Conoscenza di sé stesso, Milito e chitarra: Svidercoschi scrive lo spartito del Legnago

Le giovanili della Lazio, i gol fra i dilettanti, idoli e politica: la storia dell'attaccante dei veneti

Legnago Svidercoschi
9 Maggio 2024

Alvise Gualtieri - Autore

La voglia di emergere. Sentimento per cui, spesso, diventa difficile distinguere tra ciò che vorresti e ciò che potresti. Questo il sottofondo di Sebastiano Svidercoschi, attaccante del Legnago Salus. Un insieme di idee, consapevolezze, rigore e stimoli che compongono uno spartito che, troppo presto, il classe 1999 prova a completare. Ogni opera, sia essa frutto di immaginazione o precise convinzioni merita la giusta meditazione e comprensione: idee che si trasformano in scelte. Ci torneremo. Quelle sicure e quelle che – seppur a malincuore – possono cambiare le prospettive. Improvvisate come avventarsi su un pallone vagante in area di rigore come farebbe un Filippo Inzaghi qualunque o studiate e incastrate l’una dopo l’altra per creare una sequenza coerente. Il gol al Lumezzane nel primo match dei playoff di Lega Pro come assolo di un tangibile cambiamento ambito e plasmato senza condizionamenti.

Legnago Salus Svidercoschi
Credit: F.C. Legnago Salus

Tra idoli e scelte a Legnago the show must go on

Una dopo l’altra. Secondo un ordine a volte cercato altre nato per caso. Può funzionare subito come necessitare di ulteriori passaggi e revisioni. Improvvisazione e ponderazione a confronto. Una chitarra in mano e il sogno di costruire l’assolo perfetto. Niente Woodstock, delta del Mississipi o New Orleans. Nemmeno il palcoscenico della vicina Arena, ma quello dello stadio Mario Sandrini. Con la stessa idea di riscatto, ricerca della felicità e ambizione che connota la nascita del blues parte la storia di Sebastiano Svidercoschi. Romano doc dalle lontane origini polacche. Il gol contro il Lumezzane nella prima gara della fase a gironi dei playoff di Serie C con il suo Legnago Salus il primo assolo di una “long track” che origina dalla potenza dell’improvvisazione e culmina in una composizione studiata e coltivata nel tempo. Una carriera spesa nella costante ricerca della propria dimensione. L’idea mai sopita che la scelta presa di trasformare quel passatempo – il calcio – in qualcosa di più sia la migliore. Nel mezzo una chitarra in sottofondo che accompagna lo scorrere delle esperienze, delle gioie e delle delusioni. La fretta iniziale e le conseguenti stonature si trasformano in stimoli. Come il blues è influenzato dal jazz Svidercoschi trova la sua fonte di ispirazione nei grandi interpreti del suo ruolo di attaccante. Il suo Robert Johnson è Diego Milito. Fiuto del gol, senso della posizione e qualità in ritmo iberico alla Alvaro Morata. Istinto, ruvidità e sentimento in stile Hendrix rappresentato dalle “rapine” in area di rigore di Filippo Inzaghi.

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Credit: F.C. Legnago Salus

Idee, scelte ed errori in libertà: la famiglia Svidercoschi

Immaginazione e sogni. C’è tutto questo nel Sebastiano che inizia ad appassionarsi al pallone. Libero, senza condizionamenti o spinte esterne. Un giovanissimo bluesman del pallone che, negli anni, grazie all’educazione di una famiglia mai opprimente conosce l’importanza di capire cosa sia meglio per sé stessi. Così insegnano mamma e papà: “Sono sempre stati presenti, ma non mi hanno mai imposto nulla. Da loro ho compreso l’importanza della libertà personale”. Il calcio come ponte essenziale tra l’essere Sebastiano e l’essere Svidercoschi. Questione di idee e principi. La base della politica, quella attiva e a lungo praticata dal padre e quella studiata e coltivata da Sebastiano nel suo personale percorso parallelo. Iscritto all’Università di Scienze Politiche perché il pallone è solo una strofa. Consapevolezze e prese di coscienza: Sebastiano. Lo stesso che, in preda alla foga di realizzazione, dopo uno spiacevole distacco dal settore giovanile della Lazio dove comincia la sua avventura decide, all’età di sedici anni, di lanciarsi nel mondo dei professionisti. La Lupa Roma lo aggrega alla prima squadra. L’impatto con la Lega Pro non è dei più semplici. Quello strumento è spesso stonato. Teoria e pratica ancora non collimano. Chitarra sul piedistallo, comprensione degli errori e si riparte. Lo switch è la Serie D, sempre nella sua Roma con la Lupa. Oltre trenta presenze e la prima volta in doppia cifra: 11 gol come intro dello spartito scritto dall’allenatore David Di Michele.

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Credit: F.C. Legnago Salus

Riconoscersi per conoscersi

Prime strofe Viterbese e Rieti. Il ritorno in Serie C ripete lo stesso ritornello. Le note non si incastrano e Sebastiano è costretto a riscrivere la partitura da capo. I dilettanti sono il suo metronomo: Nuova Florida, Montespaccato, Real Monterotondo Scalo. Sul prato del ‘Pierangeli’ i primi cenni di una sicurezza vicina. La maturazione negli anni, la crescita fisica e mentale. È il momento di affidarsi anche ai consigli. Il tempo dell’improvvisazione, forse, è quasi finito. Luca Piazzi, direttore sportivo delle Dolomiti Bellunesi, insegue l’attaccante classe 1999 da diversi anni. Un tentativo di portarlo con sé a Parma diventa obiettivo raggiunto nel 2022 quando Sviderchoschi lascia i colli della Capitale per trasferirsi tra le valli dolomitiche. Prima esperienza lontano da casa addolcita dal ricordo delle sciate nella vicina Cortina. Se le difficoltà le trova tra le mura di casa perché – come ammette lui stesso al Corriere delle Alpi – “Non so cucinare, menomale che ci pensa Artioli”, così non succede in campo. 35 presenze totali e la bellezza di 15 reti. Numeri che come i tasti di una chitarra costruiscono nel loro rigido ordine una melodia trascinante dal nuovo titolo: Legnago Salus. Un girone A come palcoscenico per un’esibizione ripetuta 34 volte intervallate da 6 assoli nelle porte avversarie. “Oggi ho una testa diversa da quado ho provato la Serie C la prima volta. Ero troppo giovane. Sono cresciuto nella tenuta mentale e nella risposta agli stimoli”. Troppo istinto, troppo forte la tentazione di improvvisare. Questione di idee e scelte. L’assolo del riscatto di Sviderchoschi per un Legnago che suona il suo primo blues ai playoff.