche.

IMAGE foto Maurizio Di Ciuccio/Image Sport nella foto: esultanza gol Raffaele Biancolino

Il girovago Biancolino, dalla Serie D alla promozione in B con Zeman all’Avellino

Tantissime esperienze tra Serie C e Serie D. Un vero e proprio girovagare, senza mai fermarsi. Biancolino è uno che il calcio lo conosce. Perchè lo ha masticato in tutte le salse. Da giocatore ha iniziato con la maglia del Giugliano, nella stagione 1996-1997. Mette in bacheca 20 presenze impreziosite da 1 gol. Dopo le esperienze non particolarmente esaltanti con le maglie di Leffe, Anagni, Angolana, Ancona e Fidelis Andria, nel 2003 passa all’Avellino. Ed è qui che si toglie le più grandi soddisfazioni. 4 promozioni in Serie B con i campani e un gol decisivo nel 2005, nella finale playoff contro il Napoli. Chiamatele, se volete, emozioni. Lui che trafigge la squadra della città in cui è nato da un lato, e che fa impazzire un popolo, non molto distante, dall’altro.

Con la maglia biancoverde dell’Avellino, conosce anche Zeman. Non esattamente uno qualunque. “Quando nell’estate del 2003 arrivò lui ad Avellino – raccontò in un’intervista a La Casa di C -, dopo la promozione in Serie B con la vittoria a Crotone, ero molto giovane. Un po’ ribelle. Non accolsi bene la sua metodologia, mi sentii sotto pressione, ma fu solo colpa mia. Oggi, quando rivedo Zeman, è sempre un piacere. Ho capito che mi ha insegnato tanto, dentro e fuori dal campo”.  Nel mezzo, l’esperienza a Venezia. “Da ricordare”, ammetterà lui stesso. “Fu una bella esperienza. Con un mio gol e uno di Babù firmammo una salvezza preziosa in uno spareggio passato alla storia, contro il Bari. Ci voleva quella parentesi”. 

A lezione da Biancolino: “Vi spiego il mio calcio”

Chiude la carriera nell’Eccellenza campana, con la maglia dell’Avellino Eclanese. Poi il patentino UEFA B e la licenza da allenatore. Una nuova vita, una nuova affascinante sfida. Da vivere con il solito fuoco che da sempre lo contraddistingue. A La Casa Di C (leggi qui) Biancolino aveva spiegato il suo credo calcistico: “Le mie squadre devono far divertire e divertirsi, saper soffrire. Se nel calcio non sai soffrire non vai avanti. Voglio che la mie squadre sappiano giocare la palla quando sono in possesso, belle come se fossero in giacca e cravatta, e diventare brutte e cattive quando arriva il momento di rincorrere gli avversari per recuperarla. Chissà se un giorno, si sarebbe mai aspettato di poter mettere in pratica la sua filosofia, proprio in quella piazza che da calciatore gli diede tanto. E chissà che un successo, non potrebbe convincere la società a confermarlo a tempo determinato.

A cura di Manuele Nasca 

Redazione

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