Gli allenamenti con Sarri e la magia della Pro Sesto, Erik Gerbi si racconta: “Siamo tutti uniti. Andreoletti? Ha una mentalità vincente”

L'intervista esclusiva ai microfoni de LaCasadiC all'attaccante, autore del gol vittoria contro il Novara

Gerbi Pro Sesto
19 Febbraio 2023

Redazione - Autore

E’ il 24 aprile 2022. La Pro Sesto ha appena concluso il suo campionato di Serie C e si prepara a giocare i playout contro il Seregno. Le due partite sono difficili. Tirate fino all’ultimo. Pareggio all’andata, stesso risultato al ritorno. Due cartellini rossi. Alla fine i biancocelesti riusciranno a salvarsi per il miglior piazzamento in classifica. Nel frattempo, a più di mille chilometri di distanza, Erik Gerbi sta concludendo il suo campionato nella seconda divisione rumena.

La bussola dell’attaccante però punta già in una direzione diversa. Qualche mese dopo infatti a Sesto San Giovanni avrebbe posto le basi per prendere il volo. Parola d’ordine: ripartire. “Siamo soddisfatti per quello che stiamo facendo. Sicuramente l’anno scorso non fu facile per chi c’era“. L’allenamento è appena terminato. Gerbi si siede. Il tono è pacato, quello di chi non vuole correre troppo. Le sue parole ci accompagnano dal Bollengo Albiano fino all’interno dello spogliatoio della Pro Sesto. Così comincia il viaggio. Tra ricordi e cori con i tifosi. Senza mai correre troppo. Perché il futuro è tutto da scrivere.

Dal Bollengo Albiano al Torino

Bollengo è un comune della città di Torino con poco più di 2.000 abitanti. Qui è partito il percorso di Erik Gerbi. Le case sono circondate dal verde dei campi. A pochi chilometri dalla chiesa c’è il campo sportivo. Chi vuole provare a giocare a calcio è lì che si presenta. Come fece proprio Gerbi quando era piccolo. La maglia era quella del Bollengo Albiano. Stazione di partenza per altre destinazioni. Perché se rifletti un certo potenziale, Torino alla fine non è così lontana. “All’inizio ho giocato nella squadra del mio paese, il Bollengo Albiano. Ho fatto un anno lì poi sono andato al Torino per quattro stagioni. Quando mi ha chiamato avevo nove anni, ovviamente all’inizio non ti rendi conto dell’importanza della chiamata. Entri però in un contesto dove sei seguito costantemente, ci sono delle strutture importanti”.

Gerbi Pro Sesto

Benvenuto alla Juventus

Poi, la chiamata della Pro Vercelli. Erik Gerbi vive tutto il settore giovanile. Passano i compagni, gli allenatori. Lui resta sul campo, palla al piede. A Vercelli incontra Vito Grieco. L’allenatore coglie sin da subito le prospettive dell’attaccante. E sarà proprio lui a farlo esordire in Serie B contro il Cittadella. Percorso. “Alla Pro Vercelli ho fatto tutto il settore giovanile. Sono arrivato fino alla Primavera. In quell’anno l’allenatore Grieco salì in prima squadra e mi fece esordire nella partita contro il Cittadella. Fu una bella emozione, non me l’aspettavo. Il mister però stravedeva per me e aveva già cominciato a farmi allenare con la prima squadra“.

Lavoro e silenzio. Senza troppi giri di parole. La palla tra i piedi e lo sguardo sempre verso l’orizzonte. I panorami piemontesi sono sempre la scenografia. Il campo sotto le scarpette però cambia. Benvenuto alla Juventus. “Arrivare alla Juve ha gratificato il lavoro che ho fatto nel corso degli anni. Per me era il passaggio in uno dei club più importanti d’Italia, con un centro sportivo ottimo, così come l’organizzazione. La Juventus mette tutto a disposizione di un calciatore per fare bene. Andavo spesso ad allenarmi in prima squadra con altri ragazzi. Vedi subito la differenza dalla C alla Serie A, soltanto guardando giocatori di quel calibro impari. L’allenatore era Sarri. Curava molto la parte tattica durante i suoi allenamenti. Era una vera e propria ossessione“.

Gerbi Pro Sesto

La Sampdoria e la pandemia: Erik Gerbi riparte dalla Romania

Dal bianconero al blucerchiato. Perché partita dopo partita Erik Gerbi riesce a prendersi anche la fiducia della Sampdoria. Il ragazzo decide di crescere sotto l’ombra del Marassi. Davanti a lui il mare. Ma la pandemia ferma tutto. Le aspettative vengono congelate. Le ambizioni sembrano annebbiarsi. Sul più bello. “A gennaio passai alla Sampdoria e per il Covid si congelò tutto. Arrivai e andai a giocare in Primavera, a febbraio però il campionato dovette fermarsi. Fu difficile da accettare, praticamente avevamo perso un anno effettivo sul campo“.

Ripartire, dicevamo. Erik Gerbi lo fa dalla Romania. Cambiare per crescere. Ed ecco che le ambizioni tornano ad accendersi, partita dopo partita. Il futuro può ancora essere scritto sul campo. Senza timore di quello che può accadere. Basta un pallone in fondo per essere felici. “Dopo quella stagione andai a Teramo. Non giocai molto, il mio procuratore mi parlò di questa esperienza in Romania. Era comunque la possibilità di interfacciarsi con una nuova realtà del calcio. Mi ha fatto crescere sotto diversi punti di vista. Il calcio in Romania è meno tattico, la parte atletica per esempio viene curata di meno. Si lavora molto con la palla. Anche la forza e gli esercizi di resistenza non vengono curati molto. Sull’alimentazione in Italia c’è più attenzione. Questo è quello che ho visto io nella Serie B rumena”.

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La magia di Sesto San Giovanni

Estate 2022. Il telefono di Erik Gerbi squilla. E’ il direttore sportivo Botturi. Il concetto della chiamata è chiaro: le ambizioni sono la base del progetto e Erik può rilanciarsi dopo le difficoltà degli ultimi due anni. L’anno della svolta. La porta dello spogliatoio della Pro Sesto si apre. Comincia la magia. “Quando sono arrivato questa estate sapevo che avremmo potuto fare bene, ma non credevo così tanto. Con il lavoro che però stiamo facendo ogni giorno sul campo non è da folli pensare alla situazione in cui ci troviamo adesso. In estate il ds Botturi sapeva da dove arrivavo. Avevo due anni non facilissimi sulle spalle e lui mi disse che questa sarebbe dovuta essere la stagione della svolta“.

E la svolta arriva eccome. Dopo 28 giornate di campionato la Pro Sesto ha ottenuto 50 punti. Lo scorso anno, prima dei playout, a Sesto San Giovanni ne erano arrivati 38 in tutta la stagione. Andreoletti, allenatore più giovane dalla Serie C alla A, è al timone della squadra. Le cose possono cambiare. Con umiltà e valori. Basta crederci davvero. Ed i biancocelesti sognano. “Con Andreoletti proponiamo un bel calcio, abbiamo delle idee. Il mister ha un grande personalità che si fa sentire nello spogliatoio e in campo. Ci fa rigare dritto e ci ha messo in testa una mentalità vincente che non tutti nel gruppo avevamo“.

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Gattoni, un megafono e un gruppo unito

Unione. Altra parola che si riflette nello spogliatoio della Pro Sesto. Grandi e giovani. Tutti corrono verso il solito obiettivo. Perché sognare non costa niente. E la penna è nelle loro mani. Erik Gerbi lo sa. Tra un coro sotto la curva con il megafono e l’entusiasmo dei tifosi. “Gattoni e il megafono? Eh… Gatto così come si vede fuori è nello spogliatoio. Il capitano si rispecchia nello spogliatoio. Certo, l’umore viene favorito anche dalla situazione in classifica, ma nel gruppo tutti remiamo nella stessa direzione. I tifosi sono sempre stati presenti anche lo scorso anno. Quando a inizio campionato le prime partite non sono andate bene hanno continuato ad incitare la squadra. Loro ci sono sempre stati e noi contiamo sul loro supporto“.

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Tra fiducia e attenzione: il futuro è tutto da scrivere

Ma tutto è ancora da scrivere. Il mare che la barca biancoceleste deve navigare non è terminato. Accontentarsi è vietato. Parola al campo, sulle ali della spensieratezza. “Il campionato non è finito, noi dobbiamo continuare a lavorare come stiamo facendo, mantenendo acceso questo clima. Il legame che c’è tra giovani e vecchi è speciale. Siamo tutti uniti. I gol? Certamente aiutano ad alzare il morale di un giocatore, ma anche l’andamento della squadra è fondamentale per tenerlo alto. Non possiamo permetterci di abbassare la fiducia e l’attenzione“. Il viaggio è arrivato al capolinea. Erik si prepara per il prossimo allenamento. L’attaccante è ripartito. In tasca ha cinque reti, ma ci lascia con una frase: Posso ancora fare qualcosa di più”. Perché il futuro è tutto da scrivere.

A cura di Jacopo Morelli