Tra gol, università e ambizioni. Alla scoperta di Bortolussi: “Sogno la B col Cesena”

Dagli obiettivi col Cesena ai modelli argentini, passando per gli studi accademici: Mattia Bortolussi si racconta ai nostri microfoni

27 Ottobre 2021

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Fames crescit eundo. Mangiando, la fame cresce. Ci perdoneranno gli antichi latini per il furto di quest’aforisma ma, quando si parla di calcio, non si è mai sazi di reti. D’altronde, chi meglio di Mattia Bortolussi, centravanti del Cesena, può dire di non saltare mai un pasto? 5 centri consecutivi in campionato, 16 l’anno scorso e il titolo di capocannoniere del girone B: una fame da gol impressionante, destinata a crescere ancora di più.

A dare continuità al numero 20 bianconero è soprattutto l’aria che si respira a Cesena, tra gli altopiani della classifica – attualmente secondi – del girone B. Ma qual è il segreto di questa crescita collettiva? Ce l’ha raccontato proprio bomber Bortolussi, in esclusiva ai microfoni della Casa di C: “Forse rispetto allo scorso anno credo ci sia un anno in più di scuola. Hanno dato una continuità al progetto del mister, c’è più consapevolezza e dimestichezza dei propri mezzi. Alla fine l’anno scorso abbiamo iniziato questo percorso con il mister, con il suo modo di giocare. Con quell’esperienza siamo riusciti ora a mettere da subito in campo ciò che l’anno scorso abbiamo fatto un po’ fatica ad assimilare per l’adattamento al nuovo calcio. È la continuità ad aver fatto la differenza“.

Tra ambizioni personali e la coppia con Caturano

Gli obiettivi del Cesena crescono, ma i piedi sono ancorati a terra, parola di Bortolussi: “Il nostro obiettivo è pensare di settimana in settimana, perché per noi l’importante è prepararci per arrivare alla domenica pronti e mettere in campo ciò che proviamo, che non è facile. Vedremo poi a fine anno ciò che siamo riusciti a fare”.

Classe 1996, l’anno scorso, a sole 24 primavere, Bortolussi ha vinto il titolo di capocannoniere del girone B. I dati di oggi, però, fanno pensare a una possibile doppietta personale a fine anno. Si può fare? “Questo non te lo so dire adesso, lo vedremo alla fine. Vincere il titolo è stata un’emozione grande, mi piace ripeterlo sempre ma ringrazio il mister, i compagni e il direttore che mi hanno dato la possibilità di potermi esprimere al meglio. Penso che sia una conseguenza di tutto quello che c’è stato durante l’anno: è il frutto di dedizione e lavoro collettivo”.

Tutti i migliori bomber hanno bisogno di una spalla su cui contare. Bortolussi quest’anno al Cesena ha trovato Caturano, il tandem bianconero conta 9 gol fin qui: “Ci troviamo bene, ci conosciamo e ci cerchiamo. Credo che questo sia fondamentale e penso anche che l’uno possa sfruttare il contributo dell’altro. Siamo due giocatori che lottano per la squadra, quindi giocare insieme può essere una cosa positiva”.

Cesena, Bortolussi: un sogno chiamato Serie B

Prestazioni impeccabili, continuità e affidabilità al servizio di ogni squadra. I numeri non sono tutto, ma fanno molto. Arrivato a 45 gol tra i professionisti in stagioni da protagonista, la domanda sorge spontanea: perché Bortolussi non ha mai esordito in Serie B?Arrivarci col Cesena sarebbe una cosa bellissima. A me non piace parlare del mercato e pensare al mercato, quindi lascio sempre fare questo lavoro a chi mi rappresenta. Preferisco concentrarmi sul campo e su quello che devo fare. Ho sempre pensato al Cesena quest’estate, sono stato più che contento di essere rimasto qua e dare continuità a un percorso. Non mi chiedo nemmeno per quale motivo non sono là, non mi interessa, cerco di dare il massimo, è questo il mio obiettivo”.

Un mix di gioventù – tanta – e pochi ma indispensabili leader dello spogliatoio, come Missiroli o Rigoni. Un equilibrio importante per il successo della squadra: “Avere dei giocatori e dei compagni d’esperienza è sempre fruttuoso per tutti. Avendo tanti giovani, sicuramente sono in buone mani e penso che possano crescere al meglio. Soprattutto stiamo dimostrando di settimana in settimana che chi ha meno spazio, quando entra è pronto a determinare. Posso pensare a Brambilla, Berti, lo stesso Tonin e tutti i ragazzi che magari hanno avuto meno spazio. La cosa che io ho noto è che tutta la settimana danno l’anima per dare il contributo la domenica. I risultati e le prestazioni ne sono la prova, avere una panchina che quando entra è decisiva penso sia una cosa fondamentale, c’è sempre bisogno di tutti

A tutto Bortolussi: tra casa, università e modelli

Energico e decisivo con gli scarpini da calcio, ma fuori dal campo è un’altra storia: “Chi mi conosce lo sa, sono un ragazzo tranquillo e riservato. Poi dopo in campo… (ride, ndr.). Però nello spogliatoio e fuori dal campo sono uno a cui piace la tranquillità e il relax piuttosto che la classica uscita serale. Sono uno da casa, divano e film”.

Tanta fatica in settimana e una costante crescita professionale, non solo: con Bortolussi c’è spazio anche per gli studi accademici: “Ho iniziato da un anno l’Università, prima del Covid. Cerco quando ho un po’ di tempo libero di studiare dopo l’allenamento. Tempo libero ne abbiamo, voglio renderlo utile e sfruttarlo il più possibile”.

Fame da gol in campo, ma attento regime alimentare fuori, specialmente se a dirlo sono i libri: “Studio Scienze dell’Alimentazione. È un campo che mi interessa. Piano piano cerco di portare avanti questa cosa. È una cosa che cerco di tenere sotto controllo, per un atleta è una cosa importante e ne posso trarre beneficio”.

Dal primo momento in cui calca un campo da calcio, ogni bambino veste la maglia del proprio idolo e ne imita le gesta. Anche Bortolussi, fin da quando era piccolo, ha il suo centravanti modello a cui ispirarsi: “Sono nato e cresciuto con l’Inter del Triplete, quindi un giocatore che mi è sempre piaciuto è Milito. Sono nato con questo mito. Si metteva a disposizione per la squadra e i compagni, ma quando c’era da buttarla dentro lo faceva. Giocare ora con Lautaro? Più che lui, ti direi con Dzeko, perché fa il lavoro sporco (ride, ndr.). Cerco di non guardare solo un giocatore ma prendere il più possibile dai campioni, mi piace guardarli anche quando sono a palla lontana o fanno movimenti particolari”.

A cura di Gabriele Ragnini