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Morta Renata Furlan: la curva del “Rocco” di Trieste è intitolata a suo figlio Stefano

Nella tarda serata del 7 gennaio ci ha lasciati Renata Furlan. 88 anni, mamma di Stefano, storico tifoso della Triestina, morto a seguito degli incidenti accaduti nel corso del derby di Coppa Italia giocato tra la Triestina e l’Udinese di Zico l’8 febbraio del 1984. Enorme il cordoglio da parte di tutto il movimento alabardato al quale si è unita l’U.S.Triestina 1918 con un comunicato ufficiale.

Chi era Stefano Furlan

Per chi non conosce l’antefatto bisogna andare a ritroso di quasi otto lustri. Che cosa accadde in quel mercoledì pomeriggio di metà anni 80? Chi era Stefano Furlan? Un semplicissimo ragazzo di vent’anni, un “mulet” come si usa dire in quelle zone, che aveva la Triestina nel cuore e frequentava la curva del vecchio Grezar. Un giovanotto tranquillo. La sua fede nei confronti della Triestina era enorme e la sua passione la condivideva settimanalmente con gli amici tra i banchi di scuola e andando a vedere le partite.

Nel corso della sfida tra Triestina e bianconeri scoppiarono degli incidenti tra le opposte fazioni nelle zone adiacenti allo stadio, ma Stefano era già lontano dal fulcro delle violenze. Stava rincasando e la signora Renata lo aspettava. La sua sfortuna fu quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tre poliziotti si accorsero di lui, lo raggiunsero e lo fermarono con modi severi. Le cronache del tempo raccontano che fu anche afferrato per i capelli e fermato contro un muro. Venne arrestato e condotto in questura per accertamenti per poi essere rilasciato la sera stessa. Allora rincasò e raccontò l’accaduto a mamma Renata.

Le ore della morte

La mattina dopo, non sentendosi molto bene, preferì restare a casa. Nel pomeriggio le sue condizioni peggiorarono tanto da rendere necessario il ricovero nell’Ospedale Maggiore di Trieste. Poco dopo esser giunto nella struttura entrò in coma, e da li iniziò una lunga agonia: Stefano Furlan morì dopo 20 giorni, l’1 marzo 1984.

Tre testimoni riconobbero il poliziotto che lo aveva colpito. Nel novembre 1985 fu condannato ad un anno di reclusione. Qualche mese dopo, lo reintegrarono nel corpo di appartenenza e tornò regolarmente a svolgere il suo servizio sempre a Trieste. Da allora la signora Renata iniziò una lunga battaglia legale per chiedere che fosse fatta giustizia nei confronti di suo figlio.

Il ricordo di Stefano a Trieste

Una frase che la mamma di Stefano pronunciò in seguito alla morte del suo adorato figlio è divenuta un simbolo per il tifo organizzato: “Qualcuno mi ha chiesto un messaggio per le mamme che lasciano andare i figli allo stadio, io invece un messaggio lo invio alle autorità: nei servizi di ordine pubblico mandino gente che sa quello che fa, non giovani alle prime esperienze che possono perdere la testa”.

La vicenda ebbe un eco notevole in città e da allora i tifosi della Triestina con lo striscione “Stefano Presente” e le annuali commemorazioni si sono uniti in un supporto costante nei confronti di una madre che per anni con grandissima dignità ha cercato la verità e chiesto giustizia. Con l’apertura dello stadio Rocco il 18 ottobre 1992, la curva del tifo alabardato è stata griffata con il nome di Stefano Furlan. Ora, dopo 38 anni, mamma Renata può riabbracciare in cielo il suo amato Stefano.

A cura di Stene Ali

Redazione

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