“Internet, i ristoranti, l’ambulatorio e il calcio”, le vite di Giovanni Mussa

A casa dell'allenatore della Pergolettese, pronto a rinnovare dopo il miracolo play-off: "Aprivo siti Internet. Poi i ristoranti con la mia famiglia e un poliambulatorio. Nel frattempo il calcio, dagli amatori alla Serie C: il mio viaggio"

Mussa Pergolettese
19 Maggio 2022

Redazione - Autore

Suoniamo il campanello, chiediamo permesso. Giovanni Mussa è uno degli uomini che hanno fatto la storia della Pergolettese: l’allenatore classe 1972, ereditando la squadra a marzo, ha guidato i gialloblù ai play-off per la prima volta in novant’anni di storia. E il prossimo anno siederà ancora sulla panchina gialloblù, l’accordo è stato raggiunto e la firma sul rinnovo è una formalità che sarà presto archiviata: “Siamo già pronti per la stagione che verrà”, ci dice aprendo la porta di casa sua.

Il calcio giocato e Internet, l’inizio del viaggio di Mussa

Togliamo il cappello ed entriamo: ci dà il benvenuto nel suo “regno” sportivo mentre in televisione c’è una partita di tennis. “Mi piace guardare tutti gli sport, adoro la competitività”, spiega subito. Ci accomodiamo e iniziamo a parlare, di calcio e di vita. Anzi, vite. Lui ne ha vissute tante. La prima, da calciatore: “Giocavo in Serie C, all’Orceana”. L’esordio in prima squadra già a 17 anni: “Davanti a me avevo un bel futuro, avrei potuto fare qualcosa. Ma a vent’anni, dopo due brutti infortuni al malleolo, ho deciso di scendere di categoria e fare anche altro, oltre al calcio”.

Ed ecco che comincia subito la seconda vita, quella legata al mondo della tecnologia e della comunicazione. Le lancette vanno indietro al 1992, “era il primo periodo di Internet. In Italia lo conoscevano in pochi, io vendevo siti e lo spiegavo nelle aziende. Per far capire meglio le dinamiche ai potenziali inserzionisti lo paragonavo ad una grande fiera globale, dove ogni sito è uno stand che tutto il mondo può vedere digitando l’indirizzo del dominio. Poi mi sono specializzato su una nicchia, ristretta ma vincente, quella dei liutai e dei loro violini. Cremona – e tutta la sua provincia – è famosa per questo. L’idea è piaciuta e, artigiano dopo artigiano, ho aumentato il numero di clienti”.

I ristoranti e il poliambulatorio

Calcio giocato e tecnologia. Il binomio è vincente ma Mussa decide di cambiare, dopo pochi anni: ho lasciato l’attività di Internet e con la mia famiglia ho aperto un ristorante qui a Castelleone, il mio paese di nascita. Ed ecco la sua terza vita che inizia a scorrere. “Mia sorella è sempre stata appassionata di cucina, mia madre era cuoca e mio fratello lavorava a Milano in ristoranti stellati. Un giorno, però, ha deciso di tornare a casa, e così nel 1997 abbiamo aperto questo locale che ancora oggi è in piedi e continua a dare soddisfazioni. Nel 2002, dopo un buon trend di crescita, è stato inaugurato anche un secondo ristorante, che ora gestisce mia sorella. Nel mezzo, ho dato il via a una startup di prodotti italiani in Scozia, studiando le opportunità di mercato”.

Vita d’imprenditoria e ristorazione. Ma non solo (ed ecco la quarta): “Mio nipote si era laureato in fisioterapia, credo fosse il 2005. Allora ho deciso di aprirgli uno studio che, un paziente dopo l’altro, è diventato un poliambulatorio, principalmente per gli sportivi. Abbiamo inserito un altro fisioterapista, tre medici dello sport, l’ortopedico, il nutrizionista e lo psicologico. Funzionava, ma mi portava via tanto tempo. Così, qualche anno fa, l’ho venduto, per liberare spazio per il calcio“. Già, perché intanto il Mussa calciatore ha lasciato spazio al Mussa allenatore. Salendo continuamente di categoria.

Allenatore, “dagli amatori alla Serie C, e quel gol all’ultimo minuto…”

“Dopo il ritiro sono partito da Salvirola, in Seconda Categoria. Poi sono andato alla Sported Cremona in Prima. Due anni dopo al Crema, con gli Juniores Nazionali Fascia A, e abbiamo vinto un campionato. Seguono il ritorno all’Orceana, dove avevo iniziato da calciatore, e il successivo passaggio al Villa d’Almé. In contemporanea (fino all’arrivo a Crema) ho sempre allenato anche negli amatori: tre giorni la settimana allenavo in Seconda, o in Prima Categoria, e i restanti due allenavo gli amatori, nella squadra dove ho giocato le ultime cinque, sei partite della mia carriera da calciatore”.

E proprio da allenatore degli amatori Mussa ha un ricordo eccezionale: “Quel gruppo di uomini che si era formato era eccezionale. Partendo dal niente, abbiamo vinto tre campionati provinciali, tre coppe e tre supercoppe consecutive, e siamo arrivati anche in finale nazionale, grazie alla vittoria del campionato regionale. Siamo andati in semifinale, a Parma e ci siamo qualificati alle finali… grazie a un mio gol“. Ha segnato l’allenatore, esatto. “Non giocavo da anni, non toccavo un pallone da una vita, ma per quella partita speciale mi sono messo in distinta”. A un minuto dalla fine, punizione dal limite: “Ho deciso di entrare e battere io”. Pennellata, gol. “Con quella rete siamo entrati nelle quattro finaliste d’Italia. E’ uno dei bei più bei ricordi che io abbia legati al calcio”.

Allo stesso modo, Mussa non dimenticherà mai l’impresa play-off con la Pergolettese: “Dopo la partita contro il Lecco il rischio retrocessione era altissimo”. Diciannovesimi, qualche briciola sopra l’ultima. “Ma onestamente non ho mai sofferto la situazione: la classifica la guardavamo il meno possibile. Abbiamo giocato nove finali, crescendo con l’autostima di volta in volta, e guadagnando tanti punti pesanti. E così abbiamo compiuto il miracolo“. Poi sospira, beve un sorso d’acqua, sorride. Ripensa alla chiacchierata. “Ho davvero vissuto mille vite”.

A cura di Luca Bendoni