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Fabio Quagliarella non lascia, anzi raddoppia. È notizia di questi giorni il suo rinnovo per un’altra stagione con la Sampdoria. Uno degli attaccanti più prolifici della nostra Serie A, il campano sarà ancora protagonista tra i grandi. Non tutti sanno però che la sua esplosione è avvenuta proprio in C, con la maglia del Chieti.
Prima di segnare in acrobazia, da centrocampo e di tacco, Fabio Quagliarella dava spettacolo all’Angelini. Un anno e mezzo con la maglia neroverde del Chieti. Correva l’anno 2003. In Abruzzo arriva in prestito un giovane attaccante diciannovenne di belle speranze. Si è formato nelle giovanili del Torino e aveva già esordito in A in maglia granata a fine campionato del 2000. Fabio arrivava già da un’altra esperienza in C, con la Florentia Viola, il club nato dopo il fallimento della Fiorentina. A Firenze però Quaglia non aveva trovato ciò che cercava, la sua stagione era filata via senza grossi sussulti. Dodici partite, un solo gol. A gennaio 2003 quindi ecco che torna a casa madre, al Toro, giusto di passaggio prima di Chieti. La prima mezza stagione ricalca un po’ la passata. È allenato da Piero Braglia e gioca 10 gare, segnando due volte. Sfiora tra l’altro l’incontro con un altro protagonista del calcio di oggi, quel Tony D’Amico artefice degli ottimi ultimi anni del Verona e che aveva lasciato i neroverdi poche settimane prima. Il ragazzo di Castellammare ha bisogno di più tempo, di più fiducia.
Resta ancora per un anno al Chieti Quagliarella e fa la scelta giusta. Quello diventa il suo trampolino: 32 partite, 17 gol e gli occhi di tutto il panorama calcistico su di lui. È nata una stella. Il Chieti vola e sfiora addirittura i play-off. Sotto la guida di Dino Pagliari, subentrato a Florimbi, che a sua volta aveva sostituito alla quarta giornata Alberti, il Chieti sfonda il record di punti nel campionato di C1, chiudendo a 48, alle soglie della zona play-off. Emozioni indelebili per i tifosi di una squadra che quelle vette difficilmente le ha più raggiunte. Fabio è già più grande della categoria per cui torna al Torino per il campionato di B. Un torneo che i granata vincono, conquistandosi una A che poi non vivranno. La squadra infatti fallisce e Quagliarella è costretto a ripartire, da zero, da svincolato. Si fionda su di lui l’Udinese che lo compra e lo gira in prestito all’Ascoli, in Serie A. Da lì non si guarderà più indietro: Samp, prima volta, poi Udinese, Napoli, Juve, il ritorno al Torino e quello alla Samp, fino alla fine, fino al prossimo campionato.
Inutile citare tutti i suoi numeri, tutti i suoi record, sarebbero troppi. Ad oggi ha sulle spalle 533 partite in A e 181 gol, si fa fatica anche solo a nominarli. Quagliarella è ben voluto da tutti, di città ne ha girate. Ha segnato ovunque e in tutti i modi. Eppure un rapporto speciale lo lega sempre a Chieti, la città dove tutto è cominciato. E non sono le 43 presenze e 19 le reti totali. È la consapevolezza di aver vissuto una stagione che resta nella storia del club. Lo ripete spesso lo stesso attaccante della Samp. “Il Chieti è stato il primo club che mi ha dato la possibilità di giocare con continuità”, questione di attaccamento. Uno così passa raramente a queste latitudini calcistiche, meglio goderselo quando capita. È per questo che è rimasto così tanto nei cuori tanto che, nello scorso aprile, nell’anno del centenario, una maglia del Chieti ha fatto il tragitto Abruzzo-Liguria ed è arrivata nelle mani di Quagliarella. I compleanni si festeggiano con le persone amate e alla festa dei neroverdi lui non poteva mancare. Una foto, un sorriso e tanti ricordi.
A cura di Simone Gervasio
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