Personalità e tranquillità, il centrocampo visto da Zuccon: “Sogno la A con l’Atalanta”

L'inizio con la Samp, gli insegnamenti a Bergamo e l'anno a Lecco: "Sono cresciuto, dipende da me". L'intervista al classe 2003

zuccon lecco
26 Aprile 2023

Nicolò Franceschin - Autore

Una dote non scontata la tranquillità. La si può migliorare certo, ma, almeno in parte, bisogna averla da sempre. Qualità innata da coltivare. Soprattutto, se la tua casa è il centrocampo e il tuo sogno fare il calciatore. E averne la consapevolezza può segnare la via di chi quel sogno lo realizzerà davvero: “Mi vedo cambiato, riesco a gestire meglio le situazioni”. Tono calmo nella voce di Federico Zuccon, centrocampista del Lecco di Foschi, in prestito dall’Atalanta, e protagonista di una stagione storica per i blucelesti. Nulla di strano, se non fosse per la sua età. Classe 2003, disciplina e talento come segni particolari. L’allenamento si è concluso da poco. L’ufficio in cui ci incontriamo è al secondo piano della sede. Dalla finestra si apre la vista sul Rigamonti Ceppi e la città alle sue spalle. Il primo piano, però, è su Federico. “Sogno la Serie A, dipende da me”. Genova e la Sampdoria, l’Atalanta, la Serie A e la maglia bluceleste. Gli insegnamenti del passato con lo sguardo proiettato al futuro. “Costanza, lavoro e maturità per costruirmi questo sogno”. Sfumature di gioventù.

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Credit: Calcio Lecco

I significati delle prime volte

Sono partito a 6 anni nella Polis, la squadra di mio fratello. Ho iniziato a giocare a calcio grazie a lui”. Tempo di pochi mesi ed è già derby. Sampdoria e Genoa lo chiamano: “Ho scelto i blucerchiati. Il motivo? “Per l’ambiente e i colori della maglia”. L’emozione del primo borsone: “Bello. Vivere fin da subito una realtà professionistica è stato importante. Sono molto legato al mio primo allenatore. Lì credevano in me”. Fiducia esterna e consapevolezza interiore: “Ho capito che potevo coronare il sogno di fare il calciatore”. Poi l’addio a Genova. Milan, Inter, Juve, Roma: tante le squadre interessate. “È stato un motivo in più per crederci. Son consapevole che dipende tutto da me. La bravura sta nell’essere costanti e costruirti la tua strada”.

Grandi squadre, ma Federico prende un’altra strada. Una strada direzione Bergamo: “Ho scelto l’Atalanta per il suo settore giovanile. Sono stato convinto dal direttore Costanzo e mi ha ispirato subito fiducia, spiegandomi il progetto nerazzurro. La famiglia mi è stata molto vicina anche nella scelta”. Anche se la tentazione rossonera era presente: “Ero indeciso tra Atalanta e Milan, la squadra per cui tifo”.

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Credit: Calcio Lecco

Atteggiamento 

Quello in nerazzurro è stato un passaggio importante”. Una realtà diversa quella dell’Atalanta: “Solo entrando a Zingonia capisci la differenza”. Per strutture, mentalità, filosofia: “Ho imparato molto. Il modo in cui allenatori e personale ti formano, le idee e i valori che ti trasmettono: è un altro mondo. Devo molto all’Atalanta perché mi ha fatto fare un cambiamento caratteriale enorme. Ti aiutano a crescere anche come persona”. A pesare in questo percorso di crescita anche “la prima esperienza fuori casa”. Un progetto sul giocatore e, soprattutto, sul ragazzo: “Prima ero mentalmente più debole e spento, lì sono maturato”. Momenti di crescita. L’attenzione posta sul gioco, prima di tutto. “Ciò che contava era l’atteggiamento”. Il risultato? Solo una naturale conseguenza. Un nuovo gruppo: “Eravamo diversi nuovi. Ad oggi mi sento con molti di loro, come Ceresoli, Berto e Scalvini”. Dall’U17 all’esordio in Primavera con Brambilla in panchina. Una prima volta dal significato speciale: “La Supercoppa contro la Fiorentina vinta 3-1 al Gewiss Stadium. Ho giocato tutta la partita, un momento bellissimo”. Poi qualche problema fisico: “Ho avuto tre infortuni nello stesso punto. Ho vissuto una piccola fase di down mentale. Una volta che lo metabolizzi sai che devi lavorarci per tornare e basta”.

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“Non è vero”

E poi la realizzazione di un sogno, arriva la chiamata della prima squadra: “Ero appena tornato dalla Nazionale U19”. Federico gioca uno spezzone contro il Lecce con la Primavera: “A fine partita sono incavolato per la mia prestazione. Arriva il dirigente e mi dice ‘Guarda che sei convocato in prima squadra’”. “Dai, lasciami stare, non prendermi in giro”. Poi si accende il telefono: “Leggo il messaggio della convocazione per il match contro l’Empoli”. La voce del centrocampista ancora vibra di emozione e incredulità nel raccontarlo. Fuori ad aspettarlo i genitori, pronti per andare a mangiare insieme: “Mamma, papà non posso venire”. La reazione? Increduli, anche loro. Gli occhi si chiudono e tornano a quella giornata. Alla prima convocazione: “Da ragazzino sogni di vivere quei momenti. Il vedere come si preparano alla partita, il momento prima di entrare in campo. Tutto. Ed essere parte di quello è inspiegabile”.

Poi qualche altra panchina, compresa quella con l’Inter: “I miei parenti non ci credevano, come i miei genitori il giorno della prima convocazione”. Immagine ancora vive nella memoria: “Da centrocampista poter vedere Calhanoglu, Brozovic e Barella, uno dei miei riferimenti, è stato speciale; oppure l’intensità di Perisic. Dal campo percepisci la loro forza. Mi ha impressionato la tranquillità con cui giocavano dal basso. Ricordo ancora una loro azione in cui con tre passaggi arrivarono in porta”. La reazione? “Federico, ecco la Serie A”. Con un simpatico rammarico: “Ho cercato di scambiare la maglia, ma erano già tutte prenotate”.

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Essere Atalanta

Convocazione e il contatto con i campioni: “Ti aiutano a entrare nel gruppo. Poi essendo molto amico di Scalvini, stavo con lui”. I consigli di Pessina e Koopmeiners e la classe di Muriel: “Classe incredibile”. Una realtà diversa quella dell’Atalanta. Per filosofia, per progettualità e per… Gasperini. Identità, nel gioco e nel ritmo. L’allenatore è stato uno degli artefici della crescita nerazzurra. Un allenatore capace di dare un’impronta alla sua squadra. Precisa e definita. “Tutto parte dall’allenamento. Quando lo finisci, esci che sei stremato. Ricordo ancora le prime volte (ride ndr)”. Due le costanti: “Intensità e impegno. Il margine di errore deve essere minimo. E poi dà una identità unica. Velocità, ritmo ed errore tecnico ridotto quasi allo zero”. Esigenze e aspettative alte: “Gasperini chiede tanto, per questo motivo molti con lui fanno il salto di qualità”. Atalanta e… Nazionale: “Ho fatto tutto la trafila dall’U15 in poi”. E ora all’orizzonte c’è il Mondiale U20.

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Credit: Calcio Lecco

Orizzonti

La scelta condivisa con la società bergamasca di lasciare il mondo delle giovanili: “C’erano delle squadre di B e poi in C la FeralpiSalò e il Lecco. La mia scelta è stata dettata dalla volontà di giocare il più possibile”. Dopo averlo toccato, in questa stagione Federico conosce il mondo dei grandi. Ci entra, lo vive e ne diventa protagonista. Uno l’obiettivo: crescere. Personalità e umiltà, con chiara la consapevolezza che i successi si raggiungono gradualmente. Lavoro e impegno, il resto è velleitario. Perché imporsi nella prima stagione tra i professionisti e quando si è il più giovane della squadra è per pochi. Una equilibrata razionalità per costruirsi il cammino: “Ho spinto da subito, nonostante fossi al mio primo anno e il più giovane”. Mettersi in mostra, con una silenziosa presenza. In campo e fuori. Carattere e serietà: “Mi sono sempre allenato al massimo. Anche per questo mi sono integrato velocemente nel gruppo”.

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Credit: Calcio Lecco

Personalità

E nel sentirlo parlare si comprende il motivo. Nella maturità mostrata, nonostante la carta d’identità e nella lucidità e nella gestione delle idee e dei progetti. Nella tranquillità di analisi del suo percorso, passato e presente: “Caratteristiche che ho mie da sempre e che, con il passare del tempo, ho migliorato. Il percorso nell’Atalanta mi ha aiutato a capire ciò che serve per giocare ad alti livelli. E qui a Lecco ho cercato di mettere il carattere che serve. E penso che anche i compagni lo percepiscano. Quest’anno sono cresciuto tanto dal punto di vista fisico e tattico”. Perché, forse, la sua qualità più grande è quella. Mostrare e dimostrare personalità con freddezza, umiltà e presenza. E farlo è possibile se si è consapevoli. Consapevoli di ciò che si è e che si vuole essere. “Spero di crescere il più possibile. Sogno di poter giocare con l’Atalanta in Serie A”. Sullo sfondo l’amore per la famiglia: “Sono molto legato a mio fratello e ai miei genitori”.

Sicurezza e gestione del presente. Idee chiare del futuro. In mezzo al campo come nella vita. Personalità e tranquillità, essere Federico Zuccon.

A cura di Nicolò Franceschin