Moro, il giovane Ulisse del Catania

Dal duetto con Sipos all'ambizione di tornare in B: tutto sull'attaccante classe '01 che sta incantando Catania e la Serie C

1 Ottobre 2021

Redazione - Autore

In Inghilterra li chiamano “wonderkids”, per esaltare l’effetto di stupore nato in chi li vede giocare. Da noi, invece, i giovani talenti vengono categorizzati come “promesse”, un po’ per restare coi piedi per terra, ma soprattutto perché non sempre riescono a emergere in contesti capaci di illuminarli del tutto. La stella sotto cui è nato Luca Moro non è delle più splendenti in questo momento, visti gli ultimi risultati del Catania. Ogni volta in cui il centravanti classe 2001 è andato in gol in questa stagione, infatti, la sua squadra ha perso.

Sciagura? No, impossibile fargliene una colpa, specialmente considerando che in campionato il Catania ha vinto solo una partita, uscendo sconfitto in tre occasioni. Piuttosto, a Moro vanno gli elogi per aver sempre provato a tenere a galla la nave rossazzurra, regalando spettacolo e speranza al pubblico del Massimino, quasi non fosse un aspirante marinaio ma un ammiraglio già capace di stare al timone. Per navigare in acque migliori, però, servirà ancora tanta pazienza, oltre alla fame di gol che può continuare a far crescere il centravanti veneto.

Moro, 190 centimetri per prendersi il Catania

Un ventenne cresciuto molto in fretta. Non sono solo i numeri a dirlo: Moro è alto 190 centimetri, abbastanza per far paura anche ai difensori più esperti della Serie C. Lo ha dimostrato nella gara contro il Bari, quando ha infilato Frattali con un colpo di testa staccato tra Di Cesare e Terranova, due colonne presenti nel calcio professionistico italiano da quando Moro frequentava le elementari.

Anche nella gara contro la Turris, l’attaccante di Monselice è stato incisivo, non riuscendo però a salvare il risultato. Una doppietta nata da un gol sotto l’incrocio, seguito poi dal rigore calciato sul risultato di 3-1 per i campani. Freddezza e responsabilità, a soli 20 anni. Proprio come i migliori marinai.

La concorrenza con Sipos: staffetta o duetto?

Nonostante a Catania le acque siano abbastanza agitate ultimamente, i tifosi rossazzurri sono rimasti incantati dal duetto offensivo di giovanissimi visto a sprazzi durante questa stagione. Oltre a Moro, infatti, c’è anche Leon Sipos lì davanti, attaccante croato classe ’00, autore di una doppietta contro la Fidelis Andria, nell’unica vittoria stagionale dei rossazzurri.

Yin e yang. Non luce e ombra, bensì giorno e notte. Uno amuleto, l’altro, invece, àncora. Per ora, dalle scelte tattiche fatte fin qui da Baldini, i due attaccanti sembrano destinati a fare staffetta. Non è da escludere, però, che si possa trovare anche un modo per utilizzarli entrambi. I gemellini del gol. Chissà che non sia questa la chiave per risollevare il Catania. Intanto, però, anche se a fasi alterne, i tifosi rossazzurri si godono i loro due gioielli.

Dalla Primavera alla Serie B, per tornarci presto

La trafila di Moro nelle giovanili è stata molto lunga, incidendo in ogni squadra con cui ha giocato: Torino, Genoa, Spal, ma con la testa – e il cartellino – sempre a Padova, la sua squadra del cuore. Con i granata il centravanti ha disputato solo quattro partite della Viareggio Cup, comunque abbastanza per farsi notare con due reti. A Genova, invece, sponda grifone, l’esperienza in Primavera l’ha visto condividere l’attacco con Flavio Bianchi – altro prodotto della Casa di C – e segnare 8 gol, lo stesso numero di reti realizzato l’anno scorso con le giovanili della Spal.

In quel caso, però, le ambizioni erano già cominciate a crescere. Tutto merito di Marino e Rastelli, i due allenatori che durante la stagione hanno deciso di convocarlo e lanciarlo per dieci volte sul campo della Serie B, già calcato da Moro ai tempi del Padova. Adesso il giovane Ulisse, come il suo antenato della mitologia greca, si trova in Sicilia per una nuova avventura. Che sia l’ultima prima di tornare alla sua Itaca? Chi lo sa. Sicuramente, però, Moro non vi farà ritorno prima di aver imparato a navigare anche nei mari in tempesta, come quello di Catania.

A cura di Gabriele Ragnini