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Capezzi e il rispetto del gioco: “Riparto da Carrara”

Vedi, penso sia fondamentale rispettare il gioco. Ho cercato di farlo sempre”. Lo ripete spesso Leonardo Capezzi. “Il rispetto del gioco”. Un concetto in cui si svelano i tratti della sua storia e del suo carattere: “Sono tanti i bambini che sognano di fare i calciatori, solo alcuni ce la fanno. Bisogna essere degli esempi quotidiani e impegnarsi ogni singolo giorno. Bisogna farlo per chi vorrebbe essere al tuo posto e per tutti quelli che ti seguono”. Nel suo presente c’è la Carrarese, nel suo passato ci sono la Fiorentina, De Rossi e Pizarro, la Serie A e un infortunio. Sentendolo parlare si ha la sensazione di confrontarsi con un uomo. Nel tono della voce traspare un velo di maturità e riflessività. Segni di una crescita maturata negli anni. “Tornassi indietro cambierei solo quel problema al ginocchio. Per il resto sono grato per quanto ho avuto”. La scelta di ripartire da Carrara “perché in fondo, al di là della categoria, il calcio è divertimento e adrenalina”.

Credit: Carrarese

Viola

Ho iniziato giocando a casa dei nonni e poi con gli amici nel mio paese, San Giovanni Valdarno”. Tra le strade e i campi di paese. La storia di Leonardo inizia così, dietro a un pallone. Poi la chiamata della Fiorentina e l’interesse dello United: “So che ci fu un contatto con mio padre, io ero contento a Firenze”. Con la maglia viola “un percorso bello, condiviso anche con amici”. Un viaggio “coronato con l’esordio in Europa League in una squadra con una qualità immensa. Mi allenavo con Pizarro, Borja Valeri, Giuseppe Rossi, Joaquin…”. Quello del cileno l’esempio da seguire: “Mi ha dato molti consigli. Parlò alla stampa descrivendomi come il suo erede, ma in realtà penso di essere un giocatore con caratteristiche diverse. Forse un pochino mi ha penalizzato…”.

Gli occhi si chiudono. La memoria torna a quegli anni: “Un’esperienza unica che oggi riesco ad apprezzare di quando l’ho vissuta”. Perché alla fine la differenza la fanno le esperienze. Le vivi, ti segnano, ti cambiano. E a volte le riesci ad apprezzare nella loro totalità solo anni dopo.

Credit: Carrarese

Momenti

Un giro d’Italia, con una tappa spagnola. a Crotone la promozione in A con Juric: “Un allenatore che mi ha segnato. Mi ha fatto crescere e vincere un campionato. Con lui ho cambiato la mentalità”. Poi le esperienze con Samp ed Empoli: “Ho trovato poco spazio. Erano due realtà dove poter fare il salto di qualità. In un anno mi sono trovato davanti Torreira, nell’altro Bennancer. Due stagioni che mi hanno un po’ rallentato”. In campo l’incontro con De Rossi: “Il mio idolo”. Empoli-Roma e la maglia chiesta: “Un’emozione. Non so che fine abbia fatto la mia che gli ho dato. La mia la custodisco con cura (ride ndr)”. E il numero 10, Francesco Totti: “Giocarci contro è stata la sensazione di avere di fronte un giocatore che vedeva un altro calcio”.

A Salerno la gioia di una Serie A ripresa e un rimpianto: “L’anno dopo la promozione sono stato frenato dall’infortunio al ginocchio. Se potessi cambiare qualcosa del mio passato eviterei questo stop. Ero nel pieno della mia carriera ed ero a Salerno, un posto in cui stavo bene. Per recuperare ci è voluto molto tempo. È stato un periodo molto difficile”.

Credit: Carrarese

Fede, speranza, amore

Questa estate decidere di andare in C non è stato facile. Non è una questione di presunzione”. Consapevolezza. Consapevolezza di poter valere altro, ma “bisogna fare i conti con la realtà”. La scelta di Carrara per ripartire e mettersi in gioco: “I primi mesi ho faticato ad adattarmi mentalmente, poi c’è stato anche un problema fisico. Mi è servito del tempo per metabolizzare il tutto”. Anche perché in fondo “il calcio è divertimento e adrenalina quando vai al campo, non c’è cosa più bella”. Un esempio. Più che a parole, con i comportamenti. Perché Leonardo è così. Poco incline all’esternare e apparire. Umile e pragmatico. Di-mostrare, più che mostrare.Quello che posso dare è il mio esempio come persona, cultura del lavoro e rispetto che ho per il gioco”.

Già, quel rispetto del giocoper chi ci guarda e per quei bambini che sognano di fare questo mestiere. Mettere se stessi, come giocatore e come persona””. Dare tutto, sempre. Seguendo quelle sue coordinate. Fede, speranza, amore.Concetti che hanno in sé un senso di energia“. Un modo di approcciarsi alla realtà, di pensarla e viverla. Un modo di essere. Il ragazzo è diventato uomo. “Non ho rimpianti, ma gratitudine per ciò che è stato. Ma manca ancora tanto…. Magari una B (ri)conquistata con la Carrarese. Nobiltà d’animo. Rispetto del gioco. Leonardo Capezzi.

Nicolò Franceschin

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