La scuola Sassuolo e il feeling con De Zerbi. Piccinini: “Alla Vis Pesaro per crescere”

Il sogno calcistico e lo studio per rendere fieri mamma e papà. Il percorso della giovane promessa pesarese

13 Novembre 2021

Redazione - Autore

Stefano Piccinini, difensore classe 2002 in forza alla Vis Pesaro, non ama definirsi in un solo ruolo. Gli piace sperimentare e non ingabbiarsi in una definizione, mettendosi completamente a servizio della squadra. Di strada ne ha fatta, seppur giovanissimo, ha anche assaporato la Serie A con De Zerbi e il Sassuolo (che detiene il suo cartellino) ma ora ha scelto la città della Palla di Pomodoro “perché è la piazza perfetta per crescere”. La società crede molto nei giovani, e forte è stato il richiamo per chi come lui aveva solo voglia di migliorarsi giocando. Lo dimostrano i numeri, nel girone B è il più giovane ad avere il maggior minutaggio: 1064 minuti giocati. “Sono a Pesaro perché avevo voglia di confrontarmi con il ‘calcio dei grandi’, volevo capire chi sono e cosa posso fare veramente in questo sport”. Ma questo è solo l’inizio.

Stefano Piccinini, un talento poliedrico alla Vis Pesaro

Nelle 13 partite da titolare nel pesarese, Piccinini ha spesso cambiato ruolo. Nato come centrale difensivo, ha potuto scoprire nuove qualità, istruito da Banchini. “Ho giocato come braccetto, una volta perno e ultimamente come quinto di centrocampo a destra. Penso che il centrocampista sia il ruolo che mi si addica di meno ma mi permette di tirare fuori caratteristiche che prima non avevo, mi ha perfezionato. Poi, mi sto proprio divertendo a giocare lì”. La sua Vis Pesaro, nonostante il rammarico di aver lasciato qualche punto con Pistoiese e Grosseto, sta ottenendo dei buoni risultati, “anche più di quello che ci si potesse aspettare a inizio stagione”. Sarà importante proseguire il percorso contro il Modena, squadra che fermò la corsa in Coppa Italia della Vis Pesaro vincendo 1-0. Era la fine di agosto, ora le cose sono cambiate. “Conosciamo il valore dell’avversario ma noi andremo a giocarsi la nostra partita. Possiamo colpirli sulla fase di non possesso e dovremo essere bravi a far valere le nostre idee, come stavamo facendo prima della Reggiana: venivamo da 7 risultati utili consecutivi e secondo me non è mai un caso”.

Il Sassuolo e il sogno che si avvera

L’esperienza calcistica di Piccinini inizia a Parma, il primo club professionistico a credere in lui. Poi il Sassuolo, la Reggiana e di nuovo il Sassuolo. “Sono sincero, al momento del fallimento della Reggiana non sapevo veramente cosa fare del mio futuro. Andai a parlare con diverse società, feci tutto in una giornata: mi contattarono Parma, Bologna e Sassuolo. Conoscevo il direttore dei neroverdi, avevo di lui grandissima stima, e bastò una chiacchierata per convincermi a tornare lì. Feci un anno di Under 17 e poi Under 18 nel 2019. Nell’ottobre di quell’anno ricevetti la prima convocazione in Serie A e da lì iniziai a fare la spola tra prima squadra e primavera”. Un’emozione inspiegabile, un sogno che si realizzò quando nemmeno diciasettenne Stefano respirò per la prima volta la Serie A.

L’esordio in Serie A in Sassuolo – Udinese

Piccinini e la Serie A: “Ho esordito grazie alla fiducia di De Zerbi”

Nel Sassuolo delle meraviglie, con De Zerbi in panchina, la prima convocazione fu inaspettata e avvenne in occasione di Sassuolo-Inter, che si giocò al Mapei Stadium domenica 20 ottobre 2019. “Ricordo che il venerdì il mister mi chiamò e mi disse: ‘Ti piacerebbe se ti portassi in panchina?’. Io gli risposi con lo sguardo, sono cose che non si possono esprimere a parole. Da lì ho avuto la fortuna di continuare il percorso con la Serie A e devo veramente ringraziare il mister per questo: senza di lui non sarei riuscito a fare quello che ho fatto”.

Poi lo stop dei campionati nel 2020, causa covid. Le tante partite ravvicinate, giocate in estate per recuperare, permisero al Sassuolo di attingere risorse dal serbatoio delle giovani promesse, tra cui proprio Stefano Piccinini, che esordì contro l’Udinese nell’ultima giornata. “Ho sperato fino alla fine di poter fare qualche minuto. La mattina della partita il mister mi disse che se ci fosse stata la possibilità mi facesse giocare. Verso il 60esimo mi disse scaldarmi, lo seguivo con lo sguardo sperando mi chiamasse e così fu. Un momento emozionante che si fa fatica a descrivere”. Tutto nacque dal rapporto di stima e fiducia con Roberto De Zerbi: “C’era un bellissimo feeling. L’ho apprezzato tantissimo per la sua filosofia di gioco, ma soprattutto per come ci portava a sposare le sue teorie. Uno come lui ti semplifica il gioco, ti porta a fare bene. Anche alcuni vecchi compagni li porta ancora nel cuore: “Mi trovavo benissimo con Raspadori. Tra i giocatori già consolidati andavo molto d’accordo con Marlon: con lui mi divertivo, il suo gioco mi piaceva molto”.

Il futuro tra calcio e studio

Stefano Piccinini ci tiene a precisare che “questo è solo l’inizio”. Il numero 24 pesarese sapeva sin da bambino che avrebbe fatto questo nella vita: “Ho sempre studiato perché mamma e papà ci tenevano, però il mio sogno era quello di giocare a calcio, e spero possa continuare a fare questo ancora per molto tempo”. Non abbandonerà comunque lo studio, componente importante per costruirsi un futuro dopo il calcio giocato. Prima la maturità, poi qualche mese sabbatico per riflettere e per ambientarsi nella nuova città. Ora è pronto per ripartire, anche per la felicità di mamma: “Qualche giorno fa le ho detto che a gennaio mi vorrei iscrivere all’università, a Scienze Motorie, e mi ha risposto dicendomi che non c’era notizia migliore che gli potessi dare”.

Photo Credits: Vis Pesaro 1898

A cura di Lucia Arduini