“Sarri mi ha cambiato la vita”. Mirko Valdifiori, dal campo alla panchina

La nostra intervista all'ex centrocampista del Pescara

Valdifiori
3 Novembre 2022

Redazione - Autore

Dal campo alla panchina. Dagli scarpini alla lavagna per gli schemi. Smettere di fare il calciatore non è mai facile. Lo sa bene Mirko Valdifiori, classe 1986. Che di professione fa il centrocampista, ma che da pochi giorni è diventato allenatore, conseguendo il titolo UEFA B.Ho continuato lo stesso ad allenarmi e ho sperato in una chiamata. A 36 anni avevo ancora voglia di dimostrare e sono sempre stato bene fisicamente, quindi ho sperato che qualcuno mi chiamasse. Se devo dire la verità ho avuto contatti con qualche squadra, ma il loro dubbio proveniva dal fatto che per un anno sono stato fermo, non perchè non stavo bene ma perchè c’erano delle dinamiche a Pescara per cui ero stato messo fuori dal progetto”.

E quando stai fermo per tanto tempo, a quest’età, è inevitabile iniziare a pensare al futuro: “A 36 anni ci si interroga un attimo. C’era il dubbio se qualcuno mi chiamasse o no, ma non potevo stare fermo. Allora ho colto l’opportunità di fare questo corso e mi sono proiettato nella realtà di allenatore. Anche perchè uno non può fare il calciatore fino a 45 anni. Ho deciso di intraprendere questo percorso bello e interessante e adesso ho una doppia opportunità”. Pronto per il futuro, ma concentrato: parola di Mirko Valdifiori.

La scelta di fare l’allenatore, Valdifiori: “Mi manca lo spogliatoio. In panchina serve la gavetta come nel calcio giocato”

Dall’ultima partita giocata è passata quasi un anno. Ma Mirko non ha mai smesso di pensare al calcio giocato. Nonostante questo ha ben chiare le idee sul futuro: Quando uno smette di giocare a calcio all’inizio ti viene di stare vicino al campo in un ruolo che può essere allenatore o collaboratore. Come c’è stata la gavetta nel calcio giocato è giusto che ci sia la gavetta nel calcio in panchina. Come prima cosa comunque, ho deciso di fare questo corso perchè c’erano tanti ragazzi con cui ho passato bei momenti”. E quando smetti di giocare, c’è una cosa che ti manca vivere più di tutte le altre: Era come vivere uno spogliatoio: facciamo lezione, ogni tanto dici qualche battuta. Perchè poi quando smetti di giocare a calcio la cosa che ti manca è vivere coi compagni e scherzare con loro. Ecco perchè questo corso ha colmato un po’ questa mancanza, poi dopo in un percorso si può rendere conto che sei tagliato per fare il direttore o l’agente. Ma quando uno smette, all’inizio è proiettato a fare questo. A qualcuno poi può sembrare interessante, ad altri un po’ meno”.

Una grande ispirazione: da Sarri a Mazzarri, gli allenatori di Valdifiori

Empoli, Napoli, Pescara, Torino. In tutte e quattro c’è un pezzo di Mirko Valdifiori, che ha vestito le maglie di queste squadre, tra le altre, nel corso della sua carriera. Tanti compagni di squadra, ma sopratutto tanti grandi allenatori. Da Sarri a Mihajilovic, passando anche per Semplici e Mazzarri e per ultimo anche Auteri. “Penso che nell’esperienza che uno fa da calciatore, a volte le cose con un allenatore possono andare bene o meno bene. Ma comunque devi sempre portarti qualcosa a casa. Bisogna ricordarle e portarle dall’altro lato della cattedra, nel momento in cui fai l’allenatore. Sono tutte cose che uno si deve ricordare e mettere dentro. Con alcuni allenatori, come capita spesso, ho avuto anche tante delusioni. Ma dalle delusioni si impara e si cresce”.

E quando sei allenato da questo tipo di allenatori, ecco che inizi ad osservare: “Il tipo di gioco di Sarri mi è rimasto più impresso, a livello di campo. Siamo partiti insieme e mi ha svoltato la carriera ad Empoli. Anche con Mihajlovic mi sono trovato molto bene: lui è molto diretto e sincero. Questa è sempre la mossa migliore, serve sempre dire la verità. Se avessi davanti 25 ragazzi sarei sincero. Alcuni allenatori magari promettevano qualcosa e poi non la rispettavano. Cercherò di portare questi valori. Non so come giocheranno le mie squadre, magari cercherò di prendere spunto un po’ da tutti”.

 
 
 
 
 
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Il calcio di Mirko Valdifiori

Allenatore da pochi giorni, ma già pronto e con le idee chiare se dovesse avere un’opportunità. Mi piace un calcio palleggiato, partendo dal basso. Poi quello di Maurizio Sarri, anche se lo sta cambiando pur mantenendo alcuni concetti. Poi quello di Pioli: abbiamo visto tutti che ha vinto un campionato con il pressing alto, giocando uomo contro uomo. Theo Hernandez e Calabria venivano a prendere i terzini opposti. Stiamo vedendo un calcio totalmente cambiato rispetto a quello di 3 o 4 anni fa. Questo ce lo hanno fatto vedere proprio al corso che ho fatto. Juric al Torino, o anche la Cremonese, vengono a prendere le squadre alte. Non è più un calcio con una linea di centrocampo arretrata, ma con un pressing alto. Un po’ quello che in Inghilterra fanno da tanti anni e noi stiamo provando adesso”.

Tecnicismi, ma anche carattere e personalità. Se dovessi allenare forse non mi rivedrei in un calcio di Auteri o alla Gasperini, che permette di fare uomo contro uomo. Ma quelle sono scelte. Gasperini in quel modo di giocare sta facendo cose incredibili all’Atalanta, o anche Juric al Torino che ha preso spunto proprio da Gasperini. Quando fai il secondo di un allenatore del genere è normale che poi qualcosa la assorbi”.

Intanto Valdifiori si concentra a fare il papà a tempo pieno. Aspettando una chiamata per continuare a giocare, o anche per iniziare ad allenare sin da subito: “Mi sento un calciatore che deve capire un po’ come è quel mondo lì. Se mi arrivasse una chiamata per far parte di uno staff la coglierei al volo, se mi dovesse arrivare una chiamata per giocare, io mi terrò comunque sempre allenato. Adesso ho questo patentino e ho la possibilità di cogliere questa opportunità, quindi vedremo. Davanti alle opportunità concrete magari puoi dire ‘smetto con il calcio e inizio questa nuova avventura’”. La nuova vita di Mirko Valdifiori. Dal campo, alla panchina.

A cura di Francesco Marra Cutrupi