Il paragone di Inzaghi ed il primo gol in C: la storia di Marco Pinato, il Cristante di Pordenone

Il centrocampista ha portato i tre punti ai neroverdi nell'ultimo match di campionato

20 Settembre 2022

Redazione - Autore

Immaginate di avere soltanto 19 anni e vestire la maglia del Milan. Le responsabilità crescono ed insieme ad esse cresce anche la consapevolezza che forse sì, il calcio può diventare qualcosa di importante nella vostra vita. Avere quel numero sulla carta d’identità, come Marco Pinato al tempo, e giocare a Milanello però significa anche essere accostato a giocatori che da quello step ci sono già passati.

Ecco, questi elementi ci bastano per costruire il quadro del centrocampista, oggi al Pordenone in Serie C, cresciuto nel Milan e paragonato a Bryan Cristante. Paragone importante, direste. Infatti è nato proprio dalla mente di Filippo Inzaghi. Paragone non è sinonimo di qualità, ma nel calcio poco ci manca.

I primi passi in rossonero

E Marco Pinato con la maglia rossonera ci ha camminato indossandola per tutto il percorso delle giovanili. Trovare lo spazio e giocare in verticale, in mezzo al campo la sua presenza è sempre stata fondamentale. Tuttavia, dopo il biberon Marco da piccolo ha sempre avuto un oggetto davanti agli occhi: il pallone. E forse quello stesso oggetto tondo gli è rimbalzato fino al primo respiro nel sangue, dato che papà Davide è stato un giocatore. A dirla tutta, tra i giocattoli di Marco c’era anche una coppa con le grandi orecchie d’argento, la Champions, vinta dal papà con il Milan nel 1989 insieme ad Ancelotti, Maldini e Baresi. Insomma, il calcio ha rappresentato una colonna portante dell’infanzia del ragazzo e l’ombra del padre che ha sempre giocato in Serie A non gli ha messo pressione. Anche lui sarebbe voluto diventare un giocatore, non erano presenti altre soluzioni.

Il paragone con Cristante e la prima avventura

Quando cresci con una Champions League firmata Arrigo Sacchi nel salotto, il rossonero non può che non arrivare sul tuo cammino. E su quel sentiero Marco Pinato ci incontrerà proprio Filippo Inzaghi. Era la stagione 2013/2014. Inzaghi aveva da poco iniziato il suo percorso sulla panchina, passando dagli Allievi Nazionali alla Primavera. La parola d’ordine di quella rosa era qualità, ed a testimoniarlo fu anche lo Scudetto vinto a fine stagione. El Shaarawy, Cutrone, Calabria, Petagna e Cristante. Sì, Bryan Cristante. Ecco dove nacque il paragone di Inzaghi. Marco Pinato conobbe l’attuale giocatore della Roma nello spogliatoio rossonero. Sicurezza, testa alta e qualità con la palla. Le caratteristiche dei due erano molto simili e l’allenatore lo notò sin da subito. Un paragone che Pinato continuò a tener vivo anche nella sua prima esperienza tra i grandi. Lo sfondo era la Serie B, la maglia quella del Lanciano, assieme ad Andrea Conti e Roberto D’Aversa. Storie che si incrociano, giocatori che crescono.

Da Lanciano alla Torre di Pisa, fino al primo gol in C con il Pordenone

E la crescita di Marco Pinato è passata per le piazze più importanti d’Italia. Dopo Lanciano infatti il ragazzo vive due stagione tra Vicenza e Latina, sempre in Serie B. Il fallimento della società laziale però lo lascerà svincolato. È in questo momento che il Venezia decide di bussare alla porta del ragazzo. La sua qualità non può non indossare delle scarpette per una stagione intera. Così, nella laguna Marco vivrà una delle esperienze più importanti per la sua carriera, collezionando 55 presenze e 3 reti. Il centrocampista riesce sempre di più ad affermarsi in Serie B. Per la categoria Pinato è una sicurezza. Da Cremona all’ombra della torre pendente di Pisa, la sua qualità abbraccia gli stadi di tutta Italia. E dopo il primo atto in Serie B con il Pordenone, Marco Pinato ha deciso di tornare per aiutare il club a guadagnarsi la promozione. E lui lo sta facendo, dato che nell’ultima partita contro il Sangiuliano City ha portato i tre punti. Primo gol in Serie C e vetta in classifica. Il Pordenone potrà contare sul potenziale di Marco Pinato. In fondo, Filippo Inzaghi aveva ragione. La qualità non mente.

A cura di Jacopo Morelli