Daniele Trasciani, da Trigoria a Messina sulle orme di Stam con l’insegnamento di Acerbi

La storia del difensore

1 Marzo 2023

Alvise Gualtieri - Autore

Nella pittura le sfumature cromatiche possono fare la differenza. Dall’insieme di due tonalità possono nascere sentimenti, emozioni e nuovi sogni. In piccolo è quello che accade anche nel calcio. Come nel caso di Daniele Trasciani, difensore del Messina.

Una passione racchiusa in due colori

“Il pittore deve sempre cercare l’essenza delle cose, rappresentare le caratteristiche e le emozioni essenziali della persona che sta dipingendo”. È con queste parole che Tiziano Vecellio descriveva il ruolo del pittore. Per l’artista veneto era fondamentale che i soggetti raffigurati nell’opera raccontassero nuove storie all’osservatore attraverso la stimolazione sensoriale. Dalla pittura al calcio, perché anche in campo i colori fanno la differenza. Chiedetelo a Daniele Trasciani, difensore del Messina. Se il giocatore dovesse dipingere un quadro della sua carriera sicuramente non avrebbe dubbi sulle sfumature. Giallo e rosso. Rosso e giallo. Come Tiziano.

I critici d’arte spiegano che il “rosso Tiziano” è il colore della passione. La stessa passione che Daniele nutre da sempre per il pallone e per la Roma. I primi calci arrivarono già in tenera età nei dintorni di Trigoria. Il tempo di un panino uscito da scuola a Monteverde dove abitava e poi dritti con il nonno al campo di allenamento. Non un caso. La passione per quei colori è frutto di un altro importante tassello nell’opera di Daniele: la famiglia. In casa sono tutti tifosi della Roma; tranne uno. Il nonno. Un laziale di vecchia data che si diverte a seminare attriti tra i parenti durante i derby della capitale. Bozze di un dipinto di famiglia a tinte giallorosse.

Gli inizi, le amicizie, gli idoli e la fascia di capitano della Roma

Daniele Trasciani iniziò a dipingere il quadro della sua carriera all’età di 8 anni, quando sostenne un provino a Trigoria. Dopo averlo superato, venne aggregato alla squadra dei ’99. Per lui che era classe 2000. In giallorosso completò l’intera trafila giovanile con una fascia di capitano che riuscì a cucirsi addosso. Dai giovanissimi alla Primavera. Lui era sempre “capitan Trasciani”. Daniele però non voleva montarsi la testa. Conosceva il valore di quei colori e di quella fascia. Roma e la Roma erano la sua dimensione. Dopo una breve parentesi nel vivaio del Cesena, tornò nella capitale, sempre con la fascia al braccio. Alla guida della sua squadra.

Gioco aereo, carisma e voglia di non subire gol le doti principali. Tutte plasmate dal suo modello Jaap Stam. L’obiettivo era fissato in alto, come quel poster che aveva in cameretta di Burdisso, idolo giallorosso. Il valore del ragazzo venne notato anche da Fonseca. L’anno era il 2020. L’allenatore decise di convocare il ragazzo in prima squadra. Con lui anche gli amici di sempre Calafiori, Bove e Zalewski. Ma in quella Primavera giocavano anche Ludovico D’Orazio e Francesco Semeraro, volti noti dell’attuale Serie C. Amici che ancora oggi ricorda con grande emozione e gioia per gli anni trascorsi all’ombra del Colosseo. Frammenti di un quadro in produzione.

Da Teramo a Messina, Trasciani e l’insegnamento di Acerbi

La psicologia ci dice che il rosso è anche il colore della forza d’animo, della voglia di vincere e raggiungere obiettivi. Nell’estate del 2020 finì l’esperienza in casa Roma. Il cuore di Daniele Trasciani piangeva, ma la mente era proiettata ad un futuro brillante che Daniele decise di dipingere ancora di rosso. Questa volta al rosso accostò il bianco del Teramo. E il risultato fu un’illustrazione che celebrava la sua prima stagione tra i professionisti in Serie C. In Abruzzo trascorse due stagioni collezionando solo 15 presenze. Troppo poche per chi nel segno del rosso è sempre in lotta con sé stesso per migliorare, crescere e realizzarsi. Rosso come il coraggio che Daniele ha rubato ad un altro idolo di sempre: Francesco Acerbi. Lottare nella vita come sul campo di calcio. Vincere le battaglie e non accontentarsi mai.

Un colore non basta per rendere grande un’opera. Come Tiziano illumina l’opera con il chiarore del biondo dorato anche Trasciani, nel 2022, decide di accostare al rosso il giallo, dando origine alla magia di un quadro intitolato “Messina”. Un quadro che partita dopo partita aggiunge dei particolari come quel primo gol in Serie C segnato alla seconda uscita con la maglia dei siciliani nella scorsa stagione. Gol che è tornato anche nell’ultimo match con il Latina e che disegna un altro tassello di un’opera a firma Daniele Trasciani

A cura di Alvise Gualtieri