12 Novembre 2021

Starita: “Ho mangiato tanta m***a per arrivare qui. Monopoli ambiente familiare”

L'intervista al vice capocannoniere del girone C Ernesto Starita. Tra Gattuso e Longo passando per l'esordio in Serie B.

“Non c’è altro posto al mondo dove l’uomo è più felice che in un campo di calcio” diceva Albert Camus. Se sei un bambino e sei di Napoli, figuriamoci. Oggi vi portiamo proprio lì, nei ricordi di Ernesto Starita. L’attaccante del Monopoli che viaggia nelle zone alte della classifica del girone C. Già 9 gol per il classe 1996, vice capocannoniere dietro lo straripante Luca Moro del Catania. Napoli dicevamo, quella terra del sud che vive di un calcio magico: “Sin da quando ero piccino avevo questa passione, andavo persino a dormire abbracciato al pallone”. Da Fuorigrotta al Vomero, tirando calci a quel pallone e passando davanti lo Stadio Diego Armando Maradona: “Abito a 5 minuti dal campo, la prima volta lo vidi quando giocava in Serie C, c’erano veramente tante persone”. Cuore azzurro e voglia di giocare a calcio, Ernesto Starita si presenta così ai nostri microfoni.

La partenza verso il nord: direzione Padova

Lasciare casa non è mai facile. Soprattutto se hai 14 anni e ti trasferisci in una realtà completamente diversa dalla tua: “L’inizio è stato difficile, mi sono staccato da tutto. Facevo una vita sacrificata per amore di questo sport”. E’ il Padova della Serie B, quello che per un soffio non trova la Serie A in finale playoff: “Mi allenavo in prima squadra spesso e guardavo con grande attenzione Cutolo e Rispoli. Con loro si è creato veramente un bellissimo rapporto. C’era Ronaldo che era all’inizio e mi impressionava”. Dal profondo sud a profondo nord, sacrifici per cercare di diventare grandi. E pensare che alla porta di casa Starita aveva bussato anche il Napoli, ma la trattativa non andò in porto.

Il Pisa e il rapporto con Gennaro Gattuso

Il viaggio di Starita passa anche per la Toscana. Sei mesi al Pisa con 13 presenze e 3 gol e un grande maestro di vita come Gattuso a guidare la squadra: “Una persona fantastica. A livello umano un uomo vero. La persona più sincera che conosco”. Ringhio non si smentisce mai: “Una volta perdemmo una partita in casa e decise di farci cantare “O sarracino” a me e a Ricci per tirare su il morale alla squadra”. Un addio troppo veloce, un’esperienza che dura solo metà stagione, i nerazzurri poi vinceranno il campionato: “Ci sono state alcune situazioni che mi hanno portato via da lì. Poi sono andato a Vercelli ma non sono riuscito a esordire in Serie B”. Esordio rimandato, ancora una volta, ma solo di qualche anno.

Moreno Longo e l’esordio in Serie B

Il sogno esordio però si concretizza due stagioni dopo, ancora con la maglia della Pro Vercelli sotto la guida sapiente di Longo. “Un altro allenatore che stimo tanto, è simile a Gattuso dal punto di vista caratteriale. Non molla mai”. A Ernesto Starita piace questo elemento: mai mollare. “Non mi aspettavo scendesse in C, ha fatto la scelta giusta e tornerà fra i grandi”. Solo 6 presenze e ritorno in Serie C con la maglia della Pro Piacenza: “Un anno difficile, tante sofferenze. Ho mangiato tanta m***a”. Parole forti, quelle di un ragazzo con una forza interiore incredibile che crede nel lavoro e nei sacrifici.

“Mi prese il Cesena e poco dopo fallì”

Il nord stanca e il ragazzo del sud decide di tornare nella sua terra, prima però Starita viene acquistato dal Cesena: eccola la Serie B, di nuovo. La felicità però dura pochi giorni, perché il Cesena fallisce. “Sono stato sfortunato, è stato difficile perché erano fallite Avellino e Bari pure. C’era tanta gente a spasso”. Poche pretendenti, quasi nessuna, poi però la ruota gira: “Il 5 settembre ho firmato col Bisceglie. Ho incontrato Ciro Ginestra, una persona incredibile. Avevamo lo stesso modo di vedere il calcio”. Ancora gavetta, ancora ripartire: perché se arrivi in fondo puoi soltanto risalire. L’anno dopo c’è la Casertana ad attenderlo: “Ho fatto 11 gol, ma anche lì sono stato sfortunato perché è arrivato il Covid e hanno chiuso tutto. Avevamo lavorato bene e raccolto qualcosa”. A fine anno però il contratto di Starita scade, tocca di nuovo ricominciare.

Monopoli, questione di cuore

Il presente del giovane napoletano si chiama Monopoli: “E’ un ambiente familiare. La squadra è seguita, avendo fatto qualche vittoria si è creato un bell’ambiente”. Città di mare, città del sud: “Giochiamo con tanta tranquillità, un minimo di pressione bisogna crearsela da soli, altrimenti non puoi farlo questo mestiere”. E’ maturato Ernesto, il ragazzino che andava in giro tra Fuorigrotta e Vomero si è fatto grande e con tanti sogni nel cassetto conditi da qualche scaramanzia.

A voi Ernesto Starita, il piccolo napoletano (non più) sfortunato che ha dovuto girare tutta l’Italia per trovare un posto del cuore: stazione di Monopoli. Prego, scendere.

A cura di Francesco Marra Cutrupi