Signorini, dal Genoa di Milito e Gasperini al Gubbio: “Un orgoglio essere vicecapitano”

La nostra intervista al difensore, figlio della storica bandiera genoana Gianluca Signorini

3 Dicembre 2021

Redazione - Autore

Quello del difensore è un mestiere difficile: rapidità, posizione, fisico, contrasto. Le doti tecniche sono imprescindibili e Andrea Signorini, classe ’90 in forza al Gubbio, ha potuto apprenderle già da giovanissimo, quando appena quattordicenne entrò nel settore giovanile del Genoa. Seguì le orme di suo babbo Gianluca, bandiera genoana e anche lui difensore, amatissimo e ricordato come “Il Capitano”. Le esperienze collezionate negli anni gli hanno regalato molte soddisfazioni e non ha nulla di cui pentirsi, prendendo sempre gli “errori come lezioni di vita”. Il numero 15 è oggi uno dei pilastri del 4-3-3 di Torrente, che conosce dai tempi di Genova, dove apprese lezioni importanti anche da “uno degli allenatori più forti d’Italia”: Gian Piero Gasperini.

Signorini, il Genoa e l’esordio in Serie A con Gasperini

Trovarsi da adolescente a far parte di una società affermata e storica come quella del Genoa è il desiderio di molti giovani ragazzi. Quel sogno Andrea Signorini ha saputo coltivarlo e trasformarlo, gettando su quel terreno le basi della sua crescita rigogliosa. “Lì mi sono formato sia a livello calcistico sia come uomo. In quegli anni ci siamo tolti parecchie soddisfazioni, vincendo anche un campionato e una Coppa Italia. Ho avuto grandi allenatori come Chiappino e Torrente e negli ultimi anni, facendo da spola tra Primavera e prima squadra, anche Gasperini. Mi ha insegnato tanto a livello agonistico, soprattutto i principi della difesa a 3”.

Esattamente 10 giorni dopo la vittoria della Coppa Italia Primavera 2008-2009, Signorini calcò per la prima volta il campo del Ferraris nella partita di Serie A contro il Chievo. “Ero piccolino, ma quell’anno andai spesso in prima squadra, fino a trovare l’esordio. Imparai tante cose dagli stessi giocatori, soprattutto da Ferrari, che faceva il mio stesso ruolo e mi dava delle dritte. Prima condividevo la stanza con Papastathopoulos e poi con Bocchetti, con il quale mi trovai bene e mi aiutò molto. Quella squadra poi era fortissima, composta da calciatori super come Criscito, Juric e tutti gli altri. C’era solo da imparare”.

Tra i calciatori con cui condivise momenti importanti anche Thiago Motta e Milito, che Signorini descrive come “veri campioni, in campo e fuori, anche di umiltà. Aiutavano noi giovani senza rimproverarci mai”. In particolare, ricorda con affetto un momento assieme a Diego Milito che, prima di passare all’Inter, diede spettacolo al Genoa in quella stagione. “Dopo il Chievo, il giorno dopo tornai al campo di allenamento e c’era Milito che stava facendo un’intervista. Appena mi vide la fermò, venne da me e mi fece i complimenti per l’esordio, con un’umiltà incredibile. Il nostro era un bel rapporto calcistico, io ero solo un ragazzino e lui da più grande cercava di tutelarmi”.

Signorini, a Gubbio il ricordo di suo papà: “Il destino mi regalò qualcosa di incredibile” 

Con il Gubbio, nel girone B di Serie C, in due anni ha collezionato 45 presenze e, da vicecapitano, ha assunto un ruolo importante in squadra. Quest’anno ha già indossato la fascia al braccio 7 volte tra campionato e Coppa Italia, un grande orgoglio per lui: “È una grande responsabilità ma sono contento di farlo. Devi sempre dare l’esempio anche ai più giovani e fare da tramite tra spogliatoio e allenatore”. Torrente, poi, lo conosce benissimo dai tempi in rossoblù, ma Signorini ci tiene a precisare che la fiducia di cui gode nasce solo dal lavoro sul campo: “È bello essere apprezzati dall’allenatore. Io cerco sempre di impegnarmi al massimo, poi le scelte le fa lui. Se non dimostri che vai a duemila, indipendentemente dall’età, Torrente non ti fa giocare. Non guarda in faccia a nessuno, ed è giusto che sia così”.

Nonostante sia un difensore, la scorsa stagione ha deliziato i tifosi con 3 pesanti reti, di cui 2 nel derby con il Perugia: “La partita era molto sentita, erano tanti anni che il Gubbio non vinceva. È stata una bella soddisfazione anche perché era un momento di lockdown totale e dare una piccola gioia ai tifosi del Gubbio mi ha fatto molto piacere”. La partita fu emozionante anche per un altro motivo: destino volle che quella doppietta la segnasse proprio il 17 marzo, una data per lui speciale: “Sarebbe stato il compleanno di mio babbo, e per una strana coincidenza feci una partita incredibile in campo. Una storia bellissima”. L’epilogo perfetto di un giorno indimenticabile con il suo Gubbio.

Photo Credits: AS Gubbio 1910

A cura di Lucia Arduini