17 Ottobre 2022

Biancolino, da bomber ad allenatore: “Impossibile stare lontano dal campo” | VIDEO

Intervista esclusiva a tutto campo all'allenatore della Primavera 3 dell'Avellino

Raffaele Biancolino non riesce neppure a immaginarla una vita senza calcio. E così, appese le proverbiali scarpette al chiodo, ha aperto i libri per studiare, si è messo un fischietto al collo ed è tornato nella mischia: “Il passaggio da giocatore ad allenatore ha avuto origine mentre ero ancora in campo. Negli ultimi anni della mia carriera ho deciso che avrei voluto fare l’allenatore. Sentivo che non sarei riuscito a stare lontano da questo mondo. Ho assecondato il desiderio di lavorare in campo con i calciatori”. Adesso si prepara a guidare la prima squadra dell’Avellino dopo l’esonero di Taurino.

Il ‘pitone’, attaccante di razza così soprannominato perché esultava dopo i gol imitando i movimenti della stretta mortale del serpente, ha voltato pagina. Non ha bisogno di presentazioni: 367 partite e 132 gol con le maglie di Giugliano, Leffe, Città di Anagni, Renato Curi, Ancona, Andria, Taranto, Chieti, Avellino, Venezia, Messina, Juve Stabia, Cosenza, Salernitana, Barletta, Virtus Volla e Città di Avellino. Una vita tra Serie C e Serie B partendo dal basso. In esclusiva a LaCasadiC.com ci ha raccontato il suo nuovo inizio.

Raffaele Biancolino Avellino

Biancolino: “Ho imparato da Sarri, Galderisi e Gregucci. Aver giocato mi aiuta a capire gli umori dei calciatori”

Idee chiare sul tipo di atteggiamento che avranno le sue squadre: “Devono far divertire e divertirsi, saper soffrire. Se nel calcio non sai soffrire non vai avanti. Voglio che la mie squadre sappiano giocare la palla quando sono in possesso, belle come se fossero in giacca e cravatta, e diventare brutte e cattive quando arriva il momento di rincorrere gli avversari per recuperarla.

Raffaele Biancolino è alla guida della Primavera 3 dell’Avellino. Al suo fianco c’era e ci sarà un altro innamorato cronico del calcio: Tonino Iandolo. Una leggenda nel capoluogo irpino. Cuore grande, fine conoscitore della materia, a cui Biancolino è stato affiancato dalla scorsa stagione in attesa di completare il suo percorso di abilitazione al patentino di allenatore UEFA A.

Biancolino si è calato nei nuovi panni con l’entusiasmo di un ragazzino e un’arma in più: “Riparto da 23 anni di professionismo, ho vissuto tanti spogliatoi e conosciuto tanti allenatori. Aver fatto il calciatore mi permette di capire i giocatori, i momenti che vivono e come gestirli. Come parlargli. Come allenatore ho imparato da tutti. Da Sarri a Galderisi, passando da Gregucci e Zeman oltre gli attriti del passato. Con tanti di loro mi sento per avere dei consigli e perché non si smette mai di imparare. Di certo voglio undici Biancolino in campo. Ecco, magari chiederò alle punte di spendersi anche in fase di non possesso come facevano i miei allenatori con me, anche se alla fine mi bastava mezza palla per buttarla dentro e si tollerava che difendessi un po’ di meno. Scherzi a parte, bisogna correre perché o hai un Maradona davanti o se non lo fai non vinci”.

Biancolino e il Venezia dopo gli attriti con Zeman: “Ho capito di aver sbagliato con lui, mi ha insegnato tanto”

E a proposito di correre. Inevitabile fare un passo indietro sul rapporto col maestro boemo: Non è un mistero, non legai con Zeman, ma anni dopo mi prendo tutte le mie responsabilità, soprattutto ora che sono un allenatore e capisco cosa si pensa. Adesso che sono dall’altra parte della barricata capisco che è un ruolo molto bello ma anche molto difficile. Quando nell’estate del 2003 arrivò Zeman ad Avellino, dopo la promozione in Serie B con la vittoria a Crotone, ero molto giovane. Un po’ ribelle. Non accolsi bene la sua metodologia, mi sentii sotto pressione, ma fu solo colpa mia. Oggi, quando rivedo Zeman, è sempre un piacere. Ho capito che mi ha insegnato tanto, dentro e fuori dal campo. Andai via, a Venezia. Fu una bella esperienza. Con un mio gol e uno di Babù firmammo una salvezza preziosa in uno spareggio passato alla storia, contro il Bari. Ci voleva quella parentesi. Mi sono rigenerato e sono tornato ad Avellino più forte di prima”.

Biancolino e De Vito: “Mi ha riportato ad Avellino facendosi scivolare addosso le polemiche perché avevo giocato a Salerno”

Un ritorno infuocato: “Avevo sempre sperato di tornare in biancoverde. Era stato brutto lasciare la mia squadra così. Con il direttore De Vito il rapporto va oltre il campo: ha avuto il coraggio di riportarmi a casa dopo la parentesi a Salerno facendosi scivolare tutte le polemiche addosso. Ricordo la conferenza di presentazione: feci una promessa a lui e alla piazza, quella di vincere. Un’altra volta. Contro tutto e tutti. L’ho mantenuta. Dopo le promozioni contro Napoli e Foggia, nei playoff, abbiamo festeggiato la Serie B a Catanzaro senza passare dagli spareggi”.

Avellino Castaldo Biancolino Taccone

Biancolino: “Fa male vedere Napoli e Salernitana in A, il Benevento in B e l’Avellino in Lega Pro”

Di tempo ne è passato ma, se potesse, Biancolino tornerebbe in area di rigore per far gol e far tornare l’Avellino in alto: Non fa piacere vedere il Napoli e la Salernitana in Serie A, il Benevento in Serie B e l’Avellino in Lega Pro. L’Avellino viene da anni travagliati, ora c’è una nuova proprietà che sta facendo il massimo per riportarlo nel calcio che conta. Spero che sia l’anno buono per vincere il campionato. Il mio augurio è di vedere presto un derby in Serie A con l’Avellino protagonista. Servono guerrieri in mezzo al campo per cercare di tornare ai fasti di un tempo. Quando ho giocato qui al Partenio, con compagni di squadra come Ametrano, Moretti, Criaco e Riccio, solo per citarne alcuni, chi veniva ad Avellino doveva davvero fare un’impresa per portare a casa un pareggio. Questa è una maglia importante e gloriosa”.

Una maglia che ha pure un peso specifico rilevante. Figuratevi quanto pesava sulle spalle di un napoletano nel giorno di Avellino-Napoli, finale dei playoff di Serie C del 19 giugno 2005: 0-0 nell’allora San Paolo, 2-1 al ritorno al Partenio. Gol di Biancolino prima delle reti di Moretti e di Sosa: “Ricordo tutto del derby con il Napoli. La notte prima della partita, la tensione durante la gara, la liberazione al momento del gol. Un uragano di emozioni. Ma se non sei pronto a sopportare una pressione del genere non puoi fare il giocatore o devi smettere di farlo”.

Il passato lascia spazio al presente: “Il progetto del vivaio va avanti da circa due anni. La società ha investito tanto. Operiamo in piena sintonia con il responsabile del settore giovanile Giuliano Capobianco, il coordinatore Nando De Napoli e in totale sinergia con il direttore sportivo Vincenzo De Vito, che ringrazio come il presidente Angelo Antonio D’Agostino e la sua famiglia per questa opportunità. Per avermi riportato a casa. Darò il massimo. L’obiettivo è portare quanti più giovani possibili in prima squadra come è già accaduto con Luca Stanzione e Mattia Tarcinale. Sogno di vedere qualcuno dei miei ragazzi giocare tra i professionisti”.

Raffaele Biancolino Avellino Napoli

Biancolino, la scelta di vivere ad Avellino e la donna salvata da una aggressione a martellate in centro città: “L’ho rivista, sta bene”

Avellino una scelta di vita anche fuori dal rettangolo verde: “Ad Avellino ho scelto di vivere per la tranquillità. Sono nato e cresciuto in un quartiere di Napoli, a Capodichino, qui ho trovato un ambiente più sano e tranquillo. Qui ci conosciamo tutti. Si sta bene, in tutti i sensi. Con mia moglie e i miei figli siamo felici”.

E sì, Biancolino ad Avellino è ormai pienamente di casa. Tutti gli vogliono un gran bene anche per essere stato, suo malgrado e in positivo, protagonista di un episodio di cronaca in pieno centro. Non più tardi di qualche anno fa una donna fu aggredita in pieno centro da un uomo a colpi di martello. Biancolino, che allora aveva un negozio di abbigliamento, la salvò afferrando l’aggressore e spingendolo alla fuga: Ho rivisto la signora un paio di volte, la sento, sta bene fortunatamente. Sono felice che sia tornata e essere serena e felice e che quel brutto episodio sia alle spalle. È stato un gesto spontaneo e doveroso, ma che è anche parte della mia indole”.

A cura di Marco Festa