La fatica della Promozione, il Palermo e Ludovica. De Rose e la “vita da mediano”

Il centrocampista del Palermo Francesco De Rose ai nostri microfoni: "Quando ho cominciato pensavo di smettere, poi grazie alla mia forza di volontà ho realizzato il mio sogno"

23 Settembre 2021

Redazione - Autore

Ci sono speranze che rimangono tali, altre invece che si realizzano alla fine di un percorso iniziato con fatica e proseguito con dedizione. Emergere dalla periferia della Promozione non è mai semplice, soprattutto se sei un ragazzo del Sud con tanti sogni e poche certezze: “Sono partito dal San Fili, ma ad un certo punto avevo deciso di smettere. Ci sono dinamiche complesse che ti portano a fermarti, ma la mia forza mi ha permesso di non mollare e raggiungere un sogno”, racconta il centrocampista del Palermo Francesco De Rose ai nostri microfoni. C’è lui tra i volti in copertina nella Serie C 2021/22.

Il cammino parte dai campi in terra battuta della Promozione calabrese dove il giovane Ciccio cresce sotto la cura di Fulvio Salerno: “Ha sempre creduto in me sin dalle giovanili, mi ha dato la forza di non mollare”. Poi è arrivato Pino Rigoli a cambiare definitivamente la sua vita: “Sono sempre stato attaccante, poi mister Rigoli mi ha raccontato che per lui ero un centrocampista. Non ero d’accordo, allora lui mi ha mandato per tre volte consecutive in tribuna (sorride ndr). Da quel momento ho giocato in mezzo al campo senza cambiare più posizione”.

Poi la consacrazione ha il volto di Mimmo Toscano, un’altra presenza speciale nel percorso di De Rose: “Con lui ho vissuto tutte le gioie del calcio, dalle promozioni a Cosenza a quella stupenda di Reggio. Sin dal primo istante – confessa – abbiamo instaurato un legame incredibile, ci basta uno sguardo per capirci. Quando ci siamo ritrovati dopo anni è come se non ci fossimo mai separati. Ci sentiamo spesso, c’è un rapporto speciale che va oltre il calcio”.

De Rose e Palermo: “L’occasione della vita”

Dalla Calabria alla Sicilia il passo è breve. La chiamata arriva in un freddo pomeriggio di gennaio, dall’altra parte del telefono c’è Palermo che non si può rifiutare perché “rappresenta l’occasione della vita e il premio di una carriera intera. Quando mi ha cercato il Palermo non ci ho pensato due volte perché è una piazza storica. C’era stato un primo contatto in estate – racconta – ma senza nulla di concreto, poi a gennaio lo scenario è cambiato e ho scelto la Sicilia. Lo rifarei migliaia di volte”. La scintilla con la città e la piazza è immediata, De Rose ci mette poco a diventare l’idolo dei tifosi: “Spero di ricambiare l’affetto della gente sul campo, è incredibile come sono stato accolto. Mi trovo benissimo a Palermo, amo soprattutto il mare di Mondello”. Un amore che ha coinvolto anche la figlia Ludovica: “Lei ama Palermo e i colori rosanero, si è ambientata perfettamente nell’atmosfera palermitana. Mi piace molto questa sua passione, infatti scherzando dico sempre che diventerà la mascotte del Palermo (sorride ndr)”.

“Il nostro obiettivo è dare tutto per il Palermo”

Ne ha fatta di strada il giovane ragazzo dai campi in terra battuta del San Fili. Se dovessimo pensare una canzone come colonna sonora di questo percorso non potrebbe che essere “Una vita da mediano”, perché “mi sono sempre ispirato a quei calciatori che si sacrificano dando tutto dietro le quinte, come Gattuso e Davids”.

Il Palermo ha il suo capitano, un calabrese siciliano pronto a dare tutto per la causa: “Siamo consapevoli del recente passato di questa società. Il Palermo nell’ultimo decennio ha fatto cose straordinarie. Il nostro obiettivo è trasformare l’attuale realtà in qualcosa di grande attraverso la fatica e il lavoro, dando tutto. Da capitano ho sempre detto di non sbagliare con gli atteggiamenti, bisogna sempre far parlare il campo. Il nostro è un gruppo fantastico fatto di grandi professionisti”.

Lo sguardo in avanti, il cuore ancorato ai ricordi, e la fatica come una missione. Perché “se vuoi ricevere – conclude De Rose – devi dare qualcosa agli altri”, così come continuerà a fare lui “sempre lì, lì nel mezzo, finché ce n’hai stai lì, stai lì…”.

A cura di Francesco Lupo