Dal Monterosi fino a Santiago de Compostela: “Il motivo? Adesso ve lo racconto”

Una partita lunga 775 chilometri. L'intervista esclusiva ai microfoni della Casa di C

rocco costantino cammino di santiago
30 Giugno 2022

Redazione - Autore

775 chilometri. Dal versante francese dei Pirenei in Francia fino a Santiago de Compostela, in Spagna. Il Cammino di Santiago è un’esperienza che segna nel profondo l’anima delle persone suscitando la maggior parte delle sensazioni che la vita presenta nella quotidianità. Gioia e dolore, fatica ed impresa, la luce dell’alba fino al tramonto del sole. Insomma, è un dualismo continuo che si estende per tre nazioni differenti, comprendendo anche il Portogallo. Differenti punti di partenza, solita destinazione. Non è un’impresa adatta a tutti. Ci vuole coraggio. Un po’ come tirare un calcio di rigore all’ultimo secondo. Ma Rocco Costantino, attaccante del Monterosi Tuscia, ce l’ha fatta. E lo ha raccontato ai nostri microfoni. “In mezz’ora ho organizzato tutto e ho iniziato il Cammino. Avevo questo desiderio da molto tempo”.

Costantino, il campo e Santiago de Compostela

Dai playoff di Serie C con la maglia del Monterosi Tuscia fino agli scenari che il Cammino di Santiago regala. Rocco Costantino, come ha scritto lui stesso sul proprio profilo Instagram, ha deciso di partire senza lasciarsi spaventare dalle mille insidie che un viaggio del genere può presentare. Perché alla fine, sono i ricordi positivi a rimanere per sempre nella mente. Prendere la valigia, chiudere la porta di casa e in un attimo ritrovarsi con persone mai incontrate prima che provengono da altre culture. Santiago de Compostela unisce coraggio e paura, trasforma la destinazione in un obiettivo da raggiungere. Proprio come succede nella vita di tutti i giorni. “Da tempo avevo questo pensiero nella testa. Il modo in cui è avvenuto è stato bizzarro. Il motivo? Cercare una nuova versione di Rocco Costantino, più forte, sotto ai punti di vista che il Cammino di Santiago mi poneva di fronte. Diciamo – continua Costantino – che non ho fatto il cammino da solo, l’ho fatto in compagnia di me stesso. Purtroppo è durato solo sette giorni perché non avevo la giusta attrezzatura e la caviglia sinistra cominciava a far male. Mi sono fermato a Burgos”.

“Nord, Sud Ovest, Est”

E così, dalla mattina alla sera, passo dopo passo, sulle note di “Nord, Sud Ovest, Est” degli 883 oppure su quelle di ‘O Sole Mio in un bar che in quel momento sembra il palcoscenico più bello del mondo. Rocco Costantino alle imprese c’è abituato. E ne ha compiuta una proprio lo scorso campionato, assieme ai compagni del Monterosi Tuscia. Una squadra neopromossa per la prima volta nel professionismo che riesce a giocarsi i playoff per la Serie B a fine stagione. Proprio come nel Cammino di Santiago, durante la stagione a Costantino non sono tremate le gambe. “Prima di partire ero sicuramente diverso. Il Cammino di Santiago mi ha cambiato il carattere, dai pregi fino ai difetti. Questa esperienza mi ha dato moltissimo e le emozioni che suscita sono davvero inspiegabili. Penso che abbia toccato molto il mio lato impaziente. Sono diventato più paziente rispetto a tutte le cose. Questa è una cosa che sento nel mio corpo”.

costantino cammino di santiago

800 chilometri, un pensiero: il campo

Nonostante quasi 800 chilometri di percorso, con la fatica che si fa sentire, le gambe doloranti e la vista annebbiata, tra i mille pensieri che si sono rincorsi nella mente di Costantino, uno in particolare ha lasciato un’impronta. “Non vedo l’ora di ricominciare assolutamente. L’entusiasmo che mi ha portato questa esperienza, assieme alla voglia e alla gioia e alla felicità è tantissimo. Lo porterò sicuramente ai miei compagni e soprattutto a tutto l’ambiente del Monterosi, visto che quest’anno abbiamo raggiunto un risultato storico. Spero davvero di trasmettere il messaggio e le emozioni del Cammino ai miei compagni. Si meritano di vivere ciò che ho vissuto io durante la mia esperienza”. Il campo resta sempre un punto fisso nella mente di chi vive il calcio ogni giorno. Rocco Costantino ha giocato una partita. Fuori dal campo. Senza una palla. 8 giorni invece di novanta minuti. Un solo tifoso: lui stesso. E ha vinto.

A cura di Jacopo Morelli