Gianluca e Franco, la storia dei Ferrari: “Un giorno giocheremo insieme in Italia”

L'intervista al difensore argentino e fratello dell'attaccante del Vicenza

Gianluca e Franco Ferrari
9 Marzo 2023

Filippo De Gradi - Autore

“Mai smettere di crederci.” Quante volte abbiamo sentito questa frase? Tante, forse troppe. Così tante che a volte smettiamo di sentirla e ci scordiamo della sua importanza. Un consiglio spesso abusato, detto solamente come frase di circostanza. Ma poi, a volte, capita di trovare una persona, una storia, che ce ne ricordi la grandezza, la potenza del significato. È il caso di Gianluca Ferrari, uno che davvero non ha mai smesso di crederci.

Lo si capisce subito. Il motivo? Accetta di parlare senza neanche pensarci troppo. E lo fa in un momento di difficoltà, a tre settimane dall’operazione per la rottura del legamento crociato. “Ci sono, ma dopo l’allenamento.” Ma non era mica infortunato? “Sto ricominciando a fare esercizi e a camminare normale.” Un passo alla volta, come per entrare dentro a questa storia.

Gianluca e Franco Ferrari

L’arrivo in Italia e il ritorno “obbligato” in Argentina

Partiamo dall’inizio, allora. Due fratelli, Franco e Gianluca, con il sogno di diventare calciatori: “Siamo arrivati in Italia e io non sapevo neanche dire ciao. Franco sapeva qualcosa in più. Avevamo davvero pochi soldi in tasca.” Ma per fortuna, non erano soli. Con loro c’era Marcelo Segundo, l’osservatore che li ha portati dall’altra parte dell’Oceano: “Lui ci ha sostenuto sempre nei momenti più complicati, in cui non avevamo soldi e non sapevamo cosa mangiare. Ha creduto in noi e non è una cosa che fanno tutti.” La fiducia degli altri, specialmente quando sei lontano da casa è importante, certo. Ma spesso non è sufficiente: “Sta a noi quando scendiamo in campo dimostrare che ce la meritiamo ma lui fin dal primo momento ha creduto in noi. Ed è davvero gratificante.”

Gianluca e Franco Ferrari

In Italia tutto sembra andare per il verso giusto. Franco e Gianluca si stanno costruendo la propria carriera, sempre uno a fianco all’altro. Ed è proprio quando la strada sempre tutta in discesa, comincia la salita. Gianluca ha 17 anni e dopo una grande stagione in Serie D ha gli occhi della C puntati addosso. E farsi notare, per un difensore come lui, non è sicuramente così semplice: “A differenza di mio fratello che è attaccante, lui sale più facilmente di categoria perchè fa gol. Per un difensore è più lento il percorso.” Un percorso che però si deve interrompere. I soldi da spendere per il premio di formazione sono troppi per le squadre di Serie C. E ora? Mi dissero: “o rimani in Serie D oppure devo aspettare tanti anni finchè non finisce il diritto di formazione.” Ma in una storia in cui non bisogna “mai smettere di crederci” non può sicuramente andare così.

Italia-Argentina, solo andata. E ritorno?

Tra le due opzioni, Gianluca sceglie la terza. La più dolorosa, forse. Il ritorno in Argentina quando il sogno sembrava ormai realizzato. A 18 anni si ritrova senza squadra, con il fratello Franco acquistato da poco dal Genoa. “Ero senza voglia, tristissimo e con il desiderio di tornare in Italia” E quindi? Ci si arrende? No, non in questa storia. “Ho fatto due provini, uno al Lanus e uno al San Lorenzo. E alla fine ho scelto loro.” Morale? “Dopo un anno di Primavera ero già in prima squadra.” Dal San Lorenzo al Godoy Cruz, sempre in Primera Division. Una carriera nuova, diversa da quella che si aspettava: “Se non è successo quello che doveva in Italia è perchè io dovevo giocare in Argentina. Ora sono molto felice ma ancora oggi penso a tornare al più presto in Italia.”

Gianluca e Franco Ferrari

Ed è proprio questo il senso. Sapersi rialzare, accettare le delusioni e diventare più forte. Facile a dirsi, difficile a farsi. Ma Gianluca ci è riuscito. E l’obbiettivo nella testa è sempre lo stesso: “Nessuna squadra come preferenza. Mi piace tanto il tifo della Roma e del Napoli perchè guardando quelle partite ovviamente mi piacerebbe essere lì per come lo sentono e come lo vivono. Il livello qua in Argentino è alto e penso che potrebbe giocarci in Serie A.” Se bisogna, sognare, è giusto farlo in grande.

La domanda però sorge spontanea. Perchè proprio l’Italia? “Mi sento molto legato. È il mio secondo paese. Quando siamo arrivati in Italia io e Franco, siamo stati trattati come fossimo Italiani. E poi ha ha dato l’opportunità a mio fratello di viverci e di restarci e io sarò sempre grato all’Italia”

Gianluca e Franco, i fratelli Ferrari: “La famiglia è la base di tutto. Ci sentiamo tutti i giorni”

In una storia come questa, non possono esistere barriere. E non possono esistere distanze. Perchè ci sono legami capaci di andare oltre. Franco è in Italia, Gianluca in Argentina. Ma questo non può sicuramente essere un ostacolo: “Ci sentiamo tutti giorni. E se c’è un giorno in cui non ci sentiamo mi sento male. Dico “che succede? Come mai oggi non si parla?” E anche con la mia famiglia, con i miei nonni ci sentiamo sempre. Penso che la famiglia sia la base di tutto, quelli che ti insegnano di più e noi siamo quello che siamo grazie a loro. Se siamo qua in prima squadra e siamo delle brave persone è per loro che ci hanno insegnato le basi e le radici.”

Gianluca e Franco Ferrari

Ed ecco che allora quel “non smettere mai di crederci” ora ha tutto un altro sapore. Quella potenza che spesso si perde, la si ritrova qui. Basi e radici. Parte tutto da qui: “Non smettere di lottare mai. Non abbassare mai la testa e non smettere di lottare che alla fine i risultati arrivano. Il famoso detto “il lavoro paga”. È sia sempre così. Anche se le cose vanno male, dobbiamo continuare a lottare ed allenarci che alla fine sempre paga.” Verbi rigorosamente al plurale, perché è la storia di Gianluca e Franco è una sola.

Gianluca racconta Franco: “È davvero forte ma ci deve credere. Spero presto possa salire di categoria”

Una storia sola, dicevamo. Un legame unico. Risultati condivisi. E non potrebbe essere altrimenti. Gianluca è infortunato ma Franco in Serie C è uno dei grandi protagonisti. Capocannoniere del girone A e trascinatore del Vicenza: “Ho sempre detto che lui è forte forte ma ci deve credere. Perchè a volte sta lì tranquillo. Mi aspettavo queste prestazioni perchè io so le sue qualità. L’anno scorso è andato bene e questo lo ha gratificato. Ora sta facendo capire che la scorsa stagione è stata solo fortuna. Ma sta facendo bene da anni e spero presto che possa salire di categoria.”

Una storia di sogni e di difficoltà. Una voglia di arrivare capace di superarle tutte. Ed è forse proprio questo il segreto: Si vede che Franco ha tanta fame. Anche se è un attaccante non è che sta su e non fa niente ma lotta come un difensore. Questa è la sua caratteristica migliore. E poi il colpo di testa, ha un fisico incredibile e se ti trova in area ti spacca”. E alla fine, si torna sempre lì. “Mai smettere di crederci.” Giusto? “Spero che l’anno prossimo arrivi a livelli più alti perchè lo merita. È tanti anni che è lì e penso che dopo il Como lui già fosse pronto. Poi si è confermato a Pescara e lo sta facendo anche a Vicenza. Alla fine i risultati arriveranno.” 

Gianluca e Franco Ferrari

Gianluca e Franco, un giorno di nuovo insieme: “Vogliamo giocare in Italia”

È quasi arrivato il momento di salutarci. Ma la storia non è finita. Anzi, è appena cominciata. C’è un volo per l’Italia da prendere per realizzare il sogno. Quello che si è infranto tanti anni fa, ma che mai è stato abbandonato. Una parola che non esiste nel vocabolario dei fratelli Ferrari: “Franco vuole giocare in Italia e anche io. Non so dove, non so in che squadra. Io dando pedate dietro e lui facendo gol.”

Ma come si realizza un sogno così? Come sempre è stato nel corso della loro vita. Sono quelle radici che non puoi sradicare. Insegnamenti che restano per sempre: “Noi siamo questo. Non smettiamo mai di lottare. È partito tutto quando sono tornato dall’Italia ed ero senza squadra. Dalla testa, dalla voglia di allenarmi. Di credere, di sognare. Che alla fine se dai il massimo qualcosa arriva.

Ma se quel qualcosa fosse un lancio di Gianluca e un gol di Franco? “Magari. Quello si sogna. Sempre.” E allora sogniamo. Senza “mai smettere di crederci”. 

A cura di Filippo De Gradi