Delpupo, il “muchacho” del Pontedera: “In Argentina il calcio è religione. Che gioia la prima tripletta”

La nostra intervista al trequartista classe 2003 di proprietà del Cagliari

16 Febbraio 2024

Simone Solenghi - Autore

Il percorso nel calcio dei grandi di Isaías Delpupo, classe 2003 del Pontedera, è appena iniziato, ma, ripercorrendone la storia, sono già tante le tappe del suo lungo viaggio. I primi calci al pallone nelle strade della sua Argentina, l’arrivo in Italia e la crescita in Sardegna nel settore giovanile del Cagliari. In questa stagione ha scelto Pontedera per il salto tra i grandi, dove sta giocando in prestito agli ordini di Max Canzi, che aveva già conosciuto proprio nella Primavera rossoblù. Gioca da trequartista e sono già 7 i gol segnati in stagione. Gli ultimi tre hanno un sapore particolare, perché sono arrivati tutti nella spettacolare vittoria per 5-4 sulla Recanatese: “La mia prima tripletta è stato un bel momentoha raccontato ai microfoni de Lacasadic.com – una bella emozione che ci ha permesso anche di vincere una partita difficile e importante, spero sia la prima di tante. La dedico alla mia famiglia, che mi sta sempre vicino anche nei momenti difficili“.

Da El Socorro alla Sardegna, la storia di Delpupo

Il viaggio di Delpupo parte dalla sua Argentina, dove, come tutti i bambini, inizia a tirare i primi calci al pallone: “In Argentina la gente vive per il calcio, è una religione. Ogni partita è una guerra e si gioca sempre davanti a tanta gente anche nelle categorie inferiori. Ho iniziato nelle vie del mio paese, El Socorro, e nei campetti con i miei amici, poi in alcune squadre della città più vicina, Pergamino”. A 14 anni poi l’arrivo nel nostro Paese per inseguire quel sogno: “Nel 2017 ho avuto la possibilità di venire in Italia perché alcune squadre volevano vedermi giocare dal vivo, dopo avermi visto in alcuni video. Da lì poi la scelta di andare a Cagliari“.

Credit: U.S. Città di Pontedera

Scelta che gli cambia la vita, facendolo diventare calciatore. Anche a costo di pesanti sacrifici: “Mi mancano i miei amici e alcuni componenti della mia famiglia che sono rimasti lì. Mio padre, mia madre e due miei fratelli mi hanno seguito qui in Italia, facendo un grande sacrificio per accompagnarmi in questa mia avventura“. Nonostante la lontananza da casa, la sua Argentina è riuscita a fargli un regalo enorme quel 18 dicembre del 2022, che è passato alla storia per la vittoria del mondiale nel segno del suo idolo: “È stata una grande gioia per me e tutto il popolo Argentino, sogno di giocare in nazionale da quando ero bambino. Il mio giocatore preferito è Messi, mi ispiro a lui da quando ero piccolo“.

Credit: U.S. Città di Pontedera

Il presente al Pontedera e i sogni per il futuro

Alla sua prima stagione in Serie C, il ventenne argentino sta dimostrando di essere all’altezza di un calcio esigente come quello italiano: “Ci sono molta tattica e tecnica, ma nonostante questo serve anche un fisico importante per i ritmi che ci sono“. In un Pontedera che sta mettendo in vetrina tanti giovani, anche lui ha trovato la sua dimensione ideale. I suoi 7 gol hanno contribuito al campionato sin qui ottimo dei toscani, che si trovano al settimo posto nel girone B: “Mi aspettavo un bell’ambiente e una bella squadra, conoscevo già Canzi e non ho avuto dubbi nel scegliere Pontedera. Qui mi trovo benissimo e ho la possibilità di crescere. Poi quando sono arrivato ho conosciuto subito il capitano Marcos Espeche, che è argentino come me e mi ha accolto come un fratello. Vado d’accordo con tutti i miei compagni, siamo un bel gruppo e anche i tifosi ci stanno sempre vicini. Questa squadra può arrivare in alto, vogliamo arrivare ai playoff e giocarli con serenità“.

Credit: U.S. Città di Pontedera

Il futuro è tutto da scrivere, con un contratto che lo lega al Cagliari anche per la prossima stagione. Ma il pensiero adesso è rivolto al presente: “Ora mi concentro sulla stagione attuale a Pontedera e dó il massimo per la squadra e per questa società, poi se Dio vuole penseremo al futuro“. Ciò che di sicuro non cambierà mai sono i sogni, che restano sempre quelli di quel “muchacho” che giocava nelle strade di El Socorro: “Il mio sogno è quello di giocare in Serie A ed esordire con la Nazionale“. Perchè nella sua Argentina i sogni hanno la forma di un pallone.