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La finale di Ferrara, il ritorno da allenatore e il tuffo sotto i tifosi: Protti e Fermana, nessuno li separa

“Sono trascinati dal cuore di un popolo”: così recitava uno striscione in una delle coreografie più iconiche della storia recente della Fermana. Era stato Stefano Protti a pronunciare quelle parole pochi giorni prima la sfida decisiva per la promozione in C contro il Matelica. Da giocatore aveva fatto la storia della squadra, ora sta provando a riscriverla dalla panchina. Arrivato in estate con il morale a terra, ha fatto entusiasmare la piazza gialloblù a suon di bel gioco e carisma. Come quello dimostrato nella vittoria in casa contro la Torres. 1-0 e tuffo sotto la tribuna in mezzo al fango del Recchioni. Da lì altri 6 punti in due partite: prima la goleada casalinga contro il Fiorenzuola, poi l’1-3 in casa dell’allora seconda in classifica Gubbio. La rinascita della Fermana passa da Protti.

Dal ritorno (in ritardo) al tuffo sotto i tifosi

Risultati tutt’altro che scontati vedendo gli ultimi 10 mesi del club. Prima la retrocessione ai playout contro la Viterbese, poi il ripescaggio allo scadere e la squadra costruita negli ultimi 3 giorni di mercato. La rinascita della Fermana, oltre al grande impegno della società, risponde al nome di Stefano Protti. La leggenda del calcio fermano è arrivato (finalmente) sulla panchina gialloblù a fine luglio scorso dopo che già un anno fa, prima dell’arrivo di Domizzi, era stato vicino al ritorno a Fermo. Una trattativa lunga non tanto per problemi da parte dell’allenatore, ma per vari colloqui nel club. “Allenerei questa squadra anche in Terza Categoria”: così aveva detto ai nostri microfoni.

Foto: Ufficio Stampa Fermana

Con il suo arrivo, subito la piazza si rivitalizza. L’allenatore vive la città: appena arrivato partecipa agli eventi come la Notte Bianca e le cene di contrada per il Palio dell’Assunta. La scelta di giocare le amichevoli al Recchioni ripaga. Tribune quasi sempre piene e grande entusiasmo. Buoni i risultati in campo con il bel gioco come costante. La squadra è con lui e i rituali pre partita non cambiano mai. Sigaro durante il riscaldamento e cinque a tutti i giocatori mentre entrano in campo per il calcio d’inizio. Poche le prestazioni sbagliate dai marchigiani, tanta la sfortuna con almeno 6 punti persi dopo il 90esimo. Gli 800 abbonati non hanno mai abbandonato il Recchioni, decima la Fermana nel girone B per affluenza. Di gran lunga migliore nella classifica del rapporto tra abitanti della città e presenze in trasferta: qui la Fermana è prima. Stefano Protti ha ridato vita alla Fermana e se l’è ripresa.

Protti: eroe da giocatore, costruttore da allenatore

O forse non l’aveva mai lasciata. In Curva Duomo, prima della temporanea chiusura, sventolava sempre un bandierone con un’enorme stampa sopra di un giocatore: capelli lunghi, fascetta e braccia al cielo. Era Protti che troneggiava sul Recchioni. Era ricomparso anche nel ritorno dei playout a Viterbo, quando oltre 500 da Fermo arrivarono nel Lazio e cantarono anche a retrocessione avvenuta. Quel bandierone è il perfetto collegamento dal Protti eroe giocatore al Protti allenatore.

Nonostante abbia indossato la maglia dei gialloblù solo per due stagioni, è rimasto nel cuore dei tifosi. 11 gol il primo anno, 15 il secondo, terminato con la promozione in C1. Memorabile la doppietta contro la Ternana nella semifinale d’andata dei playoff e poi la vittoria ai rigori contro il Livorno nel campo neutro di Ferrara (una delle partite simbolo della storia della Fermana). Il club a fine stagione lo vende all’Atletico Catania perchè in difficoltà economica e deciderà di non giocare mai da avversario contro la Fermana.

Ma sapeva che la sua storia con la Fermana non doveva finire lì. Dal ritorno tanto atteso al tuffo sotto i tifosi. È rimasto sempre legato a quella terra che tanto gli aveva dato. Ora sta provando a ripagare, un’altra volta. Protti è con Fermo e Fermo è con Protti.

A cura di Filippo Rocchi

Redazione

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