Maiorino e la sua Virtus: “Seconda casa, io introverso ma in campo mi trasformo”

Intervista all'estroso 32enne, tornato in Puglia a gennaio dopo un giro d'Italia nel calcio

11 Novembre 2021

Luca Guerra - Autore

“Mi sento un giocatore importante, per il campo e per il gruppo. Non sono da solo però: penso a Perez, Miceli, Idda. Abbiamo esperienza da mettere al servizio della squadra, dando l’esempio e consigli ai più giovani. Francavilla Fontana è trampolino di lancio”. E lo è stato anche per Pasquale Maiorino. Ieri talentuoso esterno d’attacco che si affacciava al calcio in Serie D. Oggi numero 7, piedi da 10 e riferimento della squadra allenata da Roberto Taurino nel girone C di Serie C. Con LaCasadiC.com abbiamo fatto visita al mondo di Pasquale. Che ci ha aperto le porte. A partire dai consigli paterni (“Mio padre mi ha trasmesso l’amore per il calcio, anche se lui era un mediano”) e arrivando agli obiettivi per il futuro, personale e di squadra.

Maiorino e la Virtus: “Qui sono diventato giocatore e uomo”

Per raccontare ogni storia, però, bisogna partire dalle radici. Il 32enne Maiorino nasce a Taranto ma Francavilla Fontana è la tappa della pubertà calcistica. Serie D 2006/07. “Avevo 18 anni, qui mi hanno allevato come giocatore e come uomo. A gennaio, quando c’è stata la possibilità sono tornato volentieri alla Virtus: questione di riconoscenza verso di loro, poi volevo riavvicinarmi alla famiglia“. Famiglia. Biglietto da visita di Pasquale anche nella sua foto profilo su Whatsapp: “Quando ero a Livorno ho sofferto la mancanza di mia moglie e dei miei due figli – ammette – e questo ha inciso sulla mia scelta”. Nel mezzo, un giro d’Italia con il pallone tra i piedi: Manfredonia, Brindisi, Vicenza, Modena, Sorrento., Sassari, Cremona, Livorno, Salò, ancora Livorno. Fino a gennaio 2021, momento del ritorno in Puglia. “Ho girato tutta l’Italia – sorride – sempre alla ricerca di società che mi dessero fiducia”. Nel suo tour, c’è stata anche la Serie B. “Solo due anni e mezzo in B? Spesso mi sono guardato indietro e mi sono detto ‘ma come faccio a non giocare sempre in quella categoria’? Purtroppo però se non trovi gente che ti dà fiducia, fai tanta panchina e la soffri. Non so per quale motivo non sono riuscito a restarci”.

Figli e pallone: Maiorino tra tatuaggi e idoli

Ad accompagnarlo nel suo percorso, gli affetti e tre tatuaggi speciali: “I nomi dei miei due figli e il pallone“. Amore e stile di vita. Sulla pelle. Con la qualità come stella polare: “Ho avuto la fortuna di giocare con Pinardi a Vicenza, poi con Diamanti a Livorno: eccezionale. Senza dimenticare Vantaggiato, sempre a Livorno”. Il pallone, quell’amico che trasforma Maiorino: “Io sono introverso, non dico mai una parola poi in campo mi trasformo. Il capitano, Leo Perez, sta sempre a tremila – ci racconta – siamo agli antipodi dal punto di vista caratteriale: io timido, lui che scherza sempre con tutti”. La timidezza passa, una volta in campo: “Questo è un campionato tosto dal punto di vista ambientale: giochi a Catania, Avellino, Palermo, Bari, piazze con 10-20 mila tifosi“. Al Bari capolista, però, la Virtus ha fatto male: 3-0 e tre punti, Maiorino lo ricorda bene. “E ci mancavano otto titolari – sottolinea con orgoglio – il mister e il gruppo l’hanno preparata alla grande”. Non scherza, Pasquale, nemmeno quando ci racconta del suo idolo d’infanzia: “Amavo Zidane, per me era il calcio. Tecnica e qualità allo stato puro”.

“Obiettivo doppia cifra. Il gol più speciale? Quello alla Pro Patria”

Nello scorso turno di campionato, con la vittoria per 2-1 della Virtus Francavilla contro il Latina, Maiorino si è preso i titoli della gara: “Venivo da un mese in cui mi ero fatto male, sono rientrato e ho fatto un gol e un assist. Abbiamo conquistato tre punti importanti per il nostro obiettivo, che è la salvezza. Quello personale, invece, è la doppia cifra: “Di certo ci punto dall’inizio. Ci sono andato vicino a Cremona, non ci riesco dal 2015 con la Torres”. La media oggi racconta di un gol ogni due partite. “Come squadra, dobbiamo ragionare solo partita per partita: sembra una frase fatta ma è l’unico modo per poter arrivare a sognare. Prima occorre conquistare la salvezza”. Parola di chi ha iniziato la stagione con una doppietta al Taranto in Coppa (“Lì sono nato, a Francavilla Fontana sono cresciuto calcisticamente. Contro la mia città non esulterei mai”) ed è già a quota 6 in stagione. Finito? No, perché salutiamo Pasquale non prima di aver messo due quadri pregiati in casa. Li peschiamo tra gli oltre 70 gol realizzati in carriera, da sommare agli innumerevoli assist. Maiorino li passa in rassegna ma non ha dubbi: “Il più importante è in Pro Patria-Torres del 30 agosto 2014: ho fatto gol, abbiamo vinto ed è nato mio figlio. Una data indimenticabile. Poi Bari-Vicenza in Serie B, dicembre 2011. Segnai il 2-2″. La linea telefonica cade. Il telefono squilla. Dall’altro capo Pasquale risponde per i saluti: in una chiamata, la metafora di una carriera fatta di interruzioni e ripartenze. Sempre con il sorriso. E trasformandosi in campo.