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Calcio e orizzonti, Momo Zoma: “Ho puntato tutto sul calcio. L’Albinoleffe è casa mia”

Vedi, sono dovuto maturare da subito. A 10 anni ho perso mio papà, mi sono preso cura di mia mamma e mia sorella. Ho puntato tutto sul calcio”. I segni della vita si leggono nei suoi occhi. Occhi lucidi attraversati dal dolore, dal ricordo, dai sacrifici. Quella di Mohamed Alì Zoma, attaccante classe 2003 dell’AlbinoLeffe, è la storia di un ragazzo che uomo lo è diventato ben presto. Da bambino a uomo di casa: “Non è stato facile”. La sua è una storia di vita, ancor prima che di calcio. Il pallone come missione e speranza. Ed è così come appare quando lo incontri, tranquillo e sereno, consapevole del proprio cammino e di quanto ha raggiunto. Un nome, Mohamed Alì, che ricorda il pugile, anche se “non è legato a lui. Alì era il nome di mio nonno, Mohamed piaceva a mio papà”. Ma a Zanica è per tutti più semplicemente Momo. Quel bambino entrato nel club bergamasco nel 2013 e ora protagonista con la prima squadra: “Questa è casa mia”.

Credit: FOTO BERARDI / U.C. ALBINOLEFFE

Un sorriso sul volto, genuino e puro come il suo cuore. Un animo buono che è stato capace di costruirsi la sua serenità. Nel suo percorso ci sono gli idoli Mané e Vinicius, i parenti che lo seguono dalla Costa d’Avorio, l’amore per la famiglia e il suo calcio. “Non ho mollato”. Semplice e profondo, Momo Zoma.

Credit: FOTO BERARDI / U.C. ALBINOLEFFE

Sacrifici

Ciao, come stai? Momo, piacere di conoscerti”. L’allenamento è appena finito. Poco prima delle urla di gioia arrivano dal campo: “Ero io (ride ndr), ho vinto il torneo di calcio-tennis”. Il punto decisivo di chi? “Mio, in rovesciata”. Mica male. “L’AbinoLeffe è casa mia. Mi hanno accolto quando ero bambino e mi sono stati vicino in un periodo non semplice per me”. La vita ti cambia, ne conosci la durezza e la crudele imprevedibilità: “Da quel momento sono cambiate le cose. Ho iniziato a prendermi diverse responsabilità in casa, anche se avevo solo 10 anni. Non mi sono fatto abbattere, sono diventato l’uomo di casa e sono arrivato fino a qua”. Allenamenti, una famiglia a cui pensare, tanti sacrifici. La mente torna a quei momenti: “Curare mia sorella, starle vicino… aveva solo 3 anni. Non era semplice spiegarle che papà se ne era andato. È stato difficile… O anche aiutare mia mamma con la lingua. Con loro due ho un legame unico”. Il viso si colora di una nota di serenità, un cammino costruito nel tempo e quel pallone diventato amico e compagno di viaggio: i segni del passato e una tranquillità maturata nel tempo.

Credit: FOTO BERARDI / U.C. ALBINOLEFFE

Lavoro e divertimento

Cos’è per me il calcio? Divertimento e lavoro. Giocare mi aiuta a non pensare al resto. Passa tutto dalla mentalità, dalla serietà e dalla predisposizione al sacrificio”. Rifugio e orizzonte, obiettivo principale del presente e del futuro. “O il calcio o il calcio”. “Ci ho sempre creduto. Ho puntato tutto su questo sport”. Una missione per se stesso e per aiutare la sua famiglia. “Se sono qua è per i sacrifici fatti”. Il calcio “è stato un aiuto. Uno sfogo e un luogo dove non pensare. Quando entri in campo ti concentri su quello, un’opportunità per staccare per qualche ora da tutto il resto”. Consapevolezza di sé e della propria storia, del presente e di chi si vuole diventare. “Voglio arrivare al massimo, lavorerò per questo”.

Credit: UC AlbinoLeffe

“AlbinoLeffe sei casa”

Semplice, consapevole, maturo. Una passione per quel pallone rimasta sempre intatta e genuina come quando era bambino. Si torna a quei momenti, lì davanti a casa: “Sono partito giocando con i miei vicini. All’inizio i miei genitori non volevano iscrivermi in qualche scuola calcio, poi li ho convinti”. Capriate, squadra del suo paese, Tritium e l’arrivo all’AlbinoLeffe nel 2013: “La vittoria del campionato con la Primavera e l’esordio con la prima squadra i momenti più significativi”. E che esordio: “C’erano diversi infortunati. Non pensavo di giocare, ma Marcolini mi mandò in campo”.

Credit: UC AlbinoLeffe

Rigamonti Ceppi di Lecco, la Serie C conosce Zoma: “Doppietta e vittoria, che emozione”. Quest’anno una stagione da assoluto protagonista e da capocannoniere della squadra: “Il mio sogno è la Champions. Mané e Vinicius i miei riferimenti. Il tridente perfetto? Io sulla sinistra, al centro Mbappé e Dembelé a destra”. Con che maglia? “La numero 11, naturalmente”. Nelle orecchie rap italiano o internazionale, Lil Baby l’artista nelle sue cuffie prima delle partite.

Sterzata e tiro il gol ideale”. Palla in rete, le braccia al cielo per papà. Volto sereno e solare, un sorriso per quello che sarà. Uno sguardo sempre diretto al futuro: Momo Zoma.

Nicolò Franceschin

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