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Fiorentina, Sassuolo e l’amicizia con Maldini e Batistuta: la carriera di Bigica

Il calcio come fonte di vita. Prima in campo e poi in panchina. Si potrebbe riassumere così la storia di Emiliano Bigica, che parte tra le vie di Bari. Farà anche parte della squadra della sua città e con essa otterrà una storica promozione in A nel 1993/94. Poi tante esperienze, le più importanti a Firenze e Napoli. Ben 87 presenze nella massima serie del campionato italiano e un percorso di crescita graduale e continuo. Lo stesso è avvenuto da allenatore. Tante avventure coi giovani, partendo dall’under 17 dell’Empoli fino alla Primavera del Sassuolo. Fino a questa grande occasione: i neroverdi sono pronti ad affidargli le chiavi della prima squadra. La sua prima tra i grandi. Emiliano Bigica è pronto a questo nuovo inizio. Ma andiamo a scoprire nel dettaglio tutte le tappe della sua storia.

Dal Bari al Novara

Emiliano Bigica è cresciuto calcisticamente parlando nel settore giovanile del Bari, la squadra della sua città. Successivamente ha indossato le maglie di Empoli e Potenza nell’allora Serie C1. Nel 1993 il salto di categoria, la Serie B con il Bari. L’allenatore era Giuseppe Materazzi ed è stato proprio lui ad affidargli la fascia da capitano. Riesce anche a conquistare la Serie A con la squadra della sua città. Dopo due stagioni con i pugliesi passa in un’altra squadra del maggior campionato italiano: la Fiorentina. Nel mentre, tra il 1993 e il 1996, ha giocato anche con la maglia della Nazionale Under 21 con Cesare Maldini capitano. Con gli azzurri è arrivato anche l’Europeo nel 1994. A Firenze ha trascorso quattro stagioni vincendo una Coppa Italia e una Supercoppa Italiana. Un’altra tappa fondamentale: la città di Napoli. Con gli azzurri ha disputato sia il campionato di Serie B che quello di Serie A. Successivamente si è spostato alla Salernitana, in Serie B ma solo per un anno per poi ritornare a Napoli. Questo ritorno in azzurro non è stato molto favorevole per Bigica: un infortunio grave al legamento del crociato. Ripreso dall’infortunio passa poi alla Serie C indossando le maglie di Mantova, Nocerina e Potenza. L’ultima tappa della carriera è il Novara per poi ritirarsi nella stagione 2006-2007.

Bigica allenatore

Dopo tanti anni sul campo da calcio è arrivato il momento di mettere le scarpe al chiodo per intraprendere una nuova avventura, diventare allenatore. Una professione che nasce durante il periodo trascorso in campo o maturata nel corso del tempo? Bigica ha risposto con semplicità a tal proposito: “Tutti e due. Io me lo sentivo dentro, perchè guardavo Ranieri, Malesani e mi piacevano i loro esercizi tattici. Però c’è anche chi all’inizio non pensa di esserlo, ma con lo studio ci arriva“. A Bigica è sempre piaciuto allenare le parti tattiche guidando da giocatore i suoi compagni anche più giovani. Ma ogni volta cercava di imparare qualcosa anche dai vari allenatori: “Con Ranieri avevo un gran rapporto il primo anno, poi il secondo si è incrinato. Malesani è stato un innovatore a Firenze ed è stata una gran persona dentro e fuori dal campo. Nei momenti positivi e negativi ho sempre cercato di tirare fuori qualcosa per continuare la mia crescita come giocatore, allenatore e uomo”. La carriera da allenatore inizia con la gavetta tra le panchine di Novara, Vigevano, Verbania per poi passare all’Empoli U17cui perde il 19 giugno 2015 la finale scudetto contro la Roma. Passare alla Nazionale Italiana U17 nel periodo 2016-2017. In azzurro è rimasto una sola stagione per poi passare alla Fiorentina in Primavera 1. L’allenatore ha commentato così il passaggio a Firenze: “Era difficile ripetere quello che avevano fatto in quelle straordinarie stagioni”. Invece la storia è andata in maniera diversa. Il gruppo era molto forte e unito.con la quale raggiunge nella stagione 2017-2018, la finale Viareggio cup e la finale scudetto, entrambe perse contro l’Inter primavera dopo i tempi regolamentari. Il 12 aprile 2019, alla sua seconda stagione alla guida della squadra viola, conquista la Coppa Italia Primavera grazie alla vittoria in finale ai danni del Torino. Nel 2020 abbandona Firenze per passare alla Primavera del Sassuolo. Oltre 130 partite sulla panchina dei neroverdi. Adesso è pronto per il passaggio in Serie A al posto di Dionisi.

L’idea di tattica e il rapporto con Maldini e Batistuta

L’idea di tattica è un punto fondamentale per gli allenatori. Esistono vari schemi ma Bigica un modulo in mente: “Sono tornato ad un sistema di gioco a me molto caro: il 4-3-1-2, con cui ho esordito nei dilettanti e poi nell’Empoli. Lo usammo anche a Firenze, dove io facevo il Play e Rui Costa il trequartista. In questo sistema si va per vie centrali, e i miei due interpreti sono Casolare come vertice basso, e Bruno sulla trequarti, due giocatori che comandano il gioco e sono i due ruoli chiave. Quando c’è D’Andrea, invece, diventa un 4-3-2-1. Ai trequartisti chiedo anche un sacrificio in fase difensiva perché in un calcio moderno come il nostro c’è bisogno anche di questo movimento in più. Dunque è giusto che io li abitui a questo“. In campo ha trovato anche delle amicizie: Cesare Maldini e Batistuta. Due persone molto importanti per Bigica: “Con Cesare giocai con lui gli Europei Under 21 da protagonista. Arrivai fino ai quarti di finale, poi purtroppo sbagliai a reagire durante una sostituzione e mi escluse dalla semifinale e finale mentre Batistuta, beh il calciatore lo conosciamo tutti. Il Bati uomo, invece, all’inizio non ti dà molta confidenza. Diventa tuo amico nel momento in cui dimostri di essere un lavoratore in campo e fai sacrifici. Ancora oggi con lui, ogni volta che viene in Italia, stiamo insieme: mangiamo a cena, giochiamo a Padel con Baiano, con Filicano. Diciamo che c’è una grande amicizia tra di noi, che è rimasta da quegli anni e quindi sono contento che Bati mi abbia apprezzato come persona. Grazie al suo grande amico parrucchiere, siciliano, Rosario Sarino, conobbi anche mia moglie, scusate se mi commuovo. Sono commosso perché ho conosciuto mia moglie ed è un po’ di anni che stiamo insieme. Sono felice di aver conosciuto un amico e un punto di riferimento per noi calciatori. Poi quando ho visto mia moglie per la prima volta mi sono detto: “Sarà la madre dei miei figli“.