Catania addolorata dopo il fallimento: storia d’orgoglio e passione

Le sensazioni della città a poche ore dal fallimento

22 Dicembre 2021

Redazione - Autore

Risulta davvero difficile adesso provare a tradurre e spiegare il sentimento del popolo di Catania dopo l’annuncio del fallimento. La sensazione di amarezza cocente, capace di risucchiare in pochi istanti l’anima di una città intera. Il freddo e definitivo impatto che dall’occhio arriva allo stomaco, come un profondo cazzotto in grado di dare il colpo di grazia ad ogni flebile forma di speranza residua. Ma è possibile, ancora oggi, provare questo intenso vortice di emozioni per una squadra di calcio?

Catania ed il Catania: binomio inscindibile

La risposta, affermativa, risiede tutta nell’orgoglio. Dentro quel forte senso di appartenenza che unisce famiglie e coltiva generazioni intere. Perché il Catania, per Catania rappresenta unione ed appartenenza…quasi liturgia! Una fede, per importanza, secondaria soltanto a quella per Sant’Agata, (patrona della città) . Nonostante un palmarès non certo vicino all’elite del calcio mondiale. E forse, il vanto del tifoso dopotutto, è sempre stato questo.

Credit Photo: Filippo Galtieri (UNICA SPORT)

Da quel 24 settembre 1946 infatti, la storia rossazzurra è sempre stata caratterizzata da un ritmo forsennato. Divisa equamente tra delusioni da sconfitte e radiazioni, lacrime per chi se n’è andato con quella maglia addosso e gioia incontenibile da grandi imprese. Perché il dolce sapore del miracolo che da Taranto va in scena all’Olimpico, ed abbatte negli anni prima Herrera e poi Mourinho, sebbene diverso nella forma risulta sempre custodito e tramandato nell’unico linguaggio possibile: quello del cuore.

Da Mascara all’Argentina: quante storie sotto l’Etna 

Ma se i luoghi e le illustri vittime scatenano al minimo accenno, sono senza dubbio i protagonisti a rendere ancor più chiaro il prestigio del luogo. Perché Catania è l’espressione post gol del figliol prodigo Mascara al Barbera da centrocampo. La furia vigorosa di Francesco Lodi dopo l’ennesima punizione. La carica mai doma di capitan Biagianti. L’infallibilità di Spinesi. La finestra sul mondo di grandi allenatori (Simeone, Montella, Maran). Raffigura al suo interno una culla argentina che, sulle note di Eric Bouvelle, ha lanciato talenti suggellati dal tango.
Papu Gómez , Mariano Izco, Albano Bizzarri, Juan Pablo Carrizo, Matías Silvestre, Nicolás Spolli, Ezequiel Carboni, Cristian Llama, Gonzalo Bergessio, Sergio Almiron, Maxi López, Lucas Castro, Pablo Barrientos, Pablo Ledesma, Adrian Ricchiuti, Mariano Andújar. L’elenco è lunghissimo. Sconfinato. Sintomo assoluto di un legame dorato che resiste ancora oggi al tempo, grazie al ricordo di chi mai dimentica e richiama ogni volta che può.

Futuro e speranza di Catania dopo il fallimento

Il tempo della matricola 11700 però, si ferma qui. E nonostante la ricerca del colpevole faccia assolutamente parte del gioco, qualcuno in un angolo, preferisce isolarsi in silenzio. Provare ancora una volta a sventolare quei colori che sebbene sbiaditi dalla burocrazia, sono ancora lì. Vogliosi di sostenere Luca Moro, mister Baldini e quel gruppo squadra che include uomini nati con il rossazzurro nel sangue e degni rappresentanti di ogni valore. Così, in attesa di una tempesta che faccia il suo corso Catania “distrutta e per sette volte rinata”, attende e sa: vivrà ancora al fianco della sua gente. Nonostante tutto.

A cura di Damiano Tucci